Nella giornata di lunedì 20 dicembre la Camera ha infatti approvato in via definitiva con 285 voti favorevoli, 103 contrari e 3 astenuti il progetto che ratifica l'esecuzione dell'accordo tra il governo italiano e francese per l'avvio dei lavori definitivi della linea ferroviaria Torino-Lione. In aula risulta compatto quindi il voto di Lega, Partito Democratico e Forza Italia, contro la contrarietà espressa palesemente da Sinistra Italiana e M5S. In questi anni di strenua opposizione e difesa per tutto il territorio Valsusino, le “puntate” su questa grande opera sono state diverse e molteplici. Tralasciando le battaglie della politica, diversi infatti sono stati gli attivisti e le attiviste che, rischiando anche la loro libertà personale, si sono battuti contro il mostro mangia-montagne.
È forse superfluo quindi ricordare che un progetto del genere con volumi di merci immensamente minori rispetto al passato. Il problema del passaggio-traffico merci ferroviario in Europa non riguarda la qualità della infrastrutture, semmai (la calante) domanda. L’economia europea vive di un momento storico fortemente depressivo, nonostante ingenti risorse sulle infrastrutture e elevata tassazione dei mezzi. La chiamano “rottura di carico”, come emerso da un articolo pubblicato da IlFattoQuotidiano lo scorso Giugno. Le ferrovie, come ampiamente noto, non riescono ad essere perfettamente dislocate su tutti i territori, fattore che impone intramezzi di viaggio con trasporto su gomma. La cosiddetta “rottura di carico” ha un costo e se quindi c’è un settore dove intervenire per migliorare il trasporto e la velocità tanto conclamata, quello riguarda la logistica legata alle aree dei terminal.
Sussiste poi l’annosa aria di corruzione che aleggia attorno a questa, come ad altre, grande opera. Basta pensare all’ultimissima inchiesta che da Nord a Sud ha coinvolto la Penisola lo scorso ottobre, denominata Amalgama coinvolgente anche settori del Tav, passanti per la tratta Milano-Genova, tralasciando poi lo storica inchiesta che riguarda proprio la Torino-Lione, dove ormai è certa l’infiltrazione di diverse ‘ndrine ai lavori (leggi qui). Una scelta, quella dell’alta velocità, cozzante con una realtà che tristemente e giorno dopo giorno, ricorda la mancanza di una corretta progettazione statale per la creazione di una “rete” di opere meno appariscenti ma sicuramente più funzionali, sostenibilità contro spreco.
Un momento storico che vede, sull’intero territorio nazionale, una vera e propria emergenza: dal rischio idrogeologico (12% del territorio nazionale), a quello sismico, pericolo quest’ultimo che riguarda circa 24 milioni di italiani collocati in zone critiche. A questi dati va poi ad aggiungersi l’ultimo rapporto ISPRA sul consumo di suolo, il quale narra impietosamente numeri in ascesa: la terra “strappata” dal cemento raggiungerebbe il 15% della superficie nazionale. La risposta del Governo all’emergenza della sostenibilità territoriale è stata quindi quella di mettere a bilancio 2,9 miliardi per il completamento della Torino-Lione. Uno schiaffo, se si pensa all’immane risorsa messa in campo, per un’opera tanto inutile quanto dispendiosa, la quale rischia di essere (ed in parte lo è già) la solita “mangiatoia”. Percezione chiara che si acuisce pensando alle scene che, purtroppo, abbiamo dovuto commentare nei giorni che hanno visto la distruzione di diversi comuni con lo “sciame sismico” continuo da Agosto ad Ottobre.
Sarebbe bene quindi ricordarsi in futuro, anche se in politica la memoria resta dannatamente corta, di determinate scelte a fronte di un’ ipocrisia fatta troppo spesso di promesse mai mantenute.
Immagine da www.umanitanova.org