In Europa le celebrazioni per il centenario della conclusione della guerra mondiale sono state composte di due filoni: il tributo ai sacrifici della popolazione mobilitata, al fronte, nelle retrovie o nel fronte interno, e il ribadimento della scelta europeista come via che ha garantito e sola potrà garantire la pace nel continente.
Questo Tolouse Lautrec è proprio uno svergognato; egli rifiuta ogni genere di abbellimento sia nel disegno che nei colori. Bianco, nero, rosso a grandi macchie e forme semplici, é questo il suo stile. Non ce n'è un altro che come lui sia capace di riprodurre in modo così perfetto i volti dei capitalisti rimbecilliti, che si siedono ai tavoli in compagnia di puttanelle che li accarezzano per eccitarli. Come avrebbe potuto, essendo feroce con se stesso, non esserlo con gli altri! Nella sua opera non si trova un solo viso umano di cui non abbia volutamente sottolineato il lato spiacevole. […] Era un osservatore implacabile ma il suo pennello non mentiva.
Félix Fénéon
Non capita tutti i giorni di potersi immergere a pieno nella Parigi di fine Ottocento. Una città elettrizzante, la capitale culturale d'Europa, in cui vengono gettate le basi per le sfide per le rivoluzioni del Novecento. La ghiotta occasione viene fornita dalla mostra Toulouse Lautrec – Luci ed ombre di Montmatre, esposta a Palazzo Blu a Pisa fino al 14 febbraio 2016.
Di Matteo Fratangeli
Parigi: le ore dopo l’attentato nel racconto di Ida, un’insegnante milanese che vive in città: “L’atmosfera è triste, strade deserte”
Dolore, sgomento, paura, rabbia. Sono le emozioni che tutti noi abbiamo provato alla notizia dei tragici fatti di Parigi. 129 morti e 352 feriti sono un bollettino di guerra, una guerra sempre più su scala globale che il terrorismo vuole portare fin sotto le nostre case, nelle strade che percorriamo, nei negozi, nei locali e nei teatri che frequentiamo per trascorrere qualche ora di gioia e di spensieratezza; sentimenti che nella capitale francese sono stati strappati via con la violenza, gettando la popolazione nell’angoscia e nel lutto.
Sensazioni inimmaginabili per noi che viviamo in una società che, fortunatamente, almeno fino ad oggi, si è sentita immune da tali tragedie, e che solo chi sta vivendo quell’esperienza e la sta osservando con i propri occhi può aiutarci a capire.
La catastrofe è in corso, ma è arrestabile. A determinate condizioni prima di tutto politiche.
L’intervento russo nella tragedia siriano-irachena e la terribile strage del 13 scorso a Parigi a opera dei killer fanatici dello Stato Islamico pare stiano cambiando parte delle coordinate insensate, politiche e militari, con le quali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Unione Europea hanno affrontato da cinque anni a questa parte questa tragedia. Sarà sufficiente quel che si comincia a vedere? Non è detto; non è detto, prima di tutto, che il comportamento occidentale riuscirà a essere coerente. Anzi si può già constatare come non abbia l’intenzione di essere tale.
La tragedia di Parigi e la comunicazione monodirezionale
Che sia perché in assenza di un sistema di informazione degno di questo nome che tutti noi ci sentiamo in dover diffondere il proprio verbo personale? O forse perché semplicemente il buon Umberto Eco un po’ di ragione ce l’aveva pure lui? Resta comunque il fatto che da venerdì scorso, in seguito al massacro perpetuato a Parigi, in centinaia, forse in migliaia si sono sentiti in obbligo di far conoscere al mondo il loro pensiero.
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