Martedì, 15 Ottobre 2013 00:00

La vicenda di Alitalia, secondo i lavoratori

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Le tormentate vicende dell'ex compagnia di bandiera italiana sono ricche di colpi di scena, l'ultimo in ordine di tempo la possibilità dell'ingresso in Alitalia di Poste Italiane. Per avere un quadro più preciso abbiamo intervistato Andrea Cavola dell'Esecutivo nazionale USB-Trasporto Aereo.

1) Partiamo dalle radici della crisi di Alitalia, l'accumularsi impetuoso di debiti: secondo l'USB qual'è la causa di questa situazione debitoria e di chi sono le responsabilità connesse?

Come Usb riteniamo che le motivazioni siano duplici: una esogena che è l'assenza di una politica del trasporto aereo nel nostro Paese che consente, ad esempio, il proliferare di aeroporti uno vicino all'altro senza un preciso indirizzo industriale o il permettere l'atterraggio delle compagnie low cost negli aeroporti internazionali quali Roma e Milano.

Negli altri Paesi, come sappiamo, le low cost vengono scoraggiate facendole atterrare in aeroporti secondari a 100/200 Km di distanza dalle città, da noi accade il contrario ed arriviamo addirittura, in alcuni casi, a pagarle con sovvenzioni purché portino passeggeri.

2) Nel 1996 Alitalia tentò di dare vita ad un unico grande gruppo del trasporto aereo insieme con KLM, guardando retrospettivamente poteva essere quella la soluzione?

Il problema vero è che questo Paese non è in grado di discutere di una qualsiasi alleanza senza andare al confronto in una situazione di debolezza: noi affermiamo che l'alleanza deve essere fatta su un piano di parità altrimenti si chiama svendita. Questo era valido nel 1996 e lo affermiamo anche oggi.

3) La creazione della bad company e la nascita di CAI vennero propagandate dal governo Berlusconi come una difesa della “italianità” della compagnia, potresti darci un giudizio su quegli eventi e sul significato concreto di questa parola per i lavoratori Alitalia?

La scelta fu una scelta di carattere propagandistico e fu disastrosa sotto tutti gli effetti. I lavoratori che persero il posto di lavoro furono oltre 10.000, furono azzerati i contratti di lavoro e peggiorate le condizioni, furono distrutte le relazioni sindacali: il nostro sindacato, che si oppose fermamente a quella operazione, fu privato di tutti i diritti e quasi tutto il gruppo dirigente fu estromesso dall'azienda. Insomma fu una vera catastrofe alla quale però non fu solo Berlusconi a dare il via ma si ebbe anche il benestare del PD (Colaninno è un uomo vicino al PD) e del sindacato confederale: insomma fu una delle grandi operazioni fallimentari e assolutamente opache di cui la storia del nostro Paese è costellata.

4) Siamo arrivati ad oggi con il possibile ingresso di Poste Italiane nel capitale di Alitalia al fine di contrastare la scalata di Air France. E' molto diffusa – anche a livello della “strada” - l'idea che senza un adeguato piano industriale Alitalia finisca per danneggiare le stesse Poste continuando ad accumulare debiti. Qual'è il giudizio di USB su questa modifica dell'assetto azionario della compagnia e quali azioni dal punto di vista del piano industriale sarebbero necessarie per rilanciare sul mercato Alitalia?

Noi siamo favorevoli all'ingresso dello Stato in Alitalia purché questo sia destinato a rafforzare la Compagnia e a consentirle di costruire un Piano industriale degno di questo nome, che si poggi su aerei di lungo raggio e che salvaguardi l'occupazione: operazioni diverse vorrebbero dire continuare a sperperare danaro pubblico e avrebbero respiro cortissimo. Solo dopo aver fatto questo si dovrebbe discutere di un'alleanza su un piano di vera parità.

Immagine tratta da: www.dailymail.co.uk

Ultima modifica il Lunedì, 14 Ottobre 2013 19:39
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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