Giovedì, 10 Gennaio 2019 00:00

Freud in America. Tempo da cani di Manu Larcenet

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“Manu” Larcenet è un nome già noto al di fuori della cerchia degli appassionati di fumetti, grazie ad opere in cui una seria ricerca estetica nel disegno si coniuga ad una autentica comicità e a trame dal significato profondo.

Il ciclo delle Avventure rocambolesche, scorci di fantasia nelle biografie di notissimi personaggi storici, di cui questo Tempo da cani. Un'avventura rocambolesca di Sigmund Freud fa parte, è forse la finestra più accessibile e godibile alla poetica dell'autore; anche in virtù di una relativa brevità (in questo caso, 48 pp.) che contrasta fortemente con un contesto di mercato in cui a farla da padrone sono le semi-illeggibili graphic novels laterizie da più di 300 pagine che da qualche anno a questa parte hanno letteralmente invaso gli scaffali finanche delle più sguarnite fumetterie.

La leggibilità è la prima buona impressione di Tempo da cani: finalmente ci si trova sottomano una storia che inizia in un punto A e senza troppe sottotrame finisce in un punto B senza perdersi, riuscendo nel tragitto tra copertina e retro a comunicare efficacemente più di uno spunto importante. Una struttura tradizionale forse, ma – in questo caso – assolutamente funzionale ad una narrazione densa e serrata, ma non per questo pesante. Il disegno, caricaturale e quasi vignettistico nello stile ma mai grottesco, ed un colore magistrale creano una pagina decisamente bella da vedere, in grado di soddisfare anche coloro che non amano il genere.

In Tempo da cani Sigmund Freud lascia la vecchia Europa alla volta dell'America accompagnato dalla brontolante spalla salariata Igor, con l'intento un po' narcisistico di far conoscere la psicoanalisi nel West ed esplorare la psiche dei rudi locali, così diversi dai borghesi imbolsiti con cui lo scienziato ha avuto a che fare a Vienna. Un Freud che nello spazio del racconto di fantasia si fa un po' antropologo o etnopsichiatra, incontrando tutte le (spassose, per il lettore) difficoltà dell'etnologo alle prime armi in un “campo” ostile; che Larcenet distanzia dal Sigmund Freud reale e storico esasperandone in senso comico i tratti “nevrotici”. Parallelamente, un cane randagio riesce a fuggire da un canile/carcere gestito da brutali giubbe blu e da dubbi ecclesiastici clericofascisti, impegnati a “rieducare” alla docile obbedienza le bestie prigioniere con il lavoro forzato e/o a lasciarle marcire tra le quattro mura di quella che è forse una idealtipica istituzione totale che, in modo del tutto paradossale, è impegnata nell'esercizio di una foucaltiana presa “formativa” sull'anima (la psiche, la ragione, il sistema culturale...) di esseri a cui, al tempo stesso, ripete continuamente che il loro status di inferiorità deriva dall'assenza di anima. Proprio per rimediare a questa presunta deficienza il cane fuggitivo si mette alla ricerca di uno sciamano che possa finalmente dargli quell'anima che pensa gli possa garantire uguaglianza di fronte agli umani e libertà.

L'incontro fortuito tra lo psicoanalista austriaco ed il cane – primo paziente/interlocutore a prestarsi all'analisi – è la direttrice di una narrazione che nell'apparente spensieratezza del fumetto umoristico si fa critica del presente. Il trio non troverà sul cammino nessun onnipotente mago di Oz in salsa western, bensì solamente un mezzo sciamano, una figura marginale e infida ma dotata di una certa ragion pratica. La violenza dell'uniformità imposta da un sistema di potere che fa del culto del “metodo” e dell'utilità, della commensurazione strumentale alla mercificazione totale, della svalutazione e del disconoscimento di ogni modo di conoscere alternativo e di ogni diversità esistenziale elementi qualificanti di una sorta di nuovo oscurantismo solo apparentemente nemico, ma in realtà alleato, del vecchio oscurantismo bigotto è la minaccia che incombe su tutto e tutti. Il rischio più grande, però, per dirla con il vecchio cane rassegnato e servile che il randagio protagonista incontra verso la fine del fumetto, è soprattutto quello di finire per pensare che avere un cattivo padrone sia meglio di non avere padroni.


Manu Larcenet, Tempo da cani. Un'avventura rocambolesca di Sigmund Freud, Coconino press Fandango, 2018, 15€

Immagini Coconino Press

 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Gennaio 2019 19:27
Niccolò Bassanello

Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.

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