Barbara Imbergamo, un dottorato in Storia contemporanea all’Università di Firemze, un master in Metodologia della ricerca sociale.
Ho lavorato per alcuni anni come ricercatrice con (vera) partita iva, nel 2006 ho fondato, con altre socie, Sociolab (www.sociolab.it).
Sono socia Acta associazione consulenti del terziario avanzato.
Accordo UE - Turchia sui migranti: ennesima opportunità mancata
Rifugiati e politiche europee. Un’intervista ad Alessandra Sciurba
Oggi, 4 aprile, diventa operativo l’accordo dell’Unione Europea con la Turchia (ne avevamo già scritto qui). L’Europa, hanno sottolineato in molti, risponde alla crisi dei migranti mostrando un volto disumano e irrazionale. L’accordo firmato con la Turchia mette in luce l’assenza di una reale politica europea ed è sbagliato sotto numerosi aspetti.
È sbagliato dal punto di vista del diritto internazionale, perché viola i principi del diritto d'asilo stabilendo procedure che non solo rendono quasi impossibile applicare la Convenzione di Ginevra e tutte le altre norme sulla protezione internazionale, conferendo inoltre alla Turchia un ruolo che non dovrebbe ricoprire in quanto paese che viola i diritti umani. È sbagliato dal punto di vista umano perché assoggetta migliaia di persone a norme inapplicabili in campi profughi che velocemente perderanno ancora di vivibilità; infine, è sbagliato, dal punto di vista economico perché regala alla Turchia molte migliaia di euro a richiedente asilo invece di usarli in Europa per reali politiche di accoglienza.
“Finanziato attraverso un crowdfunding” è una formula che sta diventando ricorrente per progetti di carattere sociale, culturale, talvolta anche più squisitamente imprenditoriale: letteralmente vuol dire finanziato tramite una sottoscrizione collettiva, che - è qui la novità che lo rende un fenomeno di rilievo - avviene grazie a piattaforme web strutturate in modo da presentare i diversi progetti e raccogliere le donazioni.
Ho letto con interesse l’intervento di Franco Bortolotti e vorrei rilanciare legando assieme alcuni punti che mi suscitano, in direzioni diverse, maggiore interesse. Non mi soffermo analiticamente su tutte le questioni un poco per mancanza di tempo (sono una “sindacalista” che offre volontariamente il proprio tempo a questa causa tramite il lavoro in Acta_associazione cosulenti terziari avanzato volontaria) e un poco per mancanza di esperienza e di conoscenza approfondita sull’economia della grande impresa e sulle relazioni tra attori sociali che la vivono; così come per mancanza di conoscenza sui margini reali di profitto e /o le rendite delle grandi imprese che consentirebbero riflessioni più accurate.
Lo slogan è quello di Amnesty international per il Pride di Palermo: “Persone diverse, uguali diritti”.
Io lo voglio utilizzare per parlare di lavoro: “Lavoratori differenti: uguali diritti”.
La condizione di diseguaglianza sul mercato del lavoro tra lavoratori “tutelati” e lavoratori non tutelati è tale che il richiamo ai diritti umani mi sembra quasi opportuno.
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