Domenica, 16 Febbraio 2014 00:00

Restiamo animali: contro la vivisezione

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[Qui un articolo che riporterà posizioni molto diverse]

“Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere gli esseri viventi inferiori, non conoscerà mai né la salute né la pace. Fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno tra loro. Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore”

(Pitagora)

Dopo un’abbondante e ottima cena tutta vegana, organizzata dalla redazione di Restiamo Animali in collaborazione con la Casa del Popolo di Settignano si è sviluppata la discussione riguardo al tema della vivisezione, col titolo “Una ricerca senza animali”. I relatori erano due.

La prima è stata Linda Guerra, naturalista ed etologa, vegetariana per scelta etica e impegnata nell’informazione e nella divulgazione di temi animalisti e anche sul caso di Caterina Simonsen, (la studentessa universitaria gravemente ammalata che recentemente ha creato scandalo per via di una dichiarazione in cui affermava di aver migliorato le proprie condizioni di salute proprio grazie alla sperimentazione animale); il secondo relatore era Luigi Lombardi Vallauri, filosofo del diritto – era ordinario di filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Firenze – soprannominato anche “il filosofo degli animali”, per le sue posizioni. 

Linda Guerra, durante la sua esposizione si è soffermata maggiormente sugli aspetti scientifici della ricerca, sebbene, a mio avviso non abbia approfondito in maniera troppo soddisfacente la questione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale. Innanzitutto spiega che con vivisezione si intendono tutte quelle pratiche di “tortura” sugli animali vivi, sottoposti a radiazioni, inoculazione di sostanze chimiche e altre pratiche di dissezione a scopi sperimentali o di ricerca. La vivisezione, continua la Guerra risale addirittura ad Aristotele ma è con Cartesio, nel 1600 che si ha la piena giustificazione del trattamento cruento e gratuiro sugli animali, dato che il filosofo francese, sostenitore del “meccanicismo animale” affermava che queste creature erano paragonabili al meccanismo di un orologio e quindi incapaci di sentire o soffrire, ridotti ad animali-macchine, automi privi di anima e di ragione:

“Ed è ancora assai notevole il fatto che, sebbene molti animali mostrino in qualche loro azione un'abilità maggiore della nostra, non ne rivelino tuttavia nessuna in molte altre, per cui quel che fanno meglio non prova che abbiano un'intelligenza, giacché se così fosse ne avrebbero più di chiunque fra noi e riuscirebbero meglio in ogni cosa; prova piuttosto che non ne hanno affatto, e che ciò che agisce in essi è la natura, in virtù della disposizione dei loro organi: così come un orologio, fatto solo di ruote e di molle, può contare le ore e misurare il tempo con maggiore precisione di quanto possiamo noi con tutto il nostro senno.”

In quanto meccanismi, in quanto così altri dall’uomo, quest’ultimo può benissimo usarli come mere cose, meri strumenti da utilizzare per qualsiasi suo fine o desiderio. Nel 1900 si ha un pieno sviluppo della sperimentazione animale con l’istituzione delle case farmaceutiche che si rifanno alla legge del 1932 la quale prevede che qualsiasi sostanza prima di esser sottopposta all’organismo umano debba essere prima sperimentata sugli animali. E per qualsiasi sotanza non si intende solo quelle finalizzate a una ricerca medica, ma anche cosmetici, inchiostri, colle, fumo.. per qualsiasi prodotto si fa ricorso ad atti criminali sulla pelle di questi esseri viventi, che, ormai è appurato, sono ben capaci di provare dolore e sofferenza.  

L’etologa insiste poi sull’aspetto riguardante l’improvata efficacia di sperimentazione animale, proprio perché essi sono troppo diversi da noi. Una sperimentazione potrebbe essere valida al 100% solo se fosse praticata su un corpo umano, ma giustamente e ovviamente, per motivi etici, questo non è possibile – sebbene purtroppo, questa modalità di sperimentazione umana sia stato perpetrata ferocemente e brutalmente durante l’orrore del nazismo. Proprio perché noi non abbiamo niente in comune con topi, ratti, cavie, ecc. questi possono mostrare effetti collaterali alle sostanze somministrategli del tutto diversi da quelli che potremmo manifestare noi una volta assunte quelle stesse sostanze. Linda cita a questo punto il caso del Talidomide, farmaco introdotto nel 1957 perché riconosciuto utile alle donne in gravidanza – per limitare i tipici effetti di nausea nei primi mesi – ma a partire dal 1961, contemporaneamente e in diverse parti del mondo si verificarono casi di neonati affetti dalla malformazione focomelica, ovvero nascevano privi di arti. Questo nonostante tre anni di sperimentazione su animali, che non presentavano effetti collaterali come quelli che si verificarono sui neonati e anche dopo questi casi, allorché le ditte farmaceutiche si rilanciarono in un’assidua sperimentazione in laboratorio su topi, cani, gatti, tutti i risultati apparivano negativi.  Simile problema accadde con il Viox, che dal 1999 avrebbe causato tra le 89.000 e le 139.000 vittime per dani cardiologici, non previsti attraverso i test sugli animali. Insomma, più del 50% dei farmaci degli effetti collaterali non previsti; Il 92% di questi farmaci che passano con successo attraverso i testi sugli animali non supera poi le successive fasi cliniche sull’uomo a causa di effetti avversi o per inefficacia. Se pensiamo che intercorrono enormi differenze all’interno di una stessa specie, figuriamoci tra due specie diverse, tra noi e loro! Infatti proprio perché gli animali non hanno molto in comune con il nostro organismo, studi recenti hanno dimostrato che la coincidenza dei risultati ottenuti su test effettuati sugli animali e test sull’uomo è pari solo al 18%.*

Guerra si avvia poi alla conclusione facendo una – forse troppo rapida e poco tecnica, per stessa scelta della relatrice – panoramica sui metodi alternativi, che esistono, ma che purtroppo, vuoi per la pressione delle case farmaceutiche che con la sperimentazione animale risparmiano molto di più, vuoi per le avversità della chiesa e per tutti i vari interessi economici, non vengono studiati approfonditamente né tantomeno utilizzati. Nemmeno c’è la reale volontà di analizzarli ed eventualmente sostituirli alle terrificanti pratiche di tortura sulle bestiole. Pratiche che raggiungono una brutalità estrema, come quando si sottopongono dei gatti a ripetute scosse elettriche al cervello per simulare gli effetti dell’epilessia, senza considerare il fatto che nei gatti non esiste quella malattia. O si pensi al caso del fumo: viene testato da decenni su cani e altri animali ma questi non si ammalano perché in essi il fumo non causa tumore al polmone, mentre sappiamo bene che nell’uomo lo causa eccome. Ci troviamo spesso di fronte a una strumentalizzazione di questi dati, a un inganno architettato allo scopo di riempire la pancia delle industrie farmaceutiche, dati distorti, poco trasparenti o parzialmente spiegati per inseguire gli interessi di qualcun altro. Se esistono – ed esistono – metodi che potrebbero evitare simili atti di barbarie e inutili e lancinanti sofferenze a degli esseri viventi, perché non c’è una reale presa di coscienza e una reale applicazioni di tali metodi? Questo accade soprattutto perché si tratta di metodi molto più costosi e il loro utilizzo contrasterebbe gli interessi di ditte farmaceutiche, università di medicina o farmacia, laboratori di ricerca chimica, medica ecc..  Questi test alternativi – modelli matematici, cellule in vitro, manichini, simulazioni tramite computer.. – vengono utilizzati soltanto (a volte). Oltre alle cellule in vitro, cellule staminali, tessuti coltivati in laboratorio, esisterebbero addirittura anche cadaveri artificiali in grado di simulare le funzioni vitali come la circolazione sanguigna o la respirazione. Così come esistono modelli matematici, o appunto la tossico genomica, metodo sperimentale in vitro che consiste nell’esporre cellule umane coltivate in laboratorio alla sostanza di cui si intende valutare gli effetti. E’ così possibile valutare  il modo in cui una sostanza altera la funzione dei geni all’interno di una cellula valutandone la risposta biologica che ne consegue, anche a lungo termine.** Come spesso poi succede nel nostro paese, risultiamo sempre tra i fanalini della coda in campo di innovazione, in questo caso scientifica: in Europa infatti vengono investiti circa 700.000.000 di euro per la ricerca di metodi sostituitivi ai test su animali, mentre in Italia soltanto 80.000 euro.

Conclusa l’analisi dell’etologa, prende la parola Luigi Lombardi Vallauri, che, ammette subito, non bisogna parlare di “sperimentazione animale”, bensì di vivisezione, perché è così che essa si chiama (“se degli uomini fossero sottoposti a quelle pratiche barbariche sono certo che si sentirebbero vivisezionati”, dice il professore) e aggiunge che le sperimentazioni su animali sono devastanti per dolore e distruttive per esito. È scorretto anche parlare di pratiche “disumane”, dato che anzi, tali trattamenti sono maledettamente umani, troppo umani – per citare Nietzsche, laddove l’essere umano spesso si distingue per atti di atroce ed abominevole crudeltà sconosciuta al mondo animale, che, se uccide, lo fa solo per sopravvivenza. Citando Mark Twain “Tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele. È l’unico a infliggere dolore solo per il piacere di farlo". Anche per il professore

Non c’è niente di peggio dell’uomo, solo chi detiene il «privilegio» del Logos può essere o diventare abbietto, il leone no”, e prosegue poi la sua discussione concentrandosi sulla dimensione etica e giuridica, dato che di quella scientifica se n’è occupata la precedente relatrice. È però la dimensione etica a detenere il primato, essa viene prima anche della scienza, perché solo partendo dall’etica si può prendere coscienza delle atrocità cui uomini o animali subiscono e solo così iniziare a contrastarle in maniera efficace. I test sugli animali sono crudeltà ingiustificate, inadeguate. Facendo una piccola analogia, il professore cita Diderot, il quale affermava: “come mai si continuano a ghigliottinare i condannati quando tutti conoscono l’inefficacia di tale strumento?”. Anche mangiare carne, a detta del professore di diritto, è una cosa devastante, ecologicamente, e anche in termini di danni al fisico e all’organismo umani: “mangiare carne è digerire le agonie di altri esseri viventi”, direbbe Marguerite Yourcenar. Inoltre, probabilmente, provoca Vallauri, la cosa più perfetta ed economica sarebbe piuttosto mangiare altri esseri umani: “pensate che vantaggi liberare il sovraffollamento del mondo di 2 miliardi di esseri umani!”

Inoltre, sempre sottolineando il valore dell’aspetto etico, il professore prosegue affermando che seviziare animali non fa soltanto male a questi ma agli uomini stessi, seguendo quella logica che fa del carnefice una sorta di vittima ancor più papabile di compassione rispetto alla vittima stessa, che almeno è innocente e non deve fare i conti con la propria coscienza e i propri sensi di colpa per aver commesso degli atti orribili. Come dice Socrate nel Gorgia di Platone , “merita più compassione il carnefice che l’innocente.”

In ogni caso, sia l’etica retorica che l’ethos sociale  - la coscienza e i costumi sociali – vanno sempre più in direzione della non-violenza, e verso metodi alternativi, a detta del Vallauri. 

Questi passa poi alla dimensione giuridica, mostrando che nel 1990 e nel 2010 si sono messe a punto una ventina di norme sugli animali, confluite in quello che è stato chiamato “il diritto dell’animale”. 

L’Articolo 13 del Trattato di Lisbona dichiara che  l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti , sebbene poi aggiunga: rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale”.  Il che fa capire come il diritto sia spesso schizofrenico, dato che mentre  la prima disposizione afferma l’esigenza di benessere di “esseri senzienti”, con l’ultima frase annulla questa stessa esigenza, dato che in qualche modo fa rientrare caccia, pesca, allevamento intensivo nelle tradizioni culturali e quindi ne legittima l’utilizzo. 

Il 544 bis e il 545 ter del Codice Penale del 2005 affermano invece che chi maltratta un animale senza necessità incorre  in una pesante multa o nel carcere, così come chi lo uccide – anche in questo caso, caccia o pesca restano intoccabili in quanto “uccisioni per necessità”. Se ammettiamo che la vivisezione è una tortura, un maltrattamento, perché questo codice non si applica su di essa? Probabilmente anche questa tortura è vista come necessaria. Fortunatamente una lieve consolazione è data dal fatto che grazie all’articolo 413 del 1993, si è introdotta l’obiezione di coscienza sulla sperimentazione animale, cosicché per esempio ricercatori o studenti possono opporsi allo studio di sostanze o medicinali tramite test su animali. Purtroppo spesso ci imbattiamo nell’arroccamento di professori e ricercatori – oltre che dei vivisettori convinti o dei farmacisti o della Chiesa – che temono che cambiare metodologia di ricerca sarebbe per loro devastante – e lo sarebbe soprattutto per le loro pubblicazioni, provoca di nuovo il professore.

L’articolo 116 del 1992 infine, “disciplina la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici”. Dunque secondo Vallauri, i criteri e le ragioni per la protezione animale sono tutti perfetti ma le misure, i metodi e i livelli di protezione sono invece scarsissimi. Si assiste a una discrasia tra la ratio e legislazione stessa, che appare così contraddittoria al suo stesso interno, e una discrasia ancor più forte tra la toeria della legislazione e ciò che effettivamente invece si compie, tra la teoria e la pratica. Così come c’è anche discrasia riguardo la stessa dinamica vivisezionista, dato che da una parte si afferma che gli animali sono oggettività senzienti e che provano dolore e sofferenza, ma dall’altra si continua a legittimarla e giustificarla. Nonostante ciò anche in questo caso il professore si mostra ottimista, sostenendo che si vada verso metodi alternativi: tra l’altro per aumentare ricerca ed uso su di essi basterebbe trasferire le spese utilizzate per la sperimentazione animale su questi metodi che potrebbero sostituirla una volta per tutte.

Vallauri si avvia poi alla conclusione prima citando Ghandi, che disse: “aborrisco la vivisezione con tutta la sua anima e considero tutte le scoperte scientifiche che si macchiano di sangue prive di valore”; poi citando il bellissimo e poetico “Mantra di Cenresig,” il Buddha della compassione e protettore di chi è in pericolo che recita così: “Om  Mani Padme Hũm” : “Mi inchino a te gioiello che risplende nel fiore di loto”. Laddove l’uomo è il gioiello dalla mente spirituale che risplende nel fiore di loto cosmico, ma per risplendere deve imparare a cogliere  con delicatezza questo fiore, senza sradicarlo, spezzarlo, deturparlo; deve imparare ad amare il cosmo e con esso tutte le sue creature.

Come diceva la grande donna, la grande scienziata, la grande animalista, Margherita Hack: “Gli animali sono creature di questa terra, sono nostri fratelli e quindi non si devono considerare oggetti a nostra disposizione. Sono esseri viventi che hanno capacità di amare e di soffrire e quindi dobbiamo trattarli proprio come fratelli.”

[* Dati del sito dell’ENPA]

[**dal sito dell’ENPA]

Foto ripresa liberamente da www.ilgiornale.it

Ultima modifica il Martedì, 18 Febbraio 2014 10:46
Chiara Del Corona

Nata a Firenze nel 1988, sono una studentessa iscritta alla magistrale del corso di studi in scienze filosofiche. Mi sono sempre interessata ai temi della politica, ma inizialmente da semplice “spettatrice” (se escludiamo manifestazioni o partecipazioni a social forum), ma da quest’anno ho deciso, entrando a far parte dei GC, di dare un apporto più concreto a idee e battaglie che ritengo urgenti e importanti.

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