Mondiale Rebeldi 2017: non c’è muro che tenga
Il tema dell’accoglienza, della solidarietà, della voglia di costruire un mondo diverso (e migliore) è lo spirito di una manifestazione che per il dodicesimo anno consecutivo vedrà il suo svolgimento a Pisa, città da sempre attenta (per quanto riguarda movimenti e alcune associazioni) al tema dell’integrazione. Nello specifico stiamo parlando dei Mondiali Rebeldi, una iniziativa promossa e ideata dal Progetto Rebeldia, che per il dodicesimo anno fa incontrare su un terreno di gioco (e non solo) le comunità migranti che abitano la città e il mondo delle associazioni vicino ad un’idea di società differente.
Undici anni di calcio ribelle
Pisa saluta l'XI edizione del Mondiale Rebelde
Si svolgerà anche quest'anno, per l'undicesima volta consecutiva, la manifestazione promossa a Pisa dal Progetto Rebeldia, battezzata una decade fa “Mondiale Rebelde”. Una straordinaria iniziativa voluta fortemente da uomini e donne decisi a riprendere in mano quanto di più popolare ci sia (con accezione esclusivamente positiva), lo sport.
Di Francesca Gabbriellini e Andrea Incorvaia
Ignoranza presa a calci
Le immagine giunteci da Treviso e da Roma lasciano l’amaro in bocca, un misto di rabbia e incredulità. A nemmeno cent’anni dalla “notte dei cristalli” la serpe del fascismo, dell’odio e della violenza torna prepotente sulla scena. Pisa tre settimane fa ha ospitato per la decima edizione un torneo di calcio a 5 che va oltre il mero rotolare di un pallone. Il mundialito antirazzista, un classico ormai; il Mondiale Rebelde: evento importante organizzato al principio di ogni estate dal Progetto Rebeldia. Quest’edizione ha rappresentato un punto di arrivo ma allo stesso tempo un punto di partenza: dieci anni di esperienza, lotte al fianco di associazioni e comunità migranti condensati in un anno particolare, con l’emergenza umanitaria in pieno sviluppo e la necessità di dare risposte concrete che partano anche dallo sport. Il mundialito ha visto il solito splendido agonismo legato alla fantastica correttezza tenuta in campo dai partecipanti: un mix perfetto tra squadre “migranti” (Kurdistan, Senegal, Romania, Eritrea, Albania, Brasile, Marocco) e squadre composte da associazioni (Libera, Emergency, Arci ragazzi, Il nodo collettivo, Radio Roarr, Africa Insieme e così via). Per la cronaca da campo questa decima edizione ha visto il successo bissato della Romania, che in finale ha sconfitto il Kurdistan 8-6. Terza piazza per l’Arci ragazzi i quali hanno battuto nella finalina il Senegal e la simbolica “Coppa Terzo Tempo” che ha visto sfidarsi le squadre che meglio hanno interpretato lo spirito del Mondiale, dove a trionfare è stata la squadra di Africa Unita contro Contratto Sociale.
Sono passate poco più di due settimane dalla mattina del 15 febbraio, giorno in cui il Municipio dei beni comuni, uscito dall'esperienza dell'Ex-Colorificio nel novembre scorso, ha deciso di lanciarsi in un nuovo progetto occupando l'ex-caserma Curtatone e Montanara, abbandonata a se stessa da più di 15 anni, se si esclude il suo utilizzo come parcheggio privato da parte di alcuni militari (e amici in occasioni speciali come la Luminara).
Pur essendo passato così poco tempo, molte cose sono state fatte: i militanti del Municipio fin dal primo giorno hanno lavorato instancabilmente per rendere nuovamente agibili alcune stanze degli edifici e soprattutto l'area verde circostante, fiore all'occhiello dello spazio con i suoi 8000 m2 di estensione e da poco inaugurata con il nome di Parco “Andrea Gallo”.
"Difendiamo l'allegria”. Fra bolle di sapone, clown e giocolieri, disco samba anni '70 e adesivi “Riprendiamoci il Colorificio” appiccicati ai giubbotti di polizia e carabinieri, i ragazzi e le ragazze del Municipio dei beni comuni offrono una manifestazione che è un inno alla vita. Sono stati sgomberati da Pisa e accolti al Consiglio d'Europa di Strasburgo, come esempio di virtuoso recupero di spazi abbandonati. Con la giornata di oggi, sistemano un altro mattone – cementato dagli articoli della Costituzione – sulla costruzione di quello che a buon diritto definiscono “un luogo aperto e di socialità”. Agli antipodi della cementificazione, questa sì reale, che la multinazionale di turno (J Color) ha già chiesto agli uffici comunali. Dopo aver comprato una fabbrica che aveva un secolo di storia operaia alle spalle. Averla chiusa. E tenendola da anni in degradante abbandono. Aspettando l'occasione (e l'amministrazione) giusta per farsi approvare la variante urbanistica di rito.
Dopo un anno di colore e di socialità, l’ex-colorificio di Pisa di proprietà della JColors torna al grigiore, al degrado. Lo scorso settembre, dopo mesi di controversie giuridiche, richieste di legittimazione nonché di appelli di solidarietà da tutto il globo, la sentenza di sgombero è stata approvata.
Avviene nella giornata di sabato 26 ottobre, sotto gli occhi di molti manifestanti accorsi in via Montelungo, sede dell’ex Colorificio, e di molti che seguono la diretta streaming - sintomo di come questa esperienza abbia fatto coagulare intorno a sé personalità e soggetti tra loro distanti sia per quanto concerne la collocazione geografica, sia per quella politica. Gli occhi di tutt’Italia - e non solo - puntano su Pisa, basti pensare che l’hashtag “excolorificio” è il più twittato d’Italia, con twit provenienti anche dal resto d’Europa.
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