Mercoledì, 16 Settembre 2015 00:00

Un abisso è riaperto: il ritorno della dark lady Chelsea Wolfe

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Un abisso è riaperto: il ritorno della dark lady Chelsea Wolfe

L'abisso di Chelsea Wolfe è quello dei suoi disturbi del sonno, che la affliggono sin da bambina e che riaffiorano, nonostante i tentativi di esorcizzarli, nel crescendo di inquietudine e tensione emotiva del suo ultimo album, il più oscuro e spigoloso della sua carriera. La trentunenne cantautrice californiana Chelsea Joy Wolfe raggiunge con questo Abyss (2015) l'apice estetizzante del suo neo-folk apocalittico: mai la sua proposta musicale è stata tanto elaborata e ricca delle più variegate suggestioni. I battiti dispari, le chitarre metalliche, le cacofonie industriali, i droni funerei, concorrono a creare un ibrido musicale avvolgente e inquietante, un costrutto melodico pieno di sfumature e sovrapposizioni.

Molto più dark e rumoristico, quest'ultimo lavoro, conferma la Wolfe come regina del gotico underground contemporaneo. Rispetto all'altra lady oscura Zola Jesus, che ha recentemente fatto virare la sua interessantissima proposta musicale verso terreni più pop e commerciali, la Wolfe cambia senza snaturarsi, anzi facendo del decadente e dell'occulto uno stile personale al confine fra più generi. Se il doom folk è ancora elemento strutturale delle sue sempre più articolate composizioni, regnando sovrano nelle desolanti ballate di "Crazy Love" (che si colloca sui terreni nervosi e scarni di Lisa Germano ma con quel pathos sognante e impenetrabile di Marissa Nadler) o di "Simple Death" (elegantissima, nebbiosa ninnananna per sampling minimalista), il resto si immerge in una soffocante marcia verso il cuore di tenebra.

Da questo punto di vista, il ruolo dello straordinario Mike Sullivan, chitarrista della mai troppo elogiata band post-metal Russian Circle, è di fondamentale importanza nel costruire, nelle tracce più irruente, un soundscape granitico e vigoroso: le increspature di "Dragged Out" toccano vertici di assoluta maestria, lasciando alla geometria il ruolo di aprire il varco della notte, mentre in "Iron Moon" il dialogo fra la nitidezza della chitarra acustica e le perversioni di quella elettronica, governata dalle esigenze del feedback e della distorsione, è magistralmente orchestrato da una Wolfe che tiene le fila emotive e liriche di una composizione straniante e straziante, nel suo procedere per rotture e compressioni.

La musica industriale tedesca, la psichedelia metallica e occulta dei Sunn O))), il post rock più spigoloso, trovano qua spazio e legittimità, rendendo Abyss una delle opere più stimolanti dell'anno. Ne sono riprova "Grey Days" e "After the Fall" con le quali si sfiora il capolavoro: saldandosi, tutti gli elementi contribuiscono all'estasi epica. Il cantato lunatico di Chelsea, la struttura post-rock alla Explosion in the Sky, la lente distorsiva e ossessiva degli Swans, l'elettronica da cimitero di Zola Jesus.

Abyss è il disco più variato e oscuro di Chelsea Wolfe, quello che sembra allontanarla definitivamente dal folk apocalittico degli esordi per farla abbracciare l'arte dell'oscurità nella sua interezza, dalla dark wave, al doom metal, al gothic rock. Nonostante una teatralità che qua appare a tratti eccessiva, l'album è forse il più convincente della sua carriera e un evidente segno di crescita artistica.

voto: 7,5/10

Ultima modifica il Martedì, 15 Settembre 2015 14:08
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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