Ma l'impressione è che con il giovane Will Toledo, in arte Car Seat Headrest, originario della Virginia e residente a Seattle, si produca un salto di qualità non indifferente nel panorama revivalista odierno. Già su Teens of Style, album dello scorso anno che raccoglie materiale che Will ha disseminato lungo una serie di dischi autoprodotti sin dal 2010, emerge un talento cristallino, una rara capacità di reinventare i modelli dell'indie anni novanta con una certa ambizione compositiva e una decisa brillantezza lirica.
Il nuovo Teens of Denial, pur volendo mantenere la stessa concezione poetica e la stessa estetica da cameretta del suo predecessore, non poteva che essere un disco diverso. I mezzi economici della Matador, permettono a Will Toledo di usufruire di uno studio di registrazione vero e proprio e di una backing band di supporto. Sparisce allora il carattere amatoriale e l'elemento dell'improvvisazione per far spazio a un indie rock più articolato e complesso. Più denso anche dal punto di vista strumentale, con l'aggiunta centellinata ma preziosa di piano, ottoni e archi, l'album riesce a esternare tutte le potenzialità della poetica di un sorprendente Toledo. Con 5 tracce sopra i sei minuti per un totale di un'ora e dieci minuti di musica, l'album riesce nel piccolo miracolo di non scadere nel prolisso o scivolare nel pretenzioso, restituendo ogni sfumatura con un certo grado di naturalezza.
Tuttavia, a parlare è sempre un suono diretto e genuino che affonda la sua estetica nei baccanali ossessivi e spiritati dei Pixies e nelle elegie fannullone e perditempo dei Pavement (si ascolti: il caos creativo di "Destroyed By Hippie Powers" folle e adrenalinico inno per schizzati mentali o le linee ritmiche tese di "Fill in the Blank" con le improvvise esplosioni melodiche in stile Dinosaur Jr.). Non meno autentiche e decisamente più intimistiche anche gli episodi più folk e alt-country come l'inno epico per disperati di una eloquente "(Joe Gets Kicked Out of School For Using) Drugs With Friends (But Says This Isn't a Problem)", una via di mezzo fra la sregolatezza dei Pavement e la malinconia urbana di Beck, o come una sospesa e inquieta "Drunk Drivers" impreziosita da un refrain a presa rapida in stile Nada Surf. Si colloca peraltro all'interno delle stesse coordinate anche la lunga suite di "Cosmic Hero", che inizia con una dimessa ma nervosa progressione alla Okkervil River per poi risolversi in un refrain abrasivo e nichilista.
Prevale un cantato maniacale e nervoso che ricorda quello degli Strokes e che trova i suoi momenti di maggior spolvero sui saliscendi emo di "Unforginving Girl" e sul disordinatissimo ma avvincente mantra psichedelico di "Vincent" che per la sua magnificenza compositiva ha qualcosa da spartire con i britannici Horrors. Ciliegina sulla torta è il rock policromatico di "The Ballad of Costra Concordia" figlia di una epicità sofferta alla Pearl Jam e fondata sul rigore ritmico dei Built To Spill, rappresenta un'ottima riflessione sulla precarietà dell'esistenza e sul senso di inadeguatezza.
La poetica di Car Seat Headrest emerge chiaramente anche dai testi, interessanti e a tratti brillanti, in cui si riflette in maniera acuta sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Il protagonista che sta dietro a tutte le vicende suonate, altri non è che lo stesso Toledo, che si cela sotto lo pseudonimo di Joe, ragazzo complesso e lacerato, preso da una vita tormentata e da una società alienante e ingiusta dalla quale lui vorrebbe fuggire e distaccarsi. Le amare riflessioni sull'esistenza si mischiano con il disperato tentativo di non diventare l'ennesimo marchingegno all'interno di un sistema ("Fill in the Blank"), con l'ossessione e la permanente fobia per le azioni repressive della polizia ("Drugs With Friends") in un abbraccio mortale e nichilistico con la droga, salvezza e perdizione allo stesso tempo ("Drunk Drivers", "Destroyed By Hippie Powers").
Teens of Denial è un piccolo manifesto di alienazione contemporanea e di angoscia adolescenziale. Car Seat Headrest ricompone il policromatico mosaico dell'indie anni novanta con personalità e inventiva, dando alla luce un gioiellino di sagacia compositiva e di brillantezza lirica.
voto: 8/10