Domenica, 19 Gennaio 2014 00:00

Europa: un confronto sul suo destino

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Ci sentiamo dire che la colpa è della crisi. È colpa della crisi se si è deciso di inserire il vincolo di pareggio di bilancio in Costituzione, se vediamo la sanità cadere a pezzi e il turn over nel pubblico bloccato. Ed è una crisi che non ci riguarda come italiani, ma come europei, questa è un'altra affermazione fatta sovente. Non si spiegherebbe altrimenti questo ingresso dirompente dell'”Europa” nelle nostre vite: da una parte sentiamo spesso parlare di condanne o di diritti a livello europeo, dall'altro abbiamo oramai capito che l'economia non viene più decisa dai governi nazionali (non da tutti almeno) ma dalla BCE e dagli altri organismi dell'Unione.

Ecco, partendo da questo dato di fatto abbiamo cominciato a riflettere. Forse, potremmo dire che non è tanto il fatto che le decisioni vengano preso a livello centralizzato il problema, quanto piuttosto le decisioni stesse che vengono prese.

Nel corso del '900 è stato possibile effettuare varie classificazioni del capitalismo: variano tra loro per aspetti presi in considerazione, per numero di variabili e per giudizi dati. Quasi tutte convergono però su un fatto: per quanto sempre di capitalismo si parli, è stato possibile individuare un “modello anglosassone” (statunitense in particolare) ed uno “europeo”. Il primo, improntato all'individualismo e alla garanzia per il singolo di poter arrivare ovunque la propria ambizione (e le proprie risorse) lo potessero spingere; il secondo che ha avuto come riferimento la comunità nel suo insieme, con i suoi diritti, con le sue necessità e con la volontà di provare, almeno, a garantire un minimo di uguaglianza. La storia del welfare state, in poche parole.

Con gli ultimi anni, il “modello europeo” sta andando pian piano scomparendo: le decisioni macroeconomiche prese e la progressiva e, a quanto pare, inarrestabile finanziarizzazione dell'economia sono sintomi di una sempre più forte “americanizzazione del sistema”. Ed è qui che torniamo all'inizio: fino a vent'anni fa nessuno in Italia avrebbe osato vietare allo Stato di fare debito pubblico per finanziare la spesa sociale, trasformare gli atenei in aziende o cominciare a far pagare la sanità. Queste erano cose che avvenivano negli Stati Uniti, dove è scontato che se hai, è perché sei capace quindi se non hai è colpa tua che non ti impegni.

Abbiamo quindi pensato di provare a fare un ragionamento su questa trasformazione, prendendo in considerazione vari settori: istruzione, tutele sul lavoro e sindacati, pensioni, sanità. Sono tutti temi di cui come rivista ci siamo occupati ma sempre mantenendo una dimensione nazionale. Dato che le trasformazioni in atto sono inevitabilmente dettate da quello che succede e viene deciso al di fuori dei nostri confini, sarebbe interessante provare a fare un confronto: avremmo modo così di vedere quello che potrebbe essere il nostro destino (il sistema di assicurazioni sanitarie o quello delle carceri private negli USA) e prendere in considerazione esempi virtuosi (le varie forme di sostegno al reddito sperimentate in Europa).

Crediamo che questo sia un confronto necessario. L'alternativa a livello europeo passa, inevitabilmente dall'elaborazione di una proposta economica (in senso lato) alternativa. Proposta economica alternativa che il PSE non ha e che la Sinistra Europea non è in grado, al momento, di elaborare e di affermare. Dal piccolo delle nostre possibilità, vorremmo aprire un dibattito che possa servire da base per l'elaborazione politica: Il Becco nasce proprio per fornire un luoghi di confronto e discussione che possa servire da base ad un'elaborazione politica e che oramai, nei dibattiti per partito preso a cui assistiamo quotidianamente, ha scordato da troppo tempo.

Immagine tratta da: www.sociable.co

Ultima modifica il Sabato, 18 Gennaio 2014 16:08
Beccai

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