Lunedì, 23 Settembre 2013 00:00

Il decennio d’oro della musica indipendente canadese: Toronto

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Prima ancora che la scena musicale alternativa di Montreal emergesse in tutta la sua dirompenza, Toronto aveva già il suo punto di riferimento nei Broken Social Scene, collettivo di 19 membri dedito a un rock orchestrale avanguardistico e suggestivo.

A volte delicati e aggraziati, a volte dirompenti e caotici, i Broken Social Scene rappresentano una delle band che meglio riassume la peculiarità del rock canadese: lontani dagli atteggiamenti da poser dei loro colleghi a stelle e strisce, amanti di un musica che proprio nella sua complessità, vuole restituire la naturalezza di una fare arte prima di tutto per passione e fra amici, risultano, come e forse ancor di più degli Arcade Fire, i principali fautori di un approccio orientato alla ricerca della  melodia percorrendo la strada più difficile, quella dell’esperimento e della contaminazione continua. You forgot it all people (2002), con le sue strutture insolite e stravaganti, sebbene meno celebre, ha la stessa importanza di Funeral, imponendosi fra i principali album alternativi dello scorso decennio.

Attorno al punto di riferimento Broken Social Scene, gravitano ben presto altri gruppi di una certa importanza, fra i quali vale la pena menzionare almeno i Metric di Emily Haines e gli Stars. Più famosi, sono però i Born Ruffians: il loro pop sbilenco e festaiolo strizza l’occhiolino al pubblico americano e europeo, più avvezzo a questo tipo di musica alternativa, vicina a nomi come Vampire Weekend, Animal Collettive e Franz Ferdinand. Più attigui alla nuova ortodossia orchestrale canadese di Arcade Fire e Broken Social Scene sono invece i Bruce Peninsula che sull’ottimo A mountain is a mouth (2008) presentano un accattivante intreccio di folk, progressive e gospel.

Nonostante la presenza anche di recente di produzioni di buon livello che seguono la linea Broken Social Scene e Bruce Peninsula, a partire dalla seconda metà del decennio, Toronto subisce una mutazione profonda. L’elemento che più la rendeva simile a Montreal e che aveva contribuito a creare il preciso marchio di fabbrica del“made in Canada”, si affievolisce sempre di più, cedendo il passo a precisi stilemi elettronici in voga negli anni ottanta (synth pop, electro pop), rilette alla luce delle nuovissime tendenze musicali odierne (dai nomi stravaganti come “hypnagogic pop” e “witch house”).

Potremmo forse dire che se Montreal era la mecca dell’indie rock con Toronto che inseguiva, nella seconda metà del decennio fino ad oggi, è Toronto che guida la rivincita synth pop imponendo un suo stile che sta di fatto spopolando in tutto il mondo rivaleggiando ad armi pari con l’Inghilterra che con band storiche come Depeche Mode e New Order ha fatto la storia del genere. Seducendo tanto gli indie kids più snob, quanto gli hipster più modaioli, i Crystal Castles rappresentano il fulcro di questo cambio di paradigma. Nel loro omonimo debutto del 2008, il duo propone un paesaggio sonoro allucinato e decadente. Il disco vive di un’energia malsana, di riverberi, melodie digitali postumane, strascichi (cyber)punk, isterismi rumoristici e mantra surreali. Diversissimo da quello dei Broken Social Scene, il capolavoro a firma Crystal Castles produce per il continente nordamericano quello che gli Knife hanno realizzato per l’Europa: una sostanziale revisione degli stilemi del synth pop contemporaneo.

Meno originali e innovativi, ma pur sempre dediti a un synth pop di alta qualità sono gli Austra che devono la loro fortuna alla combinazione dell’eccellente voce di Katie Stelmanis (studi lirici alle spalle)  e dell’abilità di programmingdi MayaPostepski, perfetta nel curare le basi musicali. Laddove Feel it break (2011) era emblematico di un synth pop duro e puro, su Olympia (2013) la band prova a impreziosire il suono con arrangiamenti piuttosto classicheggianti e virando verso una forma “alta” di pop elettronico.

Da una costola degli Austra, emergono i Trust che su TRST (2012) danno vita a un synth pop granitico e goticheggiante, oscuro e opprimente, fra Knife, Depeche mode e primi New Order.

Infine, in questa che è solo una sommaria selezione della ricchezza della scena di Toronto, due parole vanno spese per una giovane musicista di Vancouver, ma artisticamente vicina a Crystal Castles a Austra: Claire Boucher che nel suo progetto Grimes sta sapientemente realizzando un collage dream pop retro-futurista sintetico ed estetizzante, dove il carattere frivolo e patinato degli anni ottanta viene decostruito in un continuo processo di distruzione creativa.

Rispetto a Montreal che sembra aver esaurito il suo momento magico, Toronto sta vivendo tutt’oggi uno dei suoi momenti più creativi di sempre. Impossibile stabile quanto durerà. L’imperativo è dunque quello di vivere alla giornata e godersi i frutti della fantastica stagione musicale di Toronto.

DISCOGRAFIA CONSIGLIATA 

Austra – Feel it break (2011)

Broken Social Scene - You forgot it all people (2002)

Broken Social Scene - Broken Social Scene (2005)

Bruce Peninsula - A mountain is a mouth (2008)

Crystal Castles – Cristal Castles (2008)

Grimes – Visions (2012)

Metric - Old World Underground, Where Are You Now? (2003)

Trust – TRST (2012)

Immagine tratta da elevenmusicmag.com

Ultima modifica il Giovedì, 17 Ottobre 2013 15:54
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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