Università gratuita: una questione di diritto all'istruzione
di Niccolò Bassanello e Silvia D'Amato Avanzi
Non poteva non far discutere la proposta, presentata da Pietro Grasso all’assemblea nazionale di Liberi/e Uguali lo scorso 7 gennaio, di abolire le cosiddette tasse universitarie. Immediatamente si sono levate accuse di populismo, non necessariamente argomentate, e più o meno creative difese del modello attuale. È certamente difficile non sospettare il populismo quando la proposta, oltretutto nella forma di frase ad effetto lanciata al pubblico, arriva da una formazione politica che non sembra fautrice di un’idea complessiva coerente con la gratuità dell’università pubblica: oltre ad una proposta facilmente spendibile in termini elettorali come la suddetta, infatti, LeU non fa al momento parola di misure meno popolari ma altrettanto urgenti, come una riforma complessiva in senso democratico dell'istruzione terziaria o un rifinanziamento massiccio delle esauste casse delle università e degli enti di ricerca, nonché del sistema del diritto allo studio. In guerra, in amore e in campagna elettorale tutto è lecito; ma la discussione scatenatasi, per un tema che ogni parte vuol far credere di dare per scontato, ha incendiato fin troppo gli animi – segno, forse, che lo status quo è tutt’altro che sedimentato e pacificato.
“Crediamo fermamente inoltre che Firenze debba essere una capitale europea dell’alta formazione e con The Student Hotel creiamo una città sempre più accogliente verso gli studenti”.
Con queste parole il Sindaco di Firenze Dario Nardella ha commentato la notizia dell’apertura del nuovo Student Hotel nella città. Un esperimento nuovo, dice, che verrà inaugurato nel settembre 2017 e che per adesso è stato tentato solo a Bologna (ma gli investitoti si riservano di riproporre in altre città italiane)
Praticare democrazia (dal basso): un all-in per il diritto allo studio
Gli spazi democratici in Italia si restringono giorno dopo giorno: se da un lato infatti assistiamo a prove di forza (e superbia) di un governo afflitto da conflitti d'interesse endemici e questioni di malagestione della cosa pubblica, dall'altra parte una risposta “popolare” e concertata rimane limitata. Le stagioni referendarie che a brevissimo si apriranno rappresentano però uno spartiacque decisivo per il paese e il suo sviluppo dei prossimi decenni.
La rimodulazione dei parametri del nuovo calcolo dell’indicatore ISEE della situazione economica, in vigore da quest’anno, fa virtualmente sembrare più ricche, rispetto al calcolo precedente, molte persone e famiglie: questa la denuncia, rilanciata più volte nell’ultimo anno, di sindacati e associazioni di categoria. Diverse organizzazioni studentesche avevano paventato che uno degli effetti più macroscopici si sarebbe abbattuto sull’accesso all’università e alle borse di studio: molti studenti che fino all’anno scorso risultavano averne i requisiti economici, con il nuovo calcolo dell’ISEE ne avrebbero perso il diritto; mentre gli studenti che non avendo borsa di studio pagano le tasse universitarie, generalmente fasciate per reddito, se le sarebbero viste aumentate.
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