Da questo punto di vista, il ruolo dello straordinario Mike Sullivan, chitarrista della mai troppo elogiata band post-metal Russian Circle, è di fondamentale importanza nel costruire, nelle tracce più irruente, un soundscape granitico e vigoroso: le increspature di "Dragged Out" toccano vertici di assoluta maestria, lasciando alla geometria il ruolo di aprire il varco della notte, mentre in "Iron Moon" il dialogo fra la nitidezza della chitarra acustica e le perversioni di quella elettronica, governata dalle esigenze del feedback e della distorsione, è magistralmente orchestrato da una Wolfe che tiene le fila emotive e liriche di una composizione straniante e straziante, nel suo procedere per rotture e compressioni.
La musica industriale tedesca, la psichedelia metallica e occulta dei Sunn O))), il post rock più spigoloso, trovano qua spazio e legittimità, rendendo Abyss una delle opere più stimolanti dell'anno. Ne sono riprova "Grey Days" e "After the Fall" con le quali si sfiora il capolavoro: saldandosi, tutti gli elementi contribuiscono all'estasi epica. Il cantato lunatico di Chelsea, la struttura post-rock alla Explosion in the Sky, la lente distorsiva e ossessiva degli Swans, l'elettronica da cimitero di Zola Jesus.
Abyss è il disco più variato e oscuro di Chelsea Wolfe, quello che sembra allontanarla definitivamente dal folk apocalittico degli esordi per farla abbracciare l'arte dell'oscurità nella sua interezza, dalla dark wave, al doom metal, al gothic rock. Nonostante una teatralità che qua appare a tratti eccessiva, l'album è forse il più convincente della sua carriera e un evidente segno di crescita artistica.
voto: 7,5/10