Giovedì, 13 Marzo 2014 00:00

Patria Europea, piuttosto che Europa delle patrie

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Da oltre venti anni giornalisti, intellettuali o sedicenti tali, politici e media ci dicono che le ideologie sono tramontate, e la complessa realtà che stiamo attraversando in questo periodo è proprio legata alla fine delle ideologie.

Tuttavia senza un obbiettivo che sia parte di una visione diversa della realtà che ci circonda che senso ha l'agire politico?

Forse le ideologie come rigido schema di pensiero sono tramontate perché la realtà spessa ha cozzato con queste ma ciò non comporta che l'agire politico debba limitarsi a mera amministrazione del presente senza ambire ad dimensione e forme nuove radicalmente diversa dalla realtà in cui si vive.

Forse la fine delle ideologie ci dovrebbe aver insegnato che lo studio empirico della realtà è il presupposto delle idee che dovrebbero animare l'azione politica. Eppure al di là delle speculazioni filosofiche sull'idea, l'ideale e l'ideologia c'è un idea che ha superato indenne il '900 e che oggi vive solo in convegni accademici di nicchia oppure organizzati da minuscoli movimenti politici quasi inesistenti, questa idea o ideale è il Federalismo Europeo.

Il primo a parlare di Europa fu nell'800 Mazzini, ma furono tre confinati antifascisti a Ventotene che plasmarono l'idea di una federazione per gli Stati Uniti d'Europa. Altiero Spinelli, socialista fondatore del movimento federalista europeo eletto deputato ed eurodeputato nelle file del PCI divenuto anche il primo Commissario Europeo dell’Industria, Ernesto Rossi economista radicale dirigente del Partito d’Azione e poi del Partito Radicale ed Eugenio Colorni anche lui antifascista azionista morto però prima della fine del conflitto.

Il loro "Manifesto di Ventotene" ispirò poi gli statisti Italiani, Francesi e Tedeschi che videro nell'Unione Europea e poi nel traguardo della Federazione un punto di arrivo per una comunità quella europea che per anni ha garantito a centinaia di milioni di persone, democrazia, pace e benessere dopo che per centinai di anni numerosissime guerra avevano inondato di sangue il suolo europeo.

Nel pieno della Guerra Fredda l'Europa non ancora unita, ha rappresentato un blocco economico a sè, certo saldamente legato alla Nato, ma comunque profondamente diversa da sistema economico statunitense ed anche da quello sovietico.

Tuttavia non è neanche dell'interessantissimo argomento dell'integrazione europea che si vuole trattare in questo articolo.

L'obbiettivo di chi scrive è spiegare le ragioni che stanno dietro l'ideale Federalista Europeo, di cui possiamo intanto dire che si distingue da quello americano. Come tutti i sistemi di pensiero laici, pragmatici o se volete liberali in senso lato,il federalismo si plasma dicversamente a seconda delle realtà in cui si applica. A differenza dei coloni americani infatti noi europei non abbiamo un continente di popolare affrancandoci da un regno tiranno che ci considera cittadini di serie B.

Il federalismo europeo di Spinelli, Rossi e Colorni parte dal presupposto che sia le mature democrazie nazionali, sia gli stati autoritari fascisti, sia le repubbliche sovietiche seppur sistemi profondamente diversi fra di loro comportino, anche qual'ora legate da trattati di alleanza commerciali e militari, primo o poi la necessità per uno stato di prevalere sull'altro. E questo lo si è visto nelle due guerre mondiali e pure oggi, Spagna e Germania ad esempio oggi possono dirsi due nazioni democratiche con un ceto medio benestante, prima della crisi, eppure la più ricca Germania cercherà sempre di sopraffare le aziende spagnole acquisendolo e cercando in sede europea di far passare direttive più favorevoli al proprio tessuto produttivo, oppure al proprio sistema bancario.

Ecco che quindi le democrazie nazionali trovano un notevole limite e spesso sono costrette a far prevalere la ragion di stato, sulla ragione del diritto, sopraffacendo la nazione più debole. Questo lo si è visto ad esempio nelle ingerenza tedesche sulle politiche economiche dei singoli stati dell'eurozona. Al netto delle imprescindibili critiche all'attuale assetto delle istituzioni economiche dell'Unione Europea, alcune democrazie nazionali nord europee che oggi si sentono più forti hanno pubblicamente preteso, a volte anche con fondate ragioni, un rigore economico che ha compromesso lo stile di vita dei cittadini, ad esempio greci.

Dunque la federazione europea punta a superare le democrazie nazionali, che hanno insito l'istinto di sopraffazione, ecco perché è rischioso puntare ad un'Europa delle patrie anziché aspirare ad una Patria Europea. La Patria Europea fondata su un unico Presidente, un Parlamento, un unico bilancio, un unico esercito ed un unica politica estera al netto delle visioni economiche e sociali garantirebbe maggiormente il rispetto delle proprie costituzioni da parte degli Stati Federati.

Oggi infatti come detto lo Stato Nazionale pare spesso obbligato per necessità economiche o strategiche a violare le proprie leggi, tramite corpi intermedi dei proprio apparati burocratici,diplomatici o tramite le sempre più influente aziende pubbliche nazionali che si occupano di energie o di armamenti. Nella Federazione le democrazie non più nazionali non avrebbero alcun interesse a cercare di sopraffarsi ma mettendo in comune l'esercito, la politica estera la politica energetica e la ricerca nei settori più redditizi ed innovativi potrebbero "difendersi" delle ingerenza delle multinazionali e dei grandi stati continentali come Usa,Russi e Cina.

La Federazione degli Stati Uniti d'Europa, sempre che non degenerino in un unico super stato burocratico e opprimente, potrebbero in un futuro remoto innescare un virtuoso meccanismo di imitazione anche in altre aree del mondo dove il declino dell'idea di nazione o di democrazia nazionale sto portando scompensi geopolitici come in America Latina ed in Asia.

Insomma la Federazione chiuderebbe definitivamente con al Storia Moderna, che ha visto nella nascita delle nazioni il suo carattere determinate, senza che però la postmodernità diventi un lento ed agonizzante medioevo postmoderno verso il quale al momento pare destinata l'Europa. In definitiva l'ideale federalista riporterebbe in equilibrio la politica e la democrazia e quindi i diritti umani e lo stato di diritto con l'economia ed il mercato che oggi sembrano i veri governanti delle stanche e succubi Democrazie Nazionali.

Ultima modifica il Giovedì, 13 Marzo 2014 00:01
Gionny D'Anna

Polemista di professione, salpato sulla scialuppa radicale. Socialista ma anche Liberale Liberista e Libertario. Ritiene la sinistra un male necessario vista la presenza della destra. Punti fermi: i Clash, Maradona, Massimo Bordin e la finocchiona.

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