Negli scorsi articoli ho tentato di dar corpo a un’analisi sul razzismo nascosto dietro gli slogan marxisti leninisti dei rossobruni e di collegare questa deriva dell’essere umano ai nefasti danni del colonialismo. Questo perché sono convinto che il problema dell’odio razziale non sia solo frutto di ignoranza o un problema di educazione ma che abbia a che fare con la natura socio-economica del mondo occidentale.
Il dibattito e scontro principale, in questi giorni, è legato al tema del razzismo. Non potrebbe essere diversamente visto le politiche nefaste del Ministro degli Interni. Il popolo dei social è diviso tra sostenitori delle politiche governative e quelli assolutamente contrari.
Sul rossobrunismo (II)
[La prima parte qui]
Mentre mi accingo a scrivere questa seconda parte di una riflessione dedicata al rossobrunismo, mi viene spontanea una domanda: “Ma è davvero così importante scrivere su/di esso?” Mi faccio questa domanda perché risulta evidente che i problemi comuni a noi italiani sono altri: il lavoro, il razzismo, l’incapacità delle opposizioni di saper contrastare le derive xenofobe e populiste delle destre. Nondimeno credo che spingere i compagni a riflettere sul pericolo di sottostare alla confusione ideologica non possa esser sottovalutato.
La confusione è tanta e non è detto che sia un bene – sul rossobrunismo (I)
Questo che leggerete non è un vero e proprio articolo. La massa enorme di informazioni, impressioni, tesi e parole sull’argomento che vorrei trattare (il rossobrunismo) è tale da meritare un approfondimento diviso in diversi interventi. Al massimo potrei far chiarezza su quali siano i temi per me fondamentali da essere conosciuti, discussi, condivisi, in questo momento: il lavoro, il ruolo della sinistra in una società che non offre più agganci con i vecchi rituali, o li ha stravolti ed ha dato alla piccola borghesia e al proletariato risposte diverse, la struttura sociale all’interno della nostra nazione.
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