Domenica, 14 Settembre 2014 00:00

Ebola: in risposta al comunicato di M5S Europa

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Di Joachim Langeneck e Lucien Lenoir

Ha avuto di recente vasta circolazione su internet, partendo dal blog di Beppe Grillo - e dalla sua pagina facebook, dove il link era introdotto dalla foto ‘a effetto’ di un cadavere deturpato in bianco e nero - foto, vale la pena di aggiungere, non riconducibile alla corrente epidemia di Ebola, ma alla guerra civile nell’allora Rhodesia - un comunicato a firma M5S che sembra esemplificare le peggiori forme di disinformazione e allarmismo osservate in questi giorni attorno, appunto, all’epidemia di Ebola in corso in alcuni stati africani. Questo comunicato mostra da un lato una forte approssimatezza, dall’altro una chiara incomprensione (non si capisce se reale o artefatta) della situazione, che necessitano una risposta. Crediamo che la maniera migliore per correggere le numerose inesattezze sia un commento puntuale al testo in questione:

"Una stretta di mano, un bacio sulla guancia, un rapporto sessuale: per contrarre il virus dell'Ebola basta poco.

Già la prima considerazione è abbastanza opinabile. La prima cosa da chiarire è che esistono almeno cinque ceppi riconducibili ad ebolavirus; per uno di essi (il ceppo Reston, per inciso l’unico a trasmissione aerea e l’unico privo di patogenicità per l’uomo) questa attribuzione è dubbia. Non tutti i ceppi sono altrettanto contagiosi, non tutti i ceppi hanno la medesima mortalità; occorre dunque essere precisi a questo riguardo.

Come già detto più volte, i ceppi che mostrano patogenicità umana sono trasmessi per contatto con i fluidi corporei di un individuo infetto in cui la malattia è già in una fase avanzata. In altre parole, sì, potremmo contrarre l’Ebola da una stretta di mano o da un bacio sulla guancia, ma solo a patto che la persona cui sono diretti queste effusioni sia già nella fase in cui suda sangue - cosa che plausibilmente ci tratterrebbe dal farlo. Per quanto riguarda il rapporto sessuale, è plausibile che l’ebolavirus abbia una probabilità più alta di trasmissione in fasi precoci attraverso questo mezzo, ma francamente non lo definiremmo ‘poco’; peraltro, un contagio attraverso un rapporto sessuale implicherebbe il mancato uso del preservativo, pratica sconsigliabile a prescindere dall’Ebola.

“Dopo 7-10 giorni arrivano i primi sintomi che corrodono l'anima. Diarrea, vomito, congiuntivite prima, poi arrivano delirio, shock e perdita di sangue. Infine la morte. Tutto questo non è un film genere splatter, succede a pochi km dall'Europa. Anzi succede già in Europa.

Al di là della scarsa scientificità dell’espressione ‘corrodono l’anima’, e dell’evidente ambiguità di quel ‘a pochi km dall’Europa’ (‘pochi’ quanti?), l’elemento più grave di questa parte è l’affermazione che casi riconducibili all’Ebola si verifichino in Europa. Questa affermazione è falsa: ad oggi non si è mai verificato un caso in cui la malattia sia stata contratta in Europa o negli USA; di più, nonostante i numerosi allarmi, tutti i casi sospetti che si sono registrati tra immigrati di origine africana sono stati ricondotti a malaria e febbri tifoidi, malattie poco diffuse ma non eradicate in Europa, e perfettamente curabili. Ci sono stati, invece, casi in cui persone contagiate in Africa sono state rimpatriate, con tutte le precauzioni necessarie, al fine di ricevere cure adeguate - che nel caso dei cittadini statunitensi hanno condotto alla loro guarigione.

Noi siamo preoccupati e non prendiamo sottogamba questa pandemia.”

A monte di questa dichiarazione c’è una confusione di fondo tra i concetti di ‘pandemia’ e ‘epidemia’. Affidiamoci, com’è utile fare in questi casi, a un dizionario, secondo il quale:

"epidemia, f. sing. (pl: epidemie) (medicina) malattia infettiva che colpisce in breve tempo un grande numero di individui"

e

"pandemia, f. sing. (medicina) epidemia, che colpisce aree molto estese di popolazione e territorio, dal greco πανδήμιος ossia di tutto il popolo"

Una fonte facilmente accessibile a tutti, e cioè Wikipedia, ci informa inoltre che "Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una epidemia la cui diffusione interessa più aree geografiche del mondo, con un alto numero di casi gravi ed una mortalità elevata" e che "Esistono diverse malattie delle quali si è temuto che potessero dare origine a nuove, catastrofiche pandemie: alcuni esempi sono febbre lassa, la febbre della Rift Valley, il virus di Marburg, il virus Ebola e vari tipi di febbre emorragica. La maggior parte di questi morbi sembrano essere però troppo virulenti (e rapidi a uccidere) per potersi diffondere su vasta scala."

Stando alle definizioni ufficiali dell’OMS, la corrente epidemia (e non pandemia) di Ebola, inoltre, non presenta neppure il rischio di generare una pandemia, almeno non nelle condizioni correnti. Naturalmente questo non significa che non bisogni prendere le debite precauzioni, o intervenire per sopprimere l’epidemia in corso; ma chi parla di pandemia lo fa impropriamente (e forse con l’intento di sollevare allarme).

“L'Ebola ha già provocato 1.900 morti in tutto il mondo.”

Al di là della scarsa attendibilità di dati numerici le cui fonti non vengano citate, questa dichiarazione è errata in qualsiasi modo si voglia interpretarla. Se vogliamo presumere che essa si riferisca soltanto all’epidemia di Ebola, ceppo Zaire, in corso in questi mesi, allora il numero di morti attribuibili a essa, in data 6 Settembre 2014 e stando alle stime ufficiali dell’OMS, era di 2.296, probabilmente sottostimati, su 4.293 casi attribuibili al virus (anch’essi probabilmente sottostimati). Ma i vari ceppi di ebolavirus hanno causato in passato altre epidemie, pur non con numeri di vittime comparabili. In ogni caso, direi che i morti causati dalla corrente epidemia - più di 1.900 - siano ‘in tutto il mondo’ è perlomeno fazioso. A oggi nessun caso di Ebola riconducibile a questa epidemia è stato contratto al di fuori di Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria.

Eppure non si fa nulla di concreto per prevenirla.”

Le misure di prevenzione per il contenimento e la soppressione dell’epidemia in corso sono attive e efficaci (anche se forse migliorabili, soprattutto nelle zone colpite). Se n’è parlato di recente riguardo al trattamento del sospetto caso nelle Marche, poi rivelatosi un caso di malaria. In concreto, l’OMS ha dichiarato l’epidemia in corso un’emergenza pubblica internazionale già all’inizio di Agosto, e da allora l’ha monitorata costantemente. Oltre a pubblicare linee guida sulla gestione della situazione, sono stati stanziati fondi per la ricerca di mezzi per contrastare l’epidemia: in Agosto è arrivata la notizia della potenziale efficacia del siero ZMapp, ancora in fase sperimentale ma che potrebbe essere stato strumentale nella guarigione di due persone, l’americano Kent Brantly e il britannico William Pooley, che avevano contratto la malattia in Africa (in altri casi, tuttavia, esso non è apparso altrettanto efficace). Al contempo, la ricerca su numerosi vaccini sperimentali è in corso, e alcuni hanno presentato risposte incoraggianti, tant’è vero che per uno di essi i primi tre volontari umani sono stati sottoposti a vaccinazione sperimentale all’inizio di Settembre. Le misure di prevenzione necessarie - ricerca di una cura e adozione di principi precauzionali - sono quindi attive a livello internazionale. Si tratta di provvedimenti quanto mai concreti: definirli ‘nulla’ sarebbe riduttivo, o fazioso.

Se per l'influenza aviaria e la Sars l'allarme mediatico e politico era stato al massimo, oggi l'ebola passa sotto silenzio. Eppure facendo una macabra comparazione del numero dei decessi, Sars e Aviaria hanno ucciso molto meno. L’Ebola, a differenza loro, uccide 9 pazienti su 10. Se lo prendi, muori.

In questa sezione si parla di influenza aviaria e di SARS (Sindrome Acuta Respiratoria Grave). Queste patologie sono accomunate dalla trasmissione aerea e dalla mortalità relativamente elevata, ancorché differente. In particolare, alcuni ceppi di influenza aviaria hanno mostrato di poter avere mortalità superiore al 50%, mentre per la SARS si aggira tra il 7 e il 15%; per un paragone, la mortalità dell’influenza stagionale è molto bassa (inferiore all’1%), per quanto riguarda l’Ebola si aggira tra il 70 e il 90%. Questo è sufficiente per dire che l’Ebola è molto peggio di influenza aviaria e SARS, e stigmatizzare l’atteggiamento irresponsabile dei media e dei politici? No. Se controlliamo le statistiche relative alla mortalità per influenza, notiamo che per la sola Italia si registrano 500-1500 casi letali all’anno; se consideriamo la polmonite, che spesso è conseguente all’influenza, ne dobbiamo considerare altri 8000-9000. Quasi il doppio dei morti per Ebola “in tutto il mondo” dall’inizio dell’anno. Dobbiamo dunque dire che l’influenza è peggio dell’Ebola? No.

Le valutazioni da parte dell’OMS non si basano su dubbie valutazioni di “peggio” o “meglio”, o sulla citazione di dati di mortalità, che siano percentuali o grezzi. Si basano su scenari ricostruiti a partire dalle caratteristiche delle patologie: per via della trasmissione aerea, ma anche per via della mortalità relativamente bassa - ancorché sufficientemente alta da essere problematica - SARS e influenza aviaria avevano delle caratteristiche tali da rendere concreto il rischio di pandemia, a differenza dell’Ebola, riguardo cui questo rischio non sembra esserci.

A margine possiamo poi chiederci se l’allarme mediatico e politico rappresentino uno strumento utile per la gestione di emergenze sanitarie. Di certo l’allarme non rappresenta un valore aggiunto al lavoro professionale dei medici che si occupano di questo tipo di emergenze, e non ne rappresenta in alcun modo un indicatore.

“Secondo Medici senza Frontiere il numero dei morti di Ebola è sottostimato poiché le fonti sanitarie dei Paesi africani non registrano i cadaveri che non hanno un riscontro del virus tramite un test in laboratorio.”

È quantomeno ironico che vengano qui piegate a favore di questo discorso le parole di un intervento di MSF che, fin nel titolo, si poneva come deliberatamente opposto alle posizioni allarmiste della propaganda del M5S su Ebola e tubercolosi. Basta controllare questo articolo per osservare che il suo contenuto è qui riportato in maniera solo parziale: la citazione incompleta si rifaceva infatti a una dichiarazione secondo la quale molti casi di Ebola in Africa non sarebbero stati denunciati alle autorità a causa del timore delle quarantene forzate imposte da queste ultime - una dichiarazione, quindi, che lungi dal voler alimentare l’allarmismo sull’epidemia, voleva invece opporsi a una delle misure più fortemente sostenute dal M5S: quella delle quarantene e della chiusura delle frontiere.

Un vaccino, se ci fosse, salverebbe le vite umane, ma i vaccini gonfiano anche le tasche delle case farmaceutiche. Ecco, non vorremmo che l'Ebola fosse considerata una pandemia di serie B proprio perché non c'è ancora un vaccino efficace da vendere.”

Non merita neppure un commento il recupero del vecchio e pernicioso dogma complottista sulle malvagie case farmaceutiche; vale invece la pena di ricordare che, come già osservato, la ricerca di un vaccino efficace contro ebolavirus è in corso, e, almeno per uno dei vaccini testati, appare al momento promettente. Considerato l’interessamento dell’OMS, la diffusione di questo vaccino, qualora esso passasse i test, sarebbe guidata da interessi d’altro genere prima che da quelli finanziari. E infine, è bene ribadire una volta di più che quella di Ebola, allo stato attuale delle cose, non è una pandemia e non è a rischio di generarne una - il che vuol dire che non può certo essere ‘una pandemia di serie B’. Osservazioni come questa fanno leva su argomenti, appunto, populisti e complottisti, che, oltre a essere faziosi, spesso risultano anche dannosi, e che sarebbe molto meglio abbandonare quando si tratta di un argomento serio e grave come un’epidemia che sta causando migliaia di morti.

“La Commissione europea ha stanziato 147 milioni di euro per aiutare i Paesi africani. Noi temiamo che questi soldi vadano nelle mani sbagliate, quelle della burocrazia e dei potentati locali. Bisogna invece migliorare la sicurezza alimentare, l'approvvigionamento idrico e le strutture igienico-sanitarie. Bisogna aiutare la gente che sta male.”

Da questa sezione emerge abbastanza chiaramente un atteggiamento di critica distruttiva a priori; in assenza di riscontri di alcun tipo è semplice tacciare di inutilità le azioni intraprese dalla Commissione europea, inneggiando a ‘ben altre’ azioni che siano risolutive. Peccato che da un lato i ‘bisogna’ evidenziati nell’articolo siano estremamente vaghi da un punto di vista operativo, dall’altro risultano abbastanza in contrasto con le posizioni xenofobe espresse dal medesimo Movimento per motivi sanitari. Con un po’ di polemica verrebbe da chiedere: aiutare la gente che sta male va bene finché ‘la gente che sta male’ è a casa sua, e nel momento in cui entra nel nostro paese ritorna ad essere prioritaria esclusivamente la nostra sicurezza, che sia realmente messa a rischio oppure no?

Nel frattempo, cosa fa la Commissione per prevenire questa grave minaccia per la salute pubblica anche in Europa? Noi chiediamo che faccia pressioni sul Consiglio europeo affinché invii una raccomandazione a tutti i Paesi membri, Italia compresa, per far presto e aumentare al massimo tutte le misure di prevenzione.”

Considerato che tutte le misure di sicurezza di tipo sanitario sono già in atto, viene da chiedersi cosa si intenda per ‘aumentare al massimo tutte le misure di prevenzione’; l’idea non peregrina, già ventilata da alcune prese di posizione del Movimento in questione, è che in questo caso si inneggi ad una chiusura delle frontiere tanto inutile quanto strumentale ad accontentare una parte cospicua del proprio elettorato, che altro non chiede se non una giustificazione alla propria, endemica, xenofobia.

Tra parentesi, è bene anche ricordare che, stando ancora una volta a una fonte ufficiale e affidabile - l’OMS - la chiusura delle frontiere, oltre a essere inutile e non giustificata, potrebbe addirittura avere l’effetto contrario di aggravare la crisi nei Paesi in cui è in atto. Questa azione, quindi - la sola esplicitamente richiesta, in precedenza, dal M5S - non viene implementata non già per pigrizia o negligenza, ma perché in primo luogo non necessaria, in secondo luogo non raccomandata da alcuna autorità sanitaria, e in terzo luogo identificata da almeno tre fonti affidabili (OMS, MSF, e volontari ONU nelle zone colpite) come potenzialmente dannosa.

L'Ebola può essere emarginato. Con o senza farmaci."

La conclusione rappresenta infine il punto più basso dell’intero articolo. Un primo punto da rilevare consiste nell’uso improprio del participio passato di ‘emarginare’, che può essere letto a scelta come un lapsus freudiano o come una consapevole scelta lessicale, sottolineando la natura di ‘invasore’ dell’Ebola a discapito di una visione in cui una malattia di questo tipo è un nemico per tutta l’umanità. Resta infine da chiedersi cosa si intenda per ‘con o senza farmaci’: appare chiaro che la lotta all’Ebola necessita proprio della ricerca scientifica e della messa a punto di un protocollo farmacologico efficace; appare però altrettanto chiaro come l’obiettivo primario di chi ha scritto questo articolo non sia la sconfitta dell’Ebola, ma semplicemente tenerlo lontano dal territorio italiano - chi ne è affetto in Africa è libero di morire a casa sua, e più che tanto non ci interessa.

L’Ebola andrebbe debellato, non emarginato: la principale urgenza di fronte a una malattia tanto grave dovrebbe essere assisterne e curarne le vittime, non rinchiuderle in un più o meno metaforico lazzaretto.

Preoccupazione, quindi, o ricerca opportunistica di consensi, fondata su uno dei timori più antichi e comprensibili di tutti - quello della malattia? La prima, se autentica, è colpevolmente disinformata: colpevolmente, perché chi si fa portavoce politico delle esigenze della popolazione ha tra i suoi doveri quello di informarsi sugli argomenti su cui desidera intervenire. La seconda sarebbe quanto mai deprecabile. Nell’augurarsi che non si cerchi di fondare una propaganda dai toni vagamente xenofobi sulla pelle di persone che muoiono di una malattia molto grave, resta la necessità di rispondere a documenti come questo nel solo modo possibile: con una presentazione il più possibile obiettiva e ben documentata della situazione.

Di disinformazione, sull’intero caso Ebola, ne è stata già fatta fin troppa.

Immagine tratta da: www.huffingtonpost.com

Ultima modifica il Domenica, 24 Maggio 2015 22:34
Joachim Langeneck

Joachim Langeneck, dottorando in biologia presso l'Università di Pisa, nasce a Torino il 29/11/1989. La sua ricerca si concentra principalmente sullo studio di processi evolutivi negli invertebrati marini, con sporadiche incursioni nell'ambito dell'etica della scienza, in particolare a livello divulgativo.

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