Mercoledì, 09 Marzo 2016 00:00

Come un uomo

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Se c'è una caratteristica che distingue Pierangelo Bertoli da altri cantautori è l'aver messo sé stesso dentro i propri brani. Certe canzoni, e “certi momenti”, non possono essere il frutto, unicamente, di una forte capacità poetica, ma lasciano trasparire qualcosa dell'autore.

Questa stessa caratteristica la si può ritrovare anche in Alberto, figlio di Pierangelo e musicista egli stesso, che ha voluto raccontarsi, oltreché nei propri brani, anche nel libro Come un uomo (Infinito edizioni, 2015, pp. 160, € 14,00), scritto insieme a Gabriele Maestri, collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso l'Università di Parma, Dottore in Teoria dello Stato a La Sapienza e già noto ai lettori del Becco per tutt'altro ambito (è tra i più noti esperti di simboli dei partiti in Italia).

Il libro è un racconto di viaggio, su e giù per lo Stivale, inframezzato da ricordi sul “Pierangeli” e da riflessioni a tutto campo sulla vita, la religione, il mestiere dell'artista ed il rapporto con il pubblico e con le piazze, che tutte, a prescindere da quanto siano affollate, meritano il rispetto, l'impegno e il lavoro sincero dell'artista. Un viaggio che parte e ritorna sempre a Sassuolo, inizio, fine e cuore della storia artistica e umana della “bottega Bertoli”.

Non si tratta però di un viaggio in solitaria, Alberto non è un artista maledetto, è un percorso che l'autore compie con gli amici e colleghi del “gruppo del Nord” e del “gruppo del Sud”: Ferdinando, Nico, Sasà, Antonio, Danilo, Moreno, Giambattista...
Un racconto denso di aneddoti, dal primo incontro con la chitarra alla musica metal... mecaneg, come la chiamava Pierangelo, agli incontri, alcuni divertenti altri toccanti, ma tutti vissuti con la lente di una insopprimibile emilianità, fondo interiore di entrambi i Bertoli.

Come un uomo è anche un'immersione, nel mestiere di scrivere canzoni, del “partorire parole”, e di come vada fatto con cura, scegliendo bene ogni vocabolo e pensando sempre con la propria testa (ed è forse questa l'eredità umana più profonda che Pierangelo sembra aver lasciato ai propri figli) per non farsi condurre “dal branco al macello”. La storia è, dunque, il viaggio, fisico e metaforico, dell'Alberto musicista e dell'Alberto uomo, che, come la nostra Emilia, “cammina, cade, sta in piedi e vive come un uomo”.

Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 15:31
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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