Un'esposizione, quella a cura di Maria Teresa Benedetti, che raccoglie oltre 350 opere del maestro della litografia che ha raccontato una Parigi vera, senza filtri e profondamente umana. Le opere sono suddivise in sessioni che raccontano rispettivamente il Moulin Rouge e gli altri caffé parigini, il teatro, le case chiuse e la produzione pubblicitaria dell'artista.
Henri de Toulouse Lautrec nasce da una famiglia aristocratica francese ma, nel corso della sua infanzia, agli agi dovuti alla posizione sociali si intrecciano le difficoltà legate ad una grave malattia che impedisce agli arti inferiori dell'artista di svilupparsi normalmente.
È di sicuro questa malattia, assieme all'indomabile spirito anticonformista, che lo porta ad approfondire la passione per l'arte e a trasferirsi a Parigi per raccontare la vita degli ultimi.
Qui Toulouse Lautrec entra in contatto con l'ambiente bohemiene dei caffé e del Moulin Rouge e diventa assiduo frequentatore di locali e case chiuse. E sono proprio questi ambienti che forniscono all'artista la possibilità di osservare un'umanità estremamente varia, contorta, posta ai margini perché poco “conveniente” ma ipocritamente ricercata da tutti.
Ballerine che si scosciano lanciandosi in travolgenti can-can tra gli sguardi affamati dell'alta società, bevitori solitari alla ricerca di una consolazione sul fondo di un bicchiere che si vuota troppo velocemente e prostitute solitarie e stanche: è questa l'altra faccia della medaglia di una Parigi luccicante, elegante e raffinata.
Toulouse Lautrec può essere onestamente annoverato tra i grandi artisti degli ultimi due secoli non solo per la sua capacità di raccontare il lato oscuro delle persone riportandole ad una dimensione umana ed intima ma anche per l'aver utilizzato la tecnica della litografia per avvicinare l'arte alla società tutta. La sua produzione vanta una grande vastità di manifesti, pubblicitari o meno, con i quali è riuscito ad innovare la tecnica del periodo raccogliendo gli influssi dall'arte giapponese che tanto lo attirava. I risultati sono strabilianti: opere accessibili a tutti e che collegano l'arte alla quotidianità, che rinunciano spesso alla profondità prospettica lasciando il compito della narrazione ai colori intensi ed alle linee coinvolgenti.