Un passo obbligato da perpetuare nella lotta che decine di associazioni, da più di un anno, si impegnano a portare avanti su quel luogo, malgrado il silenzio e il distacco della proprietà (J-Colors) e dell’amministrazione comunale che solamente qualche giorno fa si è per la prima volta resa disponibile a un incontro, fissato per martedì 17 dicembre, con il Municipio dei Beni Comuni.
È una mattina fredda quella di sabato 7 dicembre. Ma quando la notizia di una nuova occupazione dell’Ex-Colorificio si diffonde, la rete di associazioni e di formazioni politiche e sindacali che in quest’ultimo anno si è formata risponde all’appello e scalda i cuori dei circa cento occupanti: “siamo con voi”, recitano le decine di comunicati che, ad ogni minuto, giungono da tutta Italia.
Nel frattempo dallo stabile in via Montelungo partono due delegazioni: la prima, formata da Ciccio Auletta (consigliere comunale di Una città in comune), l'on. Nicola Fratoianni (deputato di SEL) e Don Santoro (comunità “Le Piagge” di Firenze), si dirige verso la Questura per un incontro con il Questore di Pisa Gianfranco Bernabei, mentre la seconda, formata da Sergio Bontempelli (Africa Insieme), Monica Zoppè (Circolo Legambiente Pisa) e Ornella De Zordo (Per un'altra città), ha in programma una visita a Palazzo Gambacorti per interloquire con il sindaco Marco Filippeschi e l'assessore Dario Danti.
La prima delegazione avrà il compito di mediare con la Questura riguardo a un eventuale sgombero, la seconda presenterà il documento redatto da Ugo Mattei, giurista e professore di diritto civile all’Università di Torino, nel quale sono indicati i poteri e gli strumenti effettivi che l’amministrazione comunale ha nelle sue mani per espropriare l’immobile.
Tuttavia, al termine dei due incontri, i risultati sono negativi e, in ogni caso, incerti.
La Questura di Pisa ha optato per lo sgombero istantaneo, mentre il Sindaco di Pisa si è “formalmente” preso il compito di studiare il documento e di presentare una risposta. A poco più di un mese di distanza il Municipio dei Beni Comuni sarà quindi sgomberato per la seconda volta da quello spazio che con impegno e volontà ha rimesso nelle mani dei cittadini pisani dopo anni di degrado, abbandono e grigiore. Non è un colpo facile da reggere, soprattutto per gli occupanti: probabilmente, questa volta, l’“addio” all’Ex Colorificio potrebbe essere definitivo. Ci si guarda intorno, si memorizzano per sempre tutti i colori con i quali il Municipio dei Beni Comuni ha ridato speranza a quel luogo: tutte le opere d’arte, i libri, i volantini, i giornali, le locandine, i fumetti, i libri, i giochi e le parole che hanno accompagnato questo sogno. Un sogno che è stato realizzato, almeno per un anno. U
n sogno che ha dato ai cittadini, ai lavoratori e agli studenti pisani un luogo dove poter studiare, leggere, discutere, imparare, ascoltare e fare radio, lavorare il legno e il ferro, ballare e cantare, guardare film e mangiare, dove dipingere e aggiustare bici, dove potersi incontrare, conoscere e arrampicare: in poche parole, dove essere comunità.
Un concetto che forse manca a tutti in un mondo dove continuamente, ogni giorno, ci ficcano in testa che pensare a noi stessi è più facile e rende di più, dove per ogni minima ragione siamo lontani l’uno dall’altro, dove ci obbligano a diffidare del diverso, di quello che si mette in gioco per cambiare un poco le cose.
L’esperienza dell’Ex Colorificio ha dimostrato invece che cosa significhi la bellezza di sentirsi un tutt’uno con altre persone, magari totalmente sconosciute, magari con pensieri e idee diverse ma che, soltanto con un sorriso o con un semplice gesto, ti stampano per tutta la giornata un sorriso sulle labbra.
L’Ex Colorificio ci ha raccontato un altro modo di vedere le cose: cioè che, lavorando insieme, tutto viene meglio. Per questo la lotta che è stata portata avanti contro la proprietà non è solo una lotta su quello stabile: è un’idea, una ragione per la quale la proprietà privata non è il bene massimo al quale una persona possa aspirare.
Tutti mi dicono che intaso le loro home di Facebook a forza di hashtag “#excolorificio”: mi chiedono cosa abbia di speciale, per quale motivo ci impegniamo tanto. La risposta che vorrei dare sta in questo articolo: l’Ex Colorificio è un laboratorio, un luogo dove costruire nuove relazioni e uno spazio dove nessuno si può sentire solo.
Tutti dovrebbero provare questa esperienza.
I corpi che DIGOS, Carabinieri e Polizia si sono ritrovati a trascinare fuori dallo stabile a mezzogiorno circa della mattina del 7 dicembre erano pesi difficili da rimuovere: corpi e idee che chiedevano di rimanere lì. E le parole che quei corpi pronunciavano erano volte ancora a simboleggiare quel sogno, perpetuo, di essere comunità: “Fratello, sorella indigeni e non indigeni: uno specchio siamo. Qui stiamo per vederci e mostrarci, affinché́ tu ci guardi, affinché́ tu ti guardi, affinché́ l'altro si guardi nel nostro sguardo. Qui stiamo e uno specchio siamo. Non la realtà̀, ma appena il suo riflesso. Non la luce, ma appena un raggio. Non il cammino, ma appena qualche passo. Non la guida, ma appena una delle tante direzioni che al domani conducono.” (Subcomandante Marcos, discorso nello Zocalo di Città del Messico)