Giovedì, 20 Novembre 2014 00:00

Fuzz Orchestra al Glue di Firenze

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Sabato 15 novembre al Glue tornano di scena atmosfere decisamente cupe: tre “loschi” figuri in giacca e cravatta padroneggiavano il palco, senza che nessun effetto di luce o visual particolari li accompagnasse, illuminati solamente da un fascio di luce rossa che avvolgeva un uomo dalla folta barba nera. 

Si trattava di Paolo Mongardi, batterista ormai da due anni dei Fuzz Orchestra. Ai lati scuri del palco, si trovavano Fabio Ferrario al “noisepiano” e Luca Ciffo, alla chitarra. Per chi non li conoscesse (rimediate subito, ed andateveli ad ascoltare!) i Fuzz orchestra sono un trio Milanese, formatosi nel 2006, che hanno all’attivo tre dischi (Fuzz Orchestra, Comunicato n°2 e Morire per la patria) e centinaia di concerti effettuati tra l’Europa e gli Stati Uniti. 

Questa band si differenzia dagli altri gruppi del panorama alternativo italiano, grazie alla sua capacità di riuscire a combinare atmosfere ruvide, sconnesse e occulte con testi campionati ad hoc. I loro brani sono nevrotici, oscuri, a tratti angoscianti, a tratti liberatori, mentre una vitalità inaspettata pare emergere fra i varchi di una drammaticità diffusa e sospesa. 

Le loro sonorità spaziano dal noise al metal più pesanti, il tutto accompagnato da monologhi e dialoghi tratti da principalmente da film (da Pasolini a Petri) o presi dagli archivi storici dell’Italia che fu. Il risultato è una paradossale ma sprezzante descrizione critica, per chi riesce a coglierla, della società odierna. Come quest’ultima, anche la loro musica è frammentata e sconnessa. Il messaggio è affidato al metadiscorso: le idee non sono espresse in scontati slogan, ma emergono nel contrasto tra il suono e la parola, in maniera irriverente e a tratti ironica. L’estetica si fonda sul rovesciamento del senso e sulla confusione fra significato (il messaggio critico) e significante (le voci preregistrate).

Il concerto si è rivelato una piacevole sorpresa, in quanto è dal vivo che i Fuzz Orchestra riescono a dare il meglio di loro. Si è trattato di un susseguirsi quasi ininterrotto di brani, che insieme hanno plasmato un manifesto politico  nel quale musica e testi si sono uniti in un tutt’uno, col risultato di produrre un flusso continuo di sensazioni ed emozioni.

Va in particolare ricordata la canzone conclusiva del concerto, che è quella che dà il titolo al loro ultimo lavoro, “morire per la patria”. Questo brano  è, nonostante il titolo, un inno pacifista: il testo (ripreso da “uomini contro”, film di Volonté del 1970) apparentemente un elogio al militarismo, viene però accompagnato da riff incalzanti che creano un’atmosfera tutt’altro che tranquillizzante. La ripetizione e l’enfasi sulla frase “è bello morire per la patria” sovrastata da un sound virulento e angusto, riesce a far comprendere l’insensatezza di questo gesto, lasciando al pubblico una sensazione di ambiguità e un retrogusto di amarezza.  

Unica pecca: il loro live è durato poco più di mezz’ora (45 minuti circa).

Immagine ripresa liberamente dalla pagina Facebook del gruppo

Ultima modifica il Sabato, 17 Ottobre 2015 21:56
Elena De Zan

Nata a Treviso nel 1987, ha successivamente vissuto tra Bologna, Bucarest e Firenze. Femminista appassionata di musica, si interessa di politica, sociologia, antropologia e gender studies.

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