“È stato come se Celliers con la sua morte piantasse un seme dentro Yonoi, che noi tutti potremo far crescere”
“Il mondo occidentale guarda quasi indifferente all’inarrestabile crollo dell’Iraq e del vecchio Medio Oriente che si sgretolano sulla mappa insieme alla Siria di Bashar Assad e alla Libia delle mille e duecento milizie, dove in Cirenaica è stato proclamato l’Emirato di Bengasi”. A scriverlo è Alberto Negri, lucida firma del Sole 24 Ore, il 5 agosto 2014.
L’Italia è un paese centrale per il Mediterraneo e, piaccia o meno, l’importante risultato alle europee ha rafforzato le possibilità per il governo di Renzi di giocare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale, a partire da quello europeo. La cosa più probabile però è che la politica italiana risponderà al massimo con le facce contrite dei parlamentari che esprimono preoccupazione per i bambini morti in Palestina o qualche agitata dichiarazione sull’isolamento italiano in Libia.
«L'ambasciata britannica a Tripoli non sarà in grado di fornire assistenza consolare dopo il 4 agosto». Nonostante l'impegno dell'esercito inglese nel contribuire alle «prime elezioni democratiche da più di 42 anni» in Libia, anche il Regno Unito annuncia con un comunicato ufficiale un relativo disimpegno rispetto al territorio un tempo governato da Gheddafi. Un articolo del Guardian esplicitamente afferma: «Londra ha lavorato in concerto con Parigi e Washington per cercare di sbarrare la strada alle attuali violenze, ma con entrambi i partner partiti, la Gran Bretagna pare aver deciso che poco può essere ottenuto rimanendo».
Roma non viene neanche citata, nonostante la ministra Mogherini avesse rivendicato la centralità del ruolo italiano nello scenario libico in una recente audizione (del 31 luglio) con la commissione Affari esteri di Palazzo Madama: «come sapete bene l'Italia lì è un punto di riferimento anche per gli altri europei».
Il giorno della festa dei lavoratori del 1977 vide morire 34 persone e ferirne altre 136.
Il 1 maggio 1977 circa 500 mila persone, partendo da varie città della Turchia, si riunirono in Piazza Taksim (Istanbul) sotto la guida del DISC (Confederazione turca dei sindacati dei lavoratori rivoluzionari) per manifestare contro lo stato turco. La grande affluenza di persone fece sì che la manifestazione venisse prolungata per permettere a tutti di entrare in piazza.
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