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«Belfast offrirà una cornice spettacolare ed apporterà qualcosa di molto speciale alla storia di questa corsa già mitica»Michele Acquarone rilascia questa dichiarazione a inizio 2013, quando è ancora direttore di RCS Sport (organizzatrice dell'evento), per annunciare la partenza da Belfast del Giro d'Italia n°97 (maggio-giugno 2014). Probabilmente il riferimento è al "cielo di Irlanda" cantanto dalla Mannoia o alle suggestioni che evoca il trifoglio nell'immaginario italiano.

Le polemiche che sono scoppiate attorno all'evento sportivo, ad un anno di distanza dall'annucio, non riguardano però la cultura celtica. E neanche le vicende che hanno portato al licenziamento di Acquarone. È la ferita dell'Ulster (le contee settentrionali rimaste sotto il controllo britannico) che continua a sanguinare. A ricordare il problema della questione irlandese sono state le dichiarazioni dell'onorevole Anna Lo, dell'Alliance Party (partito moderato di orientamento liberale), che ha proposto di rimuovere dal tracciato del Giro d'Italia le bandiere e i murales di Belfast (che caratterizzano la città), perché legate a un passato di guerra.

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Martedì, 21 Gennaio 2014 00:00

Scritti di Calcio: un calcio diverso

Sosteniamo Pereira presenta Scritti di Calcio: una serata all’insegna di un calcio diverso 

Locale “Quintal”, che in portoghese sta a significare una tipologia di casa di campagna. Musica, risate e storie di calcio, ma non solo. E lì, a Lisbona, che qualche settimana fa il blog “Sosteniamo Pereira” presenta il blog “Scritti di Calcio”. Un blog che parla della cultura, della storia e della realtà portoghese che presenta, nella capitale, una realtà on-line che pian piano si inizia ad affermare e che nasce come… soluzione alla non pubblicazione di tante storie sul calcio, su un calcio differente.

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Il problema più grosso per il Celtic non sono i brutti risultati in Champions League, ma la coreografia che ha accompagnato la partita contro il Milan, in quel di Glasgow (il 26 novembre).

“Terrorista o idealista, disumano o impavido? Dipende da quale voto stai provando a afferrare o quale faccia stai provando a salvare”. Le frasi sono apparse al fianco delle effigi di William Wallace (su sfondo di bandiera scozzese) e di Bobby Sands (su sfondo di bandiera irlandese).

Messaggio politico e/o ideologico, vietato dalle regole Uefa.

Peccato che l’obiettivo del gesto fosse la legislazione del governo scozzese inerente il calcio, lo “Scottish Government’s Offensive Behaviour at Football Act and Police Scotland’s”, che per le Brigate Verdi criminalizza espressioni della politica irlandese nel regolare quello che è legittimo o non è legittimo esprimere.

La solidarietà tra la cattolica e indipendentista tifoseria del Celtic e la storia dell’IRA ha creato diversi problemi alla società, che purtroppo ha scelto di provvedere personalmente contro alcuni tifosi e si affanna a prendere le distanze, spaventata dalle ritorsioni della UEFA.

Tutti sanno chi è Bobby Sands, o tutti dovrebbero saperlo. Ma è utile riassumere la logica perversa che muove la polemica contro la coreografia.

L’Europa è una realtà federale pacificata, secondo le narrazioni dei governanti (l’Unione Europea è premio nobel della pace, alla faccia di baschi, irlandesi e di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assaggiare la repressione del vecchio continente).

L’Irlanda è un paese indipendente (se ci si dimentica delle sei contee dell’Ulster).

Bobby Sands è morto a seguito di uno sciopero della fame (pratica non violenta), incarcerato per questioni politiche e provato dalla repressione dell’oggi acclamata (e defunta) Thatcher.

Su William Wallace è stato girato un film da Mel Gibson (decisamente non un rivoluzionario, per idee politiche, il noto Braveheart.

La reazione a questo striscione, che ricorda quella contro i cori razzisti (ben noti in Italia), rivela tutta la fragilità di una retorica assolutamente politica, che cerca di nascondere dietro ad una presunta neutralità la rimozione del conflitto. Basta pensare a quanto inefficace (e talvolta ridicola) è la vicenda mediatica di Balotelli.

Almeno però nel caso della discriminazione razziale si può parlare di ipocrisia e superficialità. In questa vicenda ritornano alla mente le polemiche su Di Canio e Lucarelli, quando importanti opinionisti si permettevano di paragonare (e mettere sullo stesso piano) il pugno chiuso della Resistenza e il braccio teso del fascismo (che è anticostituzionale).

Pensare di tenerla fuori dagli stadi vuol dire avere in mente un’idea di politica separata dalla quotidianità, quasi una professione per pochi adepti, più che una pratica di partecipazione quotidiana.

Il volto pulito degli stadi aiuta a nascondere il malaffare, la passione dello sport rende complicato specularci sopra.

Quindi, semplicemente, lunga vita ai tifosi del Celtic.

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Mercoledì, 11 Dicembre 2013 00:00

Rubgy, più di uno sport

Leggendo un po' sul rugby nell'ultimo periodo ovunque stava scritto, nel rugby non ci sono regole ma leggi.

È gente che si prende sul serio ma non per vanagloria, basta guardare una partita e si evince subito che ne hanno ben donde.

Tutto nacque nel 1823, nel college di Rugby, quando William Webb Ellis si stancò di dare calci ad un pallone e prendendolo in mano si lanciò versò la porta avversaria tra lo stupore generale.

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Domenico Fiore

Non so voi, ma ogni volta che penso ai giochi olimpici mi viene in mente la fiamma che gli atleti portano, non senza una punta di orgoglio, per accendere lo spirito della competizione. A volte mi son immaginato le emozioni che deve suscitare tenere alta sopra la testa quella fiamma vivace, che simboleggia lo spirito ardente dei giochi: non deve essere certo un'esperienza di tutti i giorni.

Insomma, immaginate voi la sorpresa nel vedermi tagliare la strada da un tedoforo proprio in piazza Garibaldi, a Pisa, inseguito da uno sparuto seguito di atleti, forze dell'ordine, curiosi e appassionati.

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Mercoledì, 06 Novembre 2013 00:00

O calcanhar que a bola pediu a Deus: Socrates

Di Giulio Mignini

Quando Pelè lo definì uno dei più forti calciatori brasiliani di tutti i tempi Socrates si smarcò subito affermando che a lui più che avere la conferma di essere stato un campione del futbol interessava essere cosciente di avere condotto una vita da uomo democratico, anzi da brasiliano democratico.

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Martedì, 22 Ottobre 2013 00:00

Socrates: quando il calcio diventa politica

La notizia della prossima uscita di una miniserie Tv sul calciatore Socrates ci riempie di piacere e di attesa, come fiorentini ed anche come militanti di sinistra.

Ci auguriamo che il regista e attore Mimmo Calopresti sappia rendere omaggio senza retorica ad uno sportivo straordinario, capace di conciliare la rivoluzione personale con quella collettiva grazie allo sport.

Era la stagione 1984/85 quando arriva a Firenze Socrates Sampajo de Souza Vieira de Oliveira, in breve Socrates. Qualcuno lo chiamò il “tacco di dio” per la sua bravura nello smarcare i compagni a colpi di tacco, ma un po’ anche per sfottere la “mano di dio” ovvero Maradona; ma per i fiorentini, ironici o maligni che si voglia, l’appellativo fu “il dottore del traccheggio”.

Pubblicato in Toscana
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