Nata a Firenze il primo ottobre del 1953, laureata in architettura, ho collaborato con l'università di Firenze. Ho fondato una cooperativa di servizi culturali dove ho lavorato fino al 1985, per poi diventare dipendente della Provincia di Firenze. L'impegno politico inizia nel 1975, con l'adesione al PCI, nel quale resto iscritta fino alla nascita del Movimento della Rifondazione Comunista. Attualmente sono capogruppo per la Federazione della Sinistra e i Verdi come consigliera regionale della Toscana.
Un aeroporto nato sbagliato in un posto sbagliato. Questa semplice frase rappresenta bene l’aeroporto di Firenze.
È nato sbagliato perché fin dall’inizio è sorto in concorrenza con l’Aeroporto di Pisa. E così la Toscana invece di sviluppare, ammodernare i collegamenti con Pisa e dunque con l’aeroporto con maggiori potenzialità, ha preferito due scali in concorrenza l’uno con l’altro. Paradossalmente, come sosteniamo da anni, per andare a Parigi basta un’ora ma ci vuole sempre un’ora per andare dal centro all’aeroporto di Firenze!
La crisi vede fra i settori più colpiti quello dell’edilizia, con una moria fortissima di imprese, di perdita di posti di lavoro e con un aumento esponenziale dell’invenduto; questo problema però non può far sottacere il tema della necessità di arrestare il consumo di nuovo suolo e, quindi, la questione interconnessa di uno sviluppo di qualità.
Quest’esperienza non deve spezzarsi, e tanto meno si può ridurre tutto ad una questione di ordine pubblico. Non si può rompere, magari in attesa di ospitare una prossima speculazione, l’esperienza che di giorno in giorno sta crescendo nell’ex colorificio toscano a Pisa, un luogo “liberato” dall’incuria e dall’abbandono. Stiamo parlando di una grande area produttiva, oltre 14.000 metri quadri, a poca distanza dal duomo pisano. Comprato da una multinazionale, da subito più chiaramente interessata al marchio e non dalla produzione, negli anni i lavoratori sono stati via via licenziati, fino alla definitiva chiusura. Poi dietro muri e cancelli chiusi, lontano dalla vista, il degrado e l’abbandono.
Dal 13 ottobre questa area è stata liberata dall’oblio e restituita alla città, alle/ai cittadine/i, associazioni gruppi di persone. E in questa area si sono sviluppate tantissime attività alcune di rilievo nazionale come la tre giorni a fine gennaio 2012. Uno spazio liberato, reso fruibile e fruito, una esperienza che non può essere repressa con la motivazione dell’ordine pubblico, del quale non vi è nessun interesse pubblico o sociale per invocarlo.
Articolo scritto da Monica Sgherri e Sara Nocentini
Nella scorsa legislatura, sulla scia del percorso aperto a livello internazionale dal movimento dei movimenti, più noto come “no global” si aprì anche in Regione Toscana una riflessione sulle forme e le pratiche che avrebbero potuto rinnovare la democrazia rappresentativa, recuperando il rapporto tra rappresentanti e rappresentati e ravvivandone lo scambio. Già allora si comprendeva che l’ubriacatura della governabilità e il sacrificio della rappresentanza perpetrato ad arte attraverso leggi elettorali sempre più escludenti, comportava di fatto una profonda cesura nel nostro sistema democratico e nella rispondenza tra i bisogni da rappresentare e le priorità dell’agenda politica.
Non si trattava pertanto, fin dall’inizio, di mettere in discussione la democrazia rappresentativa, ma di mostrarne tutte le derive e le storture, recuperando i saperi, le conoscenze e l’impegno per la collettività che stava sempre più emergendo, chiedendo spazi.
Monica Sgherri (Capogruppo Consiglio Regionale) e Daniela Vangieri (Segreteria regionale Rifondazione Comunista)
La sanità italiana, per la sua scelta di privilegiare e investire su un sistema universale e solidaristico, ha rappresentato sicuramente un buon sistema, anche se con situazioni diversificate tra le varie realtà regionali.
I drastici tagli degli ultimi anni sono un vero e proprio attacco al sistema pubblico, alla sfera dei diritti, alla sanità come diritto universale ed esigibile. La Toscana non poteva essere esente da quest’attacco che compromette seriamente accesso, qualità ed equità. Attacco avvenuto in modo palesemente ideologico, pur sapendo che i sistemi solidali e universali costano meno degli altri e danno di più degli altri in termini di salute e benessere e soprattutto che la spesa sanitaria procapite in Italia è tra le più basse dei paesi occidentali.
A pochi mesi dalla fine di legislatura, si moltiplicano i giudizi sulle caratteristiche fondamentali della prossima: una legislatura che dovrà essere costituente. Dal centro-destra al centro-sinistra, con motivazioni del tutto diverse se non opposte, viene diagnosticata la morte della seconda Repubblica e ci si interroga su come dovrà essere la terza repubblica, cosa non dovrà buttare a mare (ad esempio, il bipolarismo). Viene però maturando la consapevolezza che la terza repubblica sia già gravemente compromessa dalle profonde trasformazioni che hanno segnato questo ventennio. Non più uguali davanti al voto e Il voto non è più uguale per tutti: non tutti hanno il diritto di voto (gli immigrati e i loro figli ancorché nati qui) e non tutti i voti sono uguali.
La minoranza è maggioranza - Solo per i referendum è richiesto il quorum della maggioranza degli elettori, per tutte le elezioni, politiche e amministrative non è necessaria neanche la maggioranza dei votanti. La seconda repubblica ha come perno fondante la fine del proporzionale: il premio di maggioranza e le relative soglie di sbarramento dicono che alcuni voti contano, altri vengono accantonati. Con il maggioritario il voto non fotografa la platea degli elettori, ma deve essere corretto, in nome della stabilità dei governi, al fine di promuovere la minoranza più consistente a maggioranza relativa!
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