Mercoledì, 11 Gennaio 2017 00:00

Bufale su Internet: ognuno sceglie la sua verità

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Articolo di Elena Papucci

Bufale su Internet: ognuno sceglie la sua verità

"Internet ha dato voce e diritto di parola agli imbecilli" ha detto Umberto Eco. Ma siamo sicuri che il problema sia circoscrivibile alla rete? E soprattutto, è giusto arrogarsi il diritto di decidere cosa è possibile scrivere o meno, su, ad esempio, un Social Network?

Ovviamente ci si augurerebbe che le notizie date fossero vere, soprattutto se divulgate a mezzo stampa "ufficiale": per i giornalisti dovrebbe vigere la regola di "controllare le fonti". Ma per quanto riguarda le opinioni espresse da un "Pincopallo" qualsiasi? Perché se uno è convinto che, per fare un esempio abusato, "i profughi ricevono 30 € al giorno", gli deve essere vietato di dirlo? Perché è una falsità! Ma questo sarebbe sufficiente?

Il problema è di non facile soluzione e ci costringe a riflettere sul concetto stesso di "libertà di espressione", e forse anche su quello di "libertà di stampa". La soluzione può essere quella di usare dei filtri "antibufale" o far pagare una multa?

Nel primo caso dovremmo chiederci "chi controlla i controllori?" ovvero come impostare (e da chi far impostare) i suddetti filtri. Infatti come possiamo essere certi che coloro che controllano siano effettivamente in grado di farlo? Dovremmo ad esempio creare un "comitato di controllo" composto da più persone (in numero dispari!) cosicché la maggioranza possa decidere sui criteri di valutazione. Ma a mio parere anche in questo caso si potrebbe dire che c'è un certo grado di discrezionalità, foss'altro che nella scelta dei "giudici".

L'applicazione della multa crea ulteriori problemi: intanto per un discorso di possibilità economiche. È giusto che chi ha quattrini possa allegramente diffondere cavolate mentre chi ha meno disponibilità economica debba "mettersi un freno"? Certo, potrebbero essere istituite multe proporzionali al reddito, così che un cretino ricco paghi di più di un cretino povero. Ma secondo me è proprio la strada che non è quella giusta, soprattutto a lungo termine.

Infatti, se una persona è convinta che quello che dice sia la verità, continuerà senz'altro a "professarla" e vedrà la multa comminatagli come un modo per "far cassa" (magari per pagare l'hotel di lusso ai profughi...). Quindi non si risolverebbe il problema, ma anzi alla fine si arriverebbe a far diventare la multa un modo per arricchire il Comune.

Credo che la strada da percorrere debba necessariamente passare per l'educazione e la trasparenza: ovvero, il Comune (o chi per lui) e le varie istituzioni debbano informare il cittadino sulle scelte fatte, e anche spiegarle e motivarle. Bisogna che, per tornare all'esempio precedente, tutti sappiano perché i profughi si trovano in un paese e chi li assiste (e con quali e quanti fondi).
Ma c'è anche il problema, secondo me fondamentale di come rendere il cittadino "informabile": ovvero, come fare perché possa capire il messaggio che gli si vuol dare. Così facendo si spera che piano piano le bufale cessino di esistere, quantomeno da parte di chi le divulga "non sapendo di non sapere". Resteranno poi coloro che mentono 'sapendo di mentire' ma purtroppo non si può pretendere di 'salvare il mondo'. E comunque, se la maggioranza degli utenti conosce la verità sarà sicuramente più facile controbattere alla bufala.

Quindi, in conclusione, credo che non sia possibile difendere la verità con la "forza", ma che si debba optare per un processo di responsabilizzazione del singolo: sicuramente un sistema più difficile e lungo, ma sicuramente più efficace.

Ultima modifica il Martedì, 10 Gennaio 2017 17:13
Beccai

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