Domenica, 05 Agosto 2018 00:00

Pillole dal Giappone #249 – 100.000 firme contro la nuova base di Okinawa

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La Prefettura di Fukushima ha un futuro nella produzione di energie rinnovabili? Forse sì ma i risultati sono ancora largamente insufficienti. Le tre pale eoliche (due da 2 megawatt ed una da 7) piazzate in mare a largo di Naraha – nell'ambito di un progetto sovvenzionato dal Ministero dell'Industria – stanno infatti producendo meno di quanto previsto in fase di installazione. A costruire il tutto, per una spesa complessiva di 58,5 miliardi di yen, un consorzio di industrie che vede la partecipazione di Mitsubishi Heavy Industries e Marubeni. Non è ancora chiaro se il progetto andrà avanti: “prima vediamo che risultati daranno i test” ha affermato il ministro competente.

Il governo ha intanto assicurato giovedì scorso che entro il 2021 torneranno alle loro case le 62.000 persone che dal 2011 sono state evacuate nelle Prefetture di Miyagi ed Iwate. 9.000 di loro vivono ancora nei container.

Per quanto concerne il nucleare la scorsa settimana sono state ufficialmente riviste dalla Commissione per l'Energia Atomica del Giappone le linee guida sull'uso del plutonio e, come era nell'aria da mesi, ne è stata raccomandata la riduzione.
Il Giappone possiede circa 47 tonnellate di plutonio (in parte all'estero) e fondamentale per il riprocessamento ed il loro riutilizzo nelle centrali elettriche sarà l'impianto di Rokkasho (Prefettura di Aomori) attualmente in fase di costruzione nonché la “cooperazione tra gli operatori” esteri (lo si legge al punto 3 del rapporto ancorché appare un generico auspicio) affinché siano ridotte le scorte attualmente custodite in Francia e Gran Bretagna.

Nel settore petrolifero, invece, il colosso Inpex ha annunciato l'inizio della produzione di GPL nell'ambito del progetto che lo vede coinvolto nell'Australia del nord-ovest. Questo progetto, il primo afferente il GPL di un'azienda nipponica all'estero, ha in animo di produrre 8,9 milioni di tonnellate di gas di petrolio liquefatto che per il 70% dovrebbero prendere la via dell'Arcipelago. Secondo gli accordi intercorsi tra le due nazioni sarà realizzato un gasdotto di 890 chilometri che partirà da Darwin (Australia).
Il Giappone, che con Inpex possiede il 62% di questo progetto estrattivo, acquista l'80% del GPL australiano.

Da Okayama, una delle Prefetture colpite dalle ultime disastrose piogge torrenziali, giunge invece una storia di grande solidarietà. Molti sono infatti i volontari impegnati in una particolare forma di aiuto: il restauro delle foto di quanti hanno perso la casa. Migliaia sono infatti le fotografie finite sotto l'acqua ed il fango e per questo bisognose, anche loro, di cure. Protagoniste di questa attività l'associazione Omoide Kaeru di Sendai, già presente all'epoca della catastrofe del marzo 2011, e Risukai Yamaguchi che ha sede per l'appunto nella Prefettura più meridionale dell'isola di Honshu e che aveva operato durante le frane che nell'agosto 2014 lasciarono morte e distruzione nella Prefettura di Hiroshima.
Il Giappone è stato nel contempo colpito da un altro tifone (Jongdari il nome assegnato) domenica 29 luglio che ha colpito l'isola di Kyushu e causato il ferimento di 24 persone. Molti i voli cancellati mentre non si sono segnalati nuovi danni nelle Prefetture già duramente colpite.

Sul fronte lavoro le maggiori aziende del settore terziario sono oramai al loro primo mese di sperimentazione della nuova legge che dovrebbe, nelle intenzioni del governo mentre l'opposizione è di parere opposto, ridurre il fenomeno dei cosiddetti karoshi e cioè le morti da superlavoro. La norma limita il numero di ore di straordinario a 100 al mese (precedentemente il limite oltre il quale era sconsigliato andare era di 80) e 720 l'anno prevedendo sanzioni per le aziende che violano questi tetti.
Alcune aziende hanno comunque autonomamente affrontato il fenomeno: tra esse SCSK (operante nel settore IT) che dal 2013 ha implementato una politica di incentivi per gli impiegati che riducono gli straordinari eccessivi riuscendo ad abbassare la media delle ore in eccesso a 16,4 al mese (dati del 2017) contro le oltre 27 del 2011. “Nel settore IT la gente ha pensato che lavorare molte ore fosse una virtù – ha detto al quotidiano Mainichi Yoshinari Kobayashi, numero 2 delle risorse umane della società – ma la dirigenza ha visto che se i lavoratori non sono in salute e non pensano a dare valore al loro lavoro ciò crea difficoltà nella produzione di servizi a valore aggiunto ai nostri clienti e la crescita della compagnia finisce per essere stagnante. Per questo abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare”. Dunque nessuno spirito di umanità ma la semplice constatazione che spremere i lavoratori finché non si accasciano infartuati sulle loro scrivanie non produce maggior plusvalore ma meno. Secondo Kobayashi i profitti della società sono raddoppiati in sei anni raggiungendo i 312 milioni di dollari nel 2017.
Tra le aziende maggiormente sensibili al tema vi è Panasonic, la prima azienda nipponica ad aver sperimentato, nel 1965, la settimana lavorativa di cinque giorni.

Il Giappone, anche e soprattutto a causa del calo demografico, ha la necessità di rendere più produttivi, e molto più accoglienti per le lavoratrici madri, i posti di lavoro. Il valore della produttività misurato in denaro, secondo le statistiche del Japan Productivity Center, è nel Sol Levante di 46 dollari l'ora: il più basso tra le economie del G7 ed al 20° posto tra le 35 economie dell'OCSE.
Nel settore bancario al fine di ridurre il numero di ore lavorate, ma anche e soprattutto il numero di lavoratori, da alcuni anni si sperimentano con successo software in grado di elaborare i profili dei clienti riducendo il lavoro necessario agli impiegati per lo studio di un caso.
Il tasso di disoccupazione è stato a giugno del 2,4% (+0,2 rispetto a maggio) segnando comunque il più basso tasso di disoccupazione tra le economie avanzate. Stando a quanto comunicato il 30 luglio dal Ministero degli Interni i disoccupati in termini assoluti sono stati 1.660.000 e di questi 700.000 per dimissioni volontarie, 430.000 i licenziamenti e 360.000 le persone in cerca di occupazione. La disponibilità di posti di lavoro ha raggiunto un altro record (a questo punto negativo se analizzato riflettendoci un filo in più) con 1.62 a giugno (era 1.60 a maggio): tradotto in altri termini per ogni 100 persone che cercano lavoro ci sono disponibili 162 posti di lavoro.
“A causa dell'invecchiamento della popolazione è fondamentale investire nello sviluppo delle risorse umane e implementare le funzionalità della quarta rivoluzione industriale come intelligenza artificiale, internet delle cose e robot” si legge in un rapporto pubblicato venerdì dal Ministero guidato da Motegi.

Da Odawara (Prefettura di Kanagawa) inizia invece un'inchiesta del periodico comunista Akahata sulle condizioni di lavoro in Amazon. Il colosso, il cui fondatore Jeff Bezos è uno degli uomini più ricchi del mondo, ha aperto nel 2013 un centro di smistamento nella città a un'ora e mezza di treno da Tokyo di circa 200.000 metri quadri. Akira Okawa, 40 anni, ex dipendente della struttura, così racconta la sua esperienza in Amazon: “i miei colleghi uno dopo l'altro si sono dimessi dopo aver sofferto colpi di calore, fratture, dolori alla schiena ed altre lesioni e malattie. Anche io ho sofferto per problemi ai tendini tra le dita”. Da quando la struttura ha aperto si sono verificati tre decessi ma, interpellata dal quotidiano, la società ha smentito si sia trattato di morti lavoro-correlate.

Intanto sull'aumento del salario minimo orario, dopo che anche i tavoli consultivi del governo ne hanno chiesto la crescita, il sindacato Zenroren ha chiamato i propri iscritti ad una due giorni di proteste al termine della propria conferenza annuale svoltasi dal 26 al 29 luglio a Tokyo. Oltre ad un salario minimo orario uguale in tutta la nazione il Presidente della confederazione, Yoshikazu Odagawa, ha chiamato alla lotta anche contro la norma che slega il salario dalle ore lavorate (per adesso soltanto per le alte professionalità ma c'è da giurare che una volta passato il principio esso sarà esteso a tutte le categorie).

In tema sociale i lavoratori pubblici di Fukuoka si stanno organizzando per impedire la privatizzazione dei servizi idrici della città. Secondo l'avvocato Yoshimasa Obayashi, autore di diversi libri sul tema, i comuni dovrebbero attenersi al principio base della normativa nazionale che nel suo preambolo stabilisce che “lo scopo della legge è fornire acqua in quantità, pulita ed a basso costo”.
Sempre in quest'ambito il Partito Comunista segnala una crescita del 20% dei premi nelle assicurazioni per l'assistenza infermieristica per gli ultrasessantacinquenni. Nel 2016 ben 16.161 anziani hanno subito il sequestro dei loro beni per arretrati nei pagamenti mentre i casi furono 13.371 nel 2015: +20% in un solo anno.

Rimprovero ufficiale del PLD per la deputata Mio Sugita per le dichiarazioni omofobe rilasciate dalla stessa la settimana scorsa ma intanto un altro deputato conservatore, Tomu Tanigawa, si è lasciato andare a dichiarazioni apocalittiche (“declino e rovina”) nel caso, quantomai remoto, si approvassero i matrimoni omosessuali. Di contro, dall'opposizione, il Segretario Generale del Partito Costituzionale Democratico Tetsuro Fukuyama ha annunciato la creazione di un organismo interno che dovrà presentare delle proposte su questo tema.

In economia è oramai prossima la richiesta nipponica di aumento delle quote per il tonno pinna blu. La decisione è conseguenza di quanto comunicato dal Comitato Scientifico Internazionale circa un recupero consistente del numero di tonni nel Pacifico settentrionale. Le limitazioni alla pesca erano state introdotte dalla Commissione per la Pesca nel Pacifico Centrale ed Occidentale, un organismo del quale fanno parte 26 nazioni e tra esse il Giappone. Grandi proteste vi erano state da parte dei pescatori che operano sotto costa in quanto in molte Prefetture in pochi mesi i pescatori avevano già esaurito la quota di pescato assegnata al Giappone.

In calo i profitti di due delle maggiori compagnie aeree del Sol Levante (ANA Holding e Japan Airlines) a causa dell'aumento dei costi del carburante e di investimenti sul fronte della sicurezza pur in presenza di un aumento consistente del numero di passeggeri trasportati. Aumenti record invece per i profitti di Sharp (+32,6% per il trimestre aprile-giugno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). A trainare la crescita il settore degli schermi a cristalli liquidi che hanno segnato un +55,6% nelle vendite rispetto al 2017. Un +44% anche per il colosso dei giochi elettronici Nintendo: l'azienda con sede a Kyoto ha guadagnato quasi 275 milioni di dollari tra aprile e giugno.
Profitti record per il primo quarto dell'anno anche per Sony (2 miliardi di dollari) in gran parte derivanti però dalla vendita di azioni del servizio Spotify. “Siamo partiti bene quest'anno ma abbiamo una certa cautela circa i possibili effetti delle tensioni commerciali tra USA e Cina nonché sugli effetti macroeconomici che potrebbe produrre la svalutazione della moneta in corso in alcune nazioni in via di sviluppo” ha affermato Hiroki Totoki, capo dell'ufficio finanziario del gruppo.
La guerra commerciale preoccupa anche Denso che ha stimato in una cifra trai 70 e gli 80 miliardi di yen all'anno i maggiori costi per l'industria automobilistica nipponica causati dall'aggressività tariffaria del governo Trump. “È un fattore di preoccupazione. Speriamo che le regole di un commercio leale siano mantenute” ha dichiarato Yasushi Matsui, direttore esecutivo della società.
Robert Lighthizer, responsabile per gli USA della materia, ha annunciato ufficialmente che il 9 agosto partirà il dialogo bilaterale per giungere, in prospettiva, ad un accordo commerciale tra il proprio Paese ed il Sol Levante.
Delle tensioni commerciali sembra non soffrire Honda che nel primo quarto dell'anno ha riportato profitti per 2,2 miliardi di dollari (+17,8% rispetto allo stesso periodo del 2017) in gran parte dovuti alle vendite in Indonesia, Vietnam ed India (ma una crescita del 7,7% si è registrata anche nelle vendite negli USA).

In calo a giugno la produzione industriale (del 2,1% per la precisione) a causa di un calo nella domanda globale di macchinari e semiconduttori. Dati preoccupanti per Kobe Steel i cui profitti tra aprile e giugno sono calati del 49,4% rispetto allo stesso periodo del 2017 a causa della pessima immagine che l'azienda si è conquistata dopo che sono emerse numerose falsificazioni circa la qualità delle produzioni. Crollati del 61% i profitti derivanti dalla vendita di rame ed alluminio, su questa seconda categoria di prodotti si è concentrato il maggior numero di dati falsi.

Martedì scorso, intanto, il ministro Pompeo, incontrando rappresentanti asiatici, ha reso noti futuri investimenti per il 113 milioni di dollari in infrastrutture e sicurezza informatica nell'area indo-pacifica. La mossa, poco più che simbolica per la cifra spesa, si colloca nell'ambito del contenimento economico della Cina.
Resa nota sempre in quell'occasione anche la costituzione di un ben più sostanzioso fondo congiunto Stati Uniti, Giappone e Australia nel settore delle infrastrutture per un ammontare di 50 miliardi di dollari. Ad annunciarlo, da Washington, l'OPIC (sigla che sta per Overseas Private Investment Corporation), una delle tante agenzie USA per gli investimenti ma che opera in rappresentanza di capitali privati. Presente alla firma dell'accordo il Governatore della Banca Giapponese per lo Sviluppo Tadashi Maeda. Annunciato il rafforzamento di OPIC in Giappone con l'invio presso l'ambasciata USA a Tokyo di un plenipotenziario dell'agenzia. “Stati Uniti, Giappone e Australia hanno formato un partenariato trilaterale volto a mobilitare investimenti in progetti che conducano a crescita economica, alla creazione di opportunità nonché alla promozione dell'area indo-pacifica sotto il segno dell'apertura, della prosperità e dell'inclusività” si legge nel comunicato seguito alla riunione. Individuati in trasporti, energia e turismo i tre assi fondamentali nei quali il fondo impiegherà denaro.
Le mosse nipponiche nell'area non fanno che riattizzare le polemiche con la Cina sulla circolazione delle navi nel Mar Cinese Orientale. Taro Kono ha incontrato l'omologo Wang Yi nell'ambito del vertice ASEAN di Singapore e si è intrattenuto col ministro cinese per circa 30 minuti. “La Cina ha naturalmente la propria posizione” ha tagliato corto Wang al termine dell'incontro.

Intanto, con una mossa a sorpresa, la Gran Bretagna si è mostrata interessata ad entrare nel trattato di libero commercio per l'area del Pacifico (CPTPP come è stato ridenominato dopo l'uscita degli States). Ad annunciarlo, lo scorso martedì, il ministro per Rivitalizzazione Economica e le Politiche Economiche e Fiscali Toshimitsu Motegi che ha incontrato a Tokyo il ministro per il Commercio britannico Liam Fox per il quale la Gran Bretagna cerca “sia un potenziale ingresso nel CPTPP sia un rafforzamento dell'Accordo di Parternariato Economico Giappone-UE nell'ambito di una nuova relazione che sia alla base della nostra cooperazione economica”.
“Dato che per la prima volta da 40 anni a questa parte dobbiamo stabilire la nostra politica del commercio il governo è determinato a battere nuove strade lanciando la Gran Bretagna nel cuore delle regioni a maggiore crescita come quella asiatica” ha sostenuto Fox.

Ad Okinawa sono 100.000 (per la precisione 100.979) le firme raccolte dal comitato che chiede la convocazione di un referendum sulla nuova sede che ospiterà le truppe USA di Ginowan. “Chiediamo con forza lo stop ai lavori a largo di Henoko fino a quando non si sarà tenuto il referendum” ha affermato il coordinatore del comitato Jinshiro Motoyama. Le firme sono state raccolte tra il 23 maggio ed il 23 luglio di quest'anno e rappresentano un numero ragguardevole considerato che la popolazione non raggiunge il milione e mezzo di persone.

Inaugurati il 30 luglio presso il porto di Yokohama i lavori di una nave della Marina nipponica che sarà equipaggiata con missili parte del sistema Aegis. Alla nave – lunga 170 metri, larga 21 e pesante 8.200 tonnellate – è stato dato il nome di Maya (in onore del monte omonimo non distante da Kobe) e sarà operativa dal 2020. Un'altra nave dello stesso tipo sarà invece terminata nel 2021.

In settimana a mantenere ancora più caldo l'agosto sulle vicende militari ci ha pensato l'ex ministra Tomomi Inada. La politica conservatrice, silurata dopo lo scandalo dei report delle missioni all'estero nascosti al parlamento, ha definito coloro che difendono l'attuale Costituzione come appartenenti ad un “nuovo culto” per poi presenziare ad un'iniziativa dell'associazione nazionalista ed anticoreana Nippon Kaigi.
Per quanto riguarda, invece, le leggi sulla sicurezza nazionale approvate nel 2015 (norme che facilitano, tra le altre cose, il dispiegamento di truppe nipponiche all'estero) una singolare iniziativa è stata presa giovedì scorso dal premio Nobel Toshihide Masukawa e da altre 142 persone. Il fisico insieme ad un gruppo di cittadini ha infatti mosso una causa civile contro il governo chiedendo un risarcimento di 100.000 per danni psicologici causati dalla paura di rimanere coinvolto in un attentato terroristico che si è reso più probabile, è questa la tesi dei ricorrenti, dopo l'approvazione della normativa bellicista.

Frattanto il dispiegamento a pieno regime del sistema antimissilistico Aegis non poteva non impensierire la Federazione Russa che ha ribadito nel corso dell'incontro 2+2 (cioè con i ministri di Esteri e Difesa di Giappone e Russia) la propria contrarietà all'alterazione dell'equilibrio strategico nella regione. “Abbiamo nuovamente espresso le nostre preoccupazioni sul dispiegamento di elementi parte del sistema missilistico USA nella regione” ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov al termine dell'incontro.
Di misure “puramente difensive” e che “non costituiscono una minaccia per la Russia” ha invece parlato il ministro della Difesa giapponese Onodera mentre nessun commento ufficiale sulla questione è stato diffuso dall'omologo Shoigu.
Il meeting, svoltosi a Mosca il 31 luglio, è il secondo con questo format. Il precedente incontro si era svolto a Tokyo lo scorso anno. Tra i temi trattati anche quello della cooperazione nel contrasto al traffico di droga mediante l'addestramento, nell'ambito di un progetto ONU, di poliziotti e militari di Paesi dell'Asia centrale nonché ovviamente i progressi nell'attività economiche congiunte nelle Curili meridionali.
Rimosse il giorno precedente, ma la cosa non è in relazione con le preoccupazioni russe, alcune batterie di missili intercettori PAC-3 dall'isola di Hokkaido. Quest'ultima decisione appare, infatti, più legata al clima di distensione che si sta creando da Stati Uniti e Corea del Nord e che ha portato lo scorso 27 luglio al rientro in patria di alcuni resti di soldati USA morti nella Guerra di Corea.

Per la denuclearizzazione dell'Asia anche 143 scienziati militanti della causa pacifista che si sono incontrati il 29 luglio a Tokyo nell'ambito della Conferenza Mondiale Contro le Bombe A e H. “La Corea del Nord prima di abbandonare le proprie armi atomiche ha bisogno di essere rassicurata circa il fatto che non subirà attacchi preventivi. Non soltanto la presenza USA in Corea del Sud ma anche la dipendenza del Giappone dell'ombrello nucleare statunitense dovrà essere chiamata in causa nei negoziati. Sarà difficile ed indubbiamente ci vorrà tempo ma le nazioni interessate, compreso il Giappone, dovranno lavorare insieme per costruire un quadro di pace durevole” ha dichiarato nel proprio intervento il professore emerito all'Università di Tokyo Haruki Wada.

Dalla Siria sarebbe emerso un video di Jumpei Yasuda, giornalista rapito dal gruppo terroristico Al Nusra nel 2015. “Ci stiamo approcciando alla cosa in vari modi ed usando varie reti” si è limitato a dichiarare a nome del governo il Portavoce Suga. Il video, diffuso su internet il 31 luglio, ha per titolo “appello di un giapponese rapito in Siria” e dura circa 20 secondi. L'uomo, non è chiaro per quale motivo, afferma, parlando però in giapponese, di chiamarsi Umar e di essere sudcoreano.

In chiusura novità si annunciano per l'Agenzia Aerospaziale del Giappone che intende iniziare le sperimentazioni in quello che è il nuovo fronte dell'esplorazione spaziale: i vettori riutilizzabili. “Ci sentiamo in crisi. Il Giappone ha la necessità di acquisire la tecnologia per migliorare la propria competitività” ha dichiarato al quotidiano Asahi Koichi Okita, responsabile del gruppo di ricerca su questi vettori preoccupato del gap che potrebbe crearsi tra l'agenzia nipponica e NASA ed ESA.
Il vettore per i test ha una lunghezza di sette metri e due tonnellate di peso e dovrebbe essere in grado di trasportare una navicella del peso di 4 tonnellate grazie ad un combustibile composto da ossigeno ed idrogeno allo stato liquido. Le prime sperimentazioni sono previste per il marzo 2019.

(con informazioni di Japan Press Weekly 25 – 31 lug. 2018; mid.ru; gov.uk; whitehouse.gov; opic.gov; aec.go.jp; jpc-net.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)

 

Immagine ripresa liberamente da commons.wikimedia.org

Ultima modifica il Domenica, 05 Agosto 2018 16:35
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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