Stesso discorso vale per i vincitori di quest’anno, i Farewell to hearth and home che, autori di un attimo indie rock di scuola canadese, fra Spencer Krug e Arcade Fire, velato da pulsioni wave che rimandano a Joy division e Cure, hanno probabilmente meritato il successo ma, proprio per le dette controversie, non hanno del tutto fugato un certo scetticismo dei supporter degli altri cinque finalisti nel vedersi surclassati dall’ennesimo gruppo fiorentino. Coloro che escono sconfitti hanno del resto anch’essi mostrato ottime qualità: i due gruppi pisani Filarmonica Municipale La Crisi e Sonalastrana, dediti rispettivamente a un art-groove rock d’impatto e un afrobeat fascinoso, hanno probabilmente pagato l’esito sfortunato del sorteggio che li ha obbligati ad esibirsi per primi, quando ancora il locale doveva riempirsi. Piacevole il rock psichedelico un po’ Jefferson Airplane dei Tequila Funk Experience di Imola mentre i Fletcher di Bergamo, solo chitarra e batteria, più Black keys che White Stripes, hanno decisamente convinto col loro rock blues riletto in chiave alternative, tanto che una loro eventuale vittoria non avrebbe sorpreso nessuno. Menzione particolare per il collettivo torinese dell’Incomprensibile Football Club orientato su ritmi dubstep ma legato ancora a certo post hardcore che ha avuto grande fortuna, anche in Italia, negli anni novanta. Forse non particolarmente brillanti per quanto riguarda la scrittura dei testi, ma sicuramente perfetti per movimentare una dancefloor da centro sociale.
Il rock contest 2012 ha avuto un buon successo di pubblico e finalisti hanno decisamente tenuto testa alle attese. Purtroppo, la qualità del suono non è stata delle migliori. Quella che doveva essere la ciliegina sulla torta della serata, l’esibizione dei Giardini di Mirò, ha infatti rimarcato questo inconveniente non da poco. Vuoi il poco tempo a diposizione per fare il soundcheck, vuoi qualche errore nel volume dei bassi, decisamente troppo alti, in ogni caso i riverberi erano indiscutibilmente eccessivi. Quando i Giardini hanno proposto i brani più rumoristici e shoegaze del loro repertorio, questo si è rivelato un peccato veniale: non a caso l’interpretazione di Broken By è stata magistrale, ma quando sono stati eseguite le composizioni più pulite e pop-rock – e ciò è accaduto di frequente dato che l’ultimo album, Good Luck, dal quale i Giardini hanno estratto la maggior parte dei brani, è decisamente più cantautorale - le sbavature sonore e i suoi spiacevoli effetti cacofonici si sono notati eccome, condizionando molto la qualità del cantato e appiattendo il suono a tal punto da far apparire canzoni stilisticamente molto diverse, piuttosto simili.
Un vero peccato dato che i Giardini di Mirò restano una dei migliori gruppi italiani in circolazione, capaci interpretare in maniera eccelsa generi diversi come il post-rock, l’indie pop o il rock d’autore. Solitamente, sono anche eccezionali dal vivo, purtroppo non stavolta.