Lo sgombero dura ben 8 ore, dalle 10:00 alle 18:00. Intorno alle 10:50 le forze dell’ordine entrano ed eseguono la sentenza di sgombero, senza trovare reazioni violente da parte dei compagni e delle compagne del Municipio dei Beni Comuni (cartello a cui afferiscono molte realtà cittadine che un anno fa occuparono il colorificio abbandonato ormai da anni), che proseguono sulla strada della disobbedienza civile e pacifica. I molti manifestanti presenti esortano le forze dell’Ordine a bloccarsi, avendo molte attività a carattere sociale ancora in corso ed essendo, per questo, tale azione anti-costituzionale (citano l’art. 42 e 43 della Carta Costituzionale). Ma ciò non blocca lo sgombero.
Pian piano, le molteplici attività interne vengono interrotte. Prima fra tutte Africa Insieme, associazione che sostiene, gratuitamente, corsi di italiano per gli immigrati, sportelli di assistenza e molto altro. Ed è in quest’occasione che parte un intervento sul problema dell’assistenza ai rifugiati politici ed il problema dell’integrazione sociale. Questione nevralgica considerando i risvolti del centro di accoglienza di Pietrasantina.
Dalla terrazza, chiamata “nave”, si sollevano altri interventi. Molti quelli degli studenti e delle studentesse di Sinistra per... - LINK , che colgono l’occasione per rilanciare i temi riguardanti l’università, ricordando la mobilitazione nazionale del 15 novembre, ed il ruolo nella città della popolazione studentesca. Continuano, inoltre, ad arrivare messaggi di solidarietà da parte di importanti personalità del mondo politico, intellettuale e da tantissime altre realtà di socialità collettiva.
Lo sgombero termina intorno alle 18:00 e via Montelungo si riempie di attivisti e attiviste di tutte le appartenze politico-sociali e di tutte le età.
C’è molta rabbia per l’assenza dell’amministrazione nella contrattazione: il Sindaco, Marco Filippeschi, si nega ai militanti e alle militanti dell’Ex-Colorificio per tutta la giornata. Non vuole mediare, non vuole parlare. Si limita a lasciare qualche dichiarazione fuorviante ed a distogliere lo sguardo. “Filippeschi vergogna!”- si ode in via Montelungo. L’azione del Sindaco è intollerabile.
Oltre a Filippeschi, l’altra grande assenza è l’assessore Dario Danti, che i compagni e le compagne del Municipio dei Beni Comuni (e non solo!) si aspettano lì a difendere una delle maggiori risorse sociale che la città della Torre Pendente possiede. Il Danti si nega anch’egli, suscitando l’incredulità e la rabbia di molti, compresi quelli del suo partito (Sinistra Ecologia e Libertà) primo fra tutto Nicola Fratoianni, parlamentare e dirigente di lustro di SEL, che già da tempo difendeva il Colorificio Liberato. Qualcuno potrebbe pensare che a trattenerlo fossero gli impegni: aveva una presentazione di un libro al centro di Pisa, nel tardo pomeriggio. Ma quando il corteo, che segue lo sgombero si dirige da lui (“se Dario Danti non va al Colorificio, il Colorificio va da lui”, ironizza qualcuno), l’assessore si volatilizza a mo’ del Sindaco Filippeschi.
Il corteo termina con un presidio sotto Palazzo Gambacorti, dove una folla attende i manifestanti. “S’apra il dibattito”, citando un vecchio film. Viene lanciata una giornata di mobilitazione per rimettere al centro dell'agenda politica la questione dell'intoccabilità della proprietà privata e della tutela dei beni comuni.
Oggi l’ex colorificio è vuoto. Quell’esperienza magnifica, che in un anno si è resa centrale nel contesto europeo (si pensi alla tre giorni “Common properties”) e che è stata assunta dal Consiglio Europeo come nuovo paradigma di fare politica e socialità, è stata sgomberata. Essa non può essere minimizzata a semplice realtà di opposizione politica, non si tratta del confronto “Auletta vs. Filippeschi”, è qualcosa di molto più grande. Lo si nota dalle facce di tutti i colori e di tutte le età accorse contro l’usurpazione, da parte della speculazione e degli interessi privati, sulla collettività.
Pisa non si arrende al grigiore. Il Colorificio è stato sgomberato, ma ciò che ha rappresentato non lo è stato.
Infatti è stata liberata già La Mattonaia, edificio di proprietà comunale nel centro di Pisa, destinato all'edilizia popolare, mai assegnato e adesso in svendita. Questo per costruire un grande meeting point verso il 16 novembre.