A marzo, il Ministero dell’Economia aveva stimato che il nuovo calcolo avrebbe prodotto un aumento medio degli ISEE risultanti di solo circa il 10%. L’IRPET, istituto regionale per la programmazione economica, aveva elaborato lo scorso aprile proiezioni che vedevano una diminuzione di circa il 9% degli aventi diritto a borsa di studio e posto alloggio in Toscana; lo studio evidenziava come ad incidere prevalentemente sarebbe stato il lievitare del nuovo indicatore ISPE, gonfiato dal solo possedere un’abitazione di proprietà, con una rivalutazione del patrimonio in media fino al raddoppio.
Menzione a parte meritano i requisiti necessari al calcolo dell’ISEE come soggetto indipendente dal nucleo familiare d’origine: due anni di residenza in un comune diverso da quello della famiglia di origine e in un’abitazione non di proprietà di questa, nonché di contributi per un reddito di almeno 6’500 euro annui; la novità è che per interpretazione dell’INPS i suddetti due anni devono precedere la prima immatricolazione affinché lo studente possa risultare indipendente (ipotizzando uno standard di riferimento di diciassettenni con reddito annuo di 6’500 e residenza a sé stante?), rendendo di fatto impossibile il conseguimento di questo status per la maggior parte degli studenti pur indipendenti di fatto, che si vedono così costretti a pagare tasse universitarie molto più alte poiché riferite al reddito di tutta la famiglia.
Le proiezioni ufficiali degli scorsi mesi si stanno però dimostrando drammaticamente rosee, gli effetti del nuovo ISEE (colpevolmente?) sottovalutati. Ad inizio settembre, Link – Coordinamento Universitario ha stimato un calo dal 18 al 30% delle domande di borsa di studio, sulla base dell’andamento delle domande per vari atenei italiani: effetto diretto dei nuovi ISEE e ISPE, che consegnano agli studenti risultati troppo alti per accedere ai bandi, ma anche effetto indiretto dell’allungamento delle procedure presso CAF e INPS, che rendono più difficile ottenere l’attestazione ISEE in tempo per la chiusura dei bandi.
In Toscana, la nuova assessora regionale con delega al diritto allo studio Monica Barni ha risposto alle polemiche difendendo il nuovo ISEE come strumento utile a smascherare categorie prima indebitamente beneficiarie di agevolazioni e servizi; l’assessora ha rimandato ulteriori analisi all’uscita di dati definitivi, in quanto a suo dire non sarebbe possibile prevedere le variazioni portate dalla novità dell’utilizzo contemporaneo di indicatori ISEE ed ISPE – affermazione curiosa, questa, visto che gli indicatori erano già utilizzati entrambi per la verifica dei requisiti economici dei richiedenti la borsa; oltre ad essere parte integrante dell’ISEE, l’ISPE è infatti sempre stato considerato anche con un limite massimo a parte (già denunciato a più riprese dagli studenti come troppo basso rispetto al limite massimo ISEE).
Tre organizzazioni studentesche toscane, Link Siena, Sinistra Per… (Pisa) e Studenti di Sinistra (Firenze), basandosi sui dati provvisori disponibili, hanno ribadito denunciando un calo delle domande di borsa nella Regione di circa il 26%: migliaia in meno.
L’ente regionale per il diritto allo studio universitario, il DSU Toscana, si è affrettato a smentire il calo, dichiarando l’andamento delle domande di borsa registrate quest’anno in linea con gli anni 2012 e 2013 – mentre non sarebbe paragonabile con quello dell’anno scorso, che ha visto differenti termini di presentazione della domanda. Tuttavia, a separare il dato attuale da quello del 2013 ci sono due anni di crisi economica e mille punti di soglia massima ISEE: difficile considerare così confrontabili le due situazioni. Dal 2014 al 2015 le stesse organizzazioni studentesche avevano infatti ottenuto dalla Regione un innalzamento della soglia da 19’000 a 20’000 euro, proprio in previsione dell’introduzione del nuovo ISEE e sperando di compensarne parzialmente gli effetti; malgrado questo, si registra una radicale diminuzione delle domande di borsa. Preme ricordare che, nel corso degli anni, la naturale tendenza delle domande di borsa è stata invece sempre in aumento – fenomeno complessivamente ricondotto all’aggravarsi della crisi e quindi delle condizioni economiche delle famiglie degli studenti, da un lato, e dall’altro al progressivo innalzamento della soglia massima ISEE.
L’inversione di tendenza cui stiamo assistendo è insomma una novità che deve allarmare; e, benché non siano ancora disponibili i dati definitivi, i numeri parlano già chiaro, anzi gridano: con l’esclusione di mediamente un quarto degli aventi diritto e il complessivo aumento delle tasse universitarie, ci troviamo di fronte all’equivalente del più pesante taglio al diritto allo studio mai visto.