La letteratura di genere per me è il miglior mezzo possibile per descrivere il contesto storico-politico di una società. Certo i saggi politici, storici, economici, sono precisi e profondi nell’analisi e nella riflessione. Essi ci danno informazioni preziose e alla base c’è un grande lavoro fatto di studio, ricerca, tutte cose molto belle. Ma se davvero tu volessi vivere l’odore della notte, una lunga notte delle coscienze, dell’umana pietà, della deriva che ci circonda e della miseria del genere umano, nulla funziona meglio di un ottimo romanzo di genere.
Sbirre: una questione di genere, almeno in copertina
Tra i libri pubblicati per essere letti sotto l’ombrellone i gialli e il noir godono sempre di grande attenzione.
Sono una distrazione poco impegnativa e attestata anche nei circuiti della cultura alta (o, meglio, identificata come tale).
Bastardi in salsa rossa: con Lansdale, sono tornati Hap e Leonard
Hap e Leonard sono tornati. “Bastardi in salsa rossa” è la loro nuova avventura. La decima, per la precisione.
Hap Collins è sempre un liberal con un passato remoto da contestatore, un altro più recente da funambolo della precarietà e un presente reso decisamente piacevole dalla sua saggia e appassionata compagna Brett, da un lavoro più o meno fisso come investigatore privato (presso l’agenzia di Brett) che condivide con il suo eterno socio Leonard e dalla entrata in scena di Chance, la figlia ventenne di cui fino a poco tempo prima Hap non sospettava nemmeno l’esistenza.
Sentenza di morte (Andreas Gruber): il thriller a tinte noir tra Austria e Germania
Protagonisti provati dalla vita, inevitabilmente destinati ad affacciarsi sull’abisso del male.
I tratti del thriller internazionale e del noir europeo si mescolano, senza però un prevalere della cultura continentale. Siamo in tempi di globalizzazione a forte prevalenza statunitense, sul piano del consumo di massa.
Difficile misurare l’ipocrisia. A guardare alla società italiana si rischiano però le vertigini. Un giustizialismo diffuso in un paese in cui il sistema criminale è parte integrante del tessuto economico, dove si annuisce alle parole del nuovo pontefice sull’inumanità della condizione carceraria ma in cui si rimane completamente indifferenti rispetto all’impunità della tortura di stato. Un’Italia in cui quasi nessuna famiglia sopravvive a separazioni e divorzi ma dove si incita alla caccia alla teoria gender, con tanto di messa all’indice di testi che attentano ad una presunta famiglia naturale.
Un romanzo ambizioso. Tenendo sullo sfondo la realtà della Cgil, fatta di quotidianità complesse, mettendo al centro il tema del lavoro, il collettivo Tom Joad (nome impegnativo) mette in scena un giallo che si apre con la morte da cui muoverà il resto della trama. In apparenza, in un primo momento, un tragico incidente, in un paese della provincia di Roma. Dopo poche pagine però si fa già chiaro che si tratta più facilmente di omicidio. Nessun motivo apparente.
Sarà la ricerca del principale personaggio, Marco Degli Esposti, sindacalista del luogo, amico della vittima, a portare in ogni capitolo il tema della rappresentanza dei lavoratori e di come sia mutato in Italia il sistema produttivo, oltre al quadro normativo in cui si muove la giungla dei contratti (che è già stata modificata, anche se solo nei dettagli e non nella sostanza, rispetto a quando è stato scritto il romanzo, edito nei primi mesi del 2014).
Solo con lo scorrere delle pagine si mescolerà al delitto la realtà della corruzione italiana, imprenditoriale e istituzionale, con le nuove forme di sfruttamento e l'anelito di una ricerca tesa costantemente a una maggiore giustizia sociale.
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