Nella globalizzazione la religione vince sulla politica?
Su Il Dio personale di Ulrich Beck
Ormai ad agosto dell’anno scorso avevo proposto due letture diverse ma agilmente collegabili tra loro. L’invito di Pietro Ingrao a valorizzare la dimensione della contemplazione e un testo di Byung-Chul Han su come il nostro tempo distrugga ogni dimensione temporale, non attraverso l’accelerazione ma con uno svuotamento di senso.
Quando nel 1986 il sociologo tedesco Ulrich Beck conia l’espressione di “società del rischio” già il mondo viveva da diversi decenni in un contesto di crescente incertezza e angoscia rispetto al destino dell’umanità: genocidi, armi di distruzione di massa, crisi economiche avevano fortemente messo in discussione l’ingenua e superficiale fiducia nel progresso e nella crescita del livello di sicurezza individuale e collettivo.
Tra le varie figure di prestigio che in questi giorni abbiamo avuto l'onore di ospitare nella nostra Firenze in occasione dell'evento organizzato da Repubblica – La Repubblica delle idee - è stato presente anche Ulrich Beck, noto sociologo tedesco, famoso soprattutto per il suo concetto di rischio globale e che ha analizzato la crisi dell'euro, non senza posizioni piuttosto critiche nei confronti del suo governo e delle decisioni della cancelliera Merkel.
Sotto il magnifico soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo della Signoria, il sociologo, cadenzato dagli interventi, le domande e le riflessioni di Riccardo Stagliano, giornalista di Repubblica e Wlodek Goldkorn, di origine polacca e responsabile culturale de L'Espresso, ha provato a delineare e approfondire il lato socio - culturale del fenomeno della globalizzazione.
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