L’autore nato a Vienna, il suo successo tra Austria e Germania, la prima traduzione in italiano appena arrivata, rispetto ad una galassia narrativa già vasta ed eterogenea (di successo in lingua tedesca): diventano dettagli per interviste e materiale per articoli.
L’equilibrio proposto da Sentenza di morte è tra un pessimismo che si richiama a Schopenhauer, dei dettagli consoni all’horror, la ricerca di un’illustrazione della peggiore realtà umana priva di filtri. Qualche accenno allo sfondo sociale e politico si trova, del tutto marginale, quasi fossero cromature del tutto secondarie.
Andreas Gruber, intervistato da il manifesto, argomenta in modo opinabile: «credo proprio che la letteratura possa rappresentare una sorta di alternativa a questo mondo sempre uguale a se stesso». La scrittura come terapia, in grado di dare rifugio a chi cerchi di fuggire da una quotidianità di fronte alla quale spesso ci si sente inadeguati.
Certo, fortunatamente, la vita non è un continuo inseguire scie di sangue e serial killer. Il buio più oscuro dona luminosità ai problemi più banali e diffusi, garantendo il successo di serie televisive sulla criminalità ed i delitti.
Nonostante questo il libro indica alcuni dettagli propedeutici a qualche spunto sociologico, almeno per quanto riguarda il deteriorarsi dei legami sociali, l’aprirsi di faglie in un’Europa tutt’altro che solidale, in cui le perversioni trovano facilmente spazio, grazie al denaro ed al potere, mescolandosi con sentimenti primordiali, a partire da quello della vendetta.
Non vi sentirete spinti a risolvere il caso per indagare il mistero, vorrete solo vedere la barbarie fermata.
Maarten S. Sneijder, insegnante e profiler olandese in servizio su suolo tedesco, sceglie di accogliere al suo corso esclusivo la giovane (ma non più giovanissima) Sabine Nemez, sperimentando gli effetti di un metodo educativo noto al pubblico televisivo e cinematografico (lo stimolo attraverso l’ostilità). Verranno riaperti una serie di casi irrisolti, mentre nei pressi di Vienna viene ritrovata una bambina sparita per un anno e riapparsa con tatuate immagini dell’Inferno di Dante Alighieri sulla schiena.
La lettura si presta ad un veloce consumo, con un numero di pagine considerevole, adatto al periodo estivo, per chi apprezza il genere.
Incuriosisce come introduzione all’opera di Gruber, lascia una piacevole sensazione, per quanto perturbante, anche se non brilla per meriti particolari.
Rimaniamo in attesa delle prossime avventure di Sneijder e Nemez, per capire se ci sia effettivamente qualcosa di più di una semplice fuga dalla realtà, come intravisto in questa occasione.
Andreas Gruber, Sentenza di morte, Longanesi, 514 pagine, ISBN 9788830444201, 18.60€, traduzione di Elena Papaleo