1) Presidente, lei è stato l'ultimo Presidente del Consiglio dei Ministri della RDT ad appartenere al SED (Partito di Unità Socialista di Germania), può raccontarci con quale animo affrontò quei quattro mesi di governo e quali considera le maggiori iniziative da lei intraprese?
Il Governo è entrato in carica il 17 novembre, dopo che, il 9 novembre, il confine - o come diremmo oggi il Muro - era caduto. In primo luogo era necessario prendere iniziative al fine di garantire la stabilità e per prevenire la violenza. Entrambi i blocchi militari - il Patto di Varsavia e la NATO - si fronteggiavano ancora con ostilità, ciò in RDT avrebbe potuto scatenare la violenza od un conflitto interno e esterno. Noi, come ha dimostrato il Capodanno 1989/1990, assicurammo la stabilità.
Quando fu chiaro che l'Unione Sovietica non avrebbe più garantito l'ulteriore esistenza della RDT, divenne necessario iniziare un processo di unificazione dei due stati tedeschi sorti dopo la guerra.
Il 30 gennaio 1990, a Mosca, il mio “Piano in tre fasi“ per l'unificazione della Germania trovò consenso al tavolo delle trattative. Vi era accordo anche sulla richiesta di una Germania militarmente neutrale.
Una settimana dopo - il 9 febbraio 1990 - in un incontro con il Segretario di Stato americano Baker, Gorbacev abbandonò questa posizione affermando che una Germania unificata sarebbe stata un paese NATO, permettendo così l'ampliamento della NATO fin quasi ai confini con la Russia.
Vi è ancora, io credo, un'immagine distorta del mio Governo. Io stesso parto dal presupposto che quello fosse un importante periodo di transizione, ciò che è accaduto dall'aprile 1990, è stata la consegna della vecchia RDT alla vecchia RFT.
L'unificazione statale del 1990 ha creato una “dualità” che mostra ancora oggi le sue conseguenze negative.
2) La Treuhand, la grande holding “amministratore fiduciario” delle imprese e dei beni del popolo tedesco-democratico si è tramutata da strumento sorto per colmare un vuoto giuridico rispetto al patrimonio della RDT nella nuova Germania in un gigantesco liquidatore: a distanza di oltre vent'anni da quegli eventi può darci un giudizio su quella vicenda?
Nel marzo 1990 il governo della RDT ha deliberato l'istituzione - accompagnandone la formazione - della Treuhand al fine di tutelare il patrimonio pubblico. Nel giugno 1990 il governo della RDT (Presidente del Consiglio era Lothar de Maizière della CDU dell'Est, ultimo capo di Governo della RDT ndr) ha intrapreso una trasformazione radicale della Treuhand. In quel momento c'è stato il primo passo verso la liquidazione della holding, o meglio, l'acquisizione delle proprietà del popolo tedesco-democratico da parte di aziende dell'Ovest. L'85% di ciò che era proprietà nazionale è finito in RFT, il 10% ad investitori stranieri e unicamente il 5% - perlopiù piccole imprese - è rimasto nelle mani di cittadini dell'Est. Possiamo definirla la più imponente operazione di espropriazione che la storia europea abbia mai conosciuto, vi sono stati numerosi episodi criminali perseguiti solo in pochi casi. L'obiettivo politico era la deindustrializzazione della vecchia RDT: questo è stato il compito assunto dalla Treuhand, anche a costo di ricorrere alla criminalità economica.
3) Nelle suoi scritti dal carcere, usciti recentemente anche in italiano, Erich Honecker ha espresso giudizi tutt'altro che lusinghieri per un certo gruppo dirigente del SED di cui anche lei faceva parte. Può descriverci i suoi rapporti con Honecker e come si vissero nel vertice del SED gli ultimi due anni di vita della RDT?
Conosco quell'opera, ma non concordo con gran parte delle descrizioni di Erich Honecker. Si potrebbe dire con una breve formula che fino al quarantesimo anniversario della RDT tutto fosse in ordine, che nel suo discorso durante la cerimonia diede il giusto orientamento per superare le difficoltà e che a ciò seguì solo il tradimento.
La realtà non è purtroppo questa. Honecker parlò con Gorbacev e poi Gorbacev con tutto il Politburo, per entrambi varrebbe la massima: “chi arriva troppo tardi è punito dalla vita!“.
Il 18 ottobre 1989 Honecker si è dimesso da tutti i suoi ruoli ed ha proposto che Egon Krenz venisse scelto come Segretario Generale della SED, Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio di Difesa Nazionale. Non c'è stata nessuna caduta bensì, essenzialmente, la continuazione della politica del Politburo. Solo due stretti collaboratori di Erich Honecker, Günter Mittag e Joachim Herrmann vennero esclusi. In attesa della riunione del Comitato Centrale della SED dall'8 all'11 novembre si creò un vuoto di potere nel partito e nella direzione dello Stato e solo con la costituzione di un nuovo governo dal 13 al 17 novembre si ritornò alla stabilità.
Io oggi rispetto Erich Honecker come un uomo che ha combattuto contro il fascismo tedesco, ma so che nel gennaio-febbraio ci sono stati da parte sua degli sforzi per rimuovermi da ogni incarico senza che ciò fosse previsto dalle deliberazioni del Politburo.
Venne formulata e fatta circolare in tutti i distretti una critica molto forte alla mia condotta. Fino al quarantesimo anniversario della RDT i Segretari di distretto della SED cercarono di non ricevere le medesime critiche in quanto il loro incarico era a rischio.
Le considerazioni di Erich Honecker sono - come quelle di tutti noi - molto soggettive, si basano infatti non solo su quello che è stato il reale susseguirsi degli eventi ma anche sulle azioni e sugli errori personali.
4) L'attuale situazione economica della ex RDT appare sotto molti aspetti simile ad aree sottosviluppate dell'Europa piuttosto che alla “locomotiva tedesca”, sotto questo aspetto può tracciare un bilancio di cosa è stata la riunificazione?
I due Stati tedeschi adottarono nel settembre 1990 un "accordo di associazione" e la RDT confluì nella RFT. La stabilità economica della RDT terminò con l'unione monetaria. Lo sviluppo economico calò di alcuni punti percentuali nel 1989 per poi crollare nella seconda metà del '90, diminuendo del 50% rispetto al 1989. Fino alla prima metà degli anni '90 si parlava di una crescita economica del vecchio territorio della RDT, ma la base di calcolo era il 1990 e non il 1989.
Dal 1990 il tasso di crescita nell'Est è inferiore a quello dell'ovest e il tasso di disoccupazione è sì in riduzione nella Germania dell'Est ma è comunque il doppio che all'Ovest. Oggi, quando nel contesto UE le regioni della vecchia della RDT sono meglio esaminate, il paragone avviene tra queste e la Bulgaria o la Romania. In Germania è cresciuta una diseguaglianza nello sviluppo sempre più evidente e ad Est non si conseguono di fatto progressi. Socialmente le parti orientali della Germania sono del 20% più arretrate di quelle occidentali.
5) Nella fine della DDR incise parecchio l'atteggiamento sovietico e Gorbacev, qual'è il suo giudizio storico sull'operato del leader sovietico?
È particolarmente difficile analizzare il ruolo di Gorbacev nelle vicende della RDT. Principalmente vanno analizzati tre aspetti: la questione tedesca, la fine dell'alleanza militare e l'integrazione economica con i paesi del socialismo reale, oltre alla scomparsa dell'URSS.
Esprimendo un giudizio sobrio, la personalità di Gorbacev non è mai stata mostrata nei paesi occidentali. Egli ha rappresentato gli interessi occidentali più di quelli della stessa URSS, come ad esempio nella vicenda del trattato 2+4 (ci si riferisce al trattato sottoscritto tra i due Stati tedeschi e le ex potenze occupanti Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed URSS che permise la confluenza della RDT nella RFT ndr). Con le sue azioni Gorbacev ha causato la scomparsa dell'Unione Sovietica e con crescente incapacità ha portato alla distruzione dell'alleanza ed alla perdita di rispetto.
Per servire gli interessi della RFT e degli USA, Gorbacev ha spinto Parigi e Londra dalla parte degli USA. Capisco perfettamente quando ancora oggi in Russia si parla del tradimento che ha perpetrato Gorbacev, e si capisce perché ancora oggi costui attiri molti profitti personali della gestione degli interessi occidentali.
6) Lei è stato tra i fondatori di Die Linke nonché per diversi anni europarlamentare, oggi l'Europa si trova al centro di una grande crisi che è insieme economica e politica, su questo secondo aspetto in particolare registriamo l'assenza in molti Paesi di un'adesione al processo di integrazione europeo, un rinchiudersi all'interno della prospettiva nazionale. In questo ambito la politica esercitata dalla Germania sembra acuire questi fenomeni e condurre al collasso concreto l'UE. Quale parte può ricoprire la sinistra nel suo Paese ed in Europa per affermare concretamente un'altra idea di unità?
In questa domanda sono inclusi molti problemi a cui la Linke in Europa cerca di dare diverse risposte. Credo di non poter rispondere alla sua domanda in maniera soddisfacente, ma nemmeno voglio evitarla.
A mio avviso ci troviamo all'interno in una crisi dello stesso sistema capitalistico. Si è detto di recente - lo ha fatto anche la cancelliera Angela Merkel - che la crisi attuale è la peggiore crisi dal 1929/31. Ciò solleva la questione di una via d'uscita, allora fu trovata nel fascismo e nella guerra.
Anche nell'ambito della socialdemocrazia tedesca si è parlato di capitalismo predatorio, ma rimane aperta la questione del come domarlo. Ritengo che, se così si può dire, ad oggi non abbiamo altre opzioni se non quella di rielaborare un'idea di socialismo del ventunesimo secolo.
Oggi sul nostro pianeta ci sono più potenze nucleari che nel ventesimo secolo. L'alleanza militare orientale non esiste più ed il mondo è diventato meno sicuro; le guerre sono condotte apertamente o di nascosto. La domanda sul se sarà possibile avere un secolo senza guerre rimane senza risposta. I movimenti contro la guerra rimangono indispensabili.
La crisi finanziaria ed economica pone la questione del superamento del sistema capitalistico, e questo non accadrà oggi, domani o nella prossima legislatura del parlamento europeo. Una sinistra che ha seguito solo una strategia a breve termine, senza alcuna relazione col futuro, non troverà più posto nella società. Non vorrei qui citare parole come sociale, democratico e pacifico, parole di cui sempre più si avverte il bisogno. Senza un'analisi marxista del capitalismo contemporaneo, sulla quale fondare radicali rivendicazioni contro la natura attuale dell'Unione europea e delle sue strutture, il consenso per la sinistra sarà basso e non si avrà la forza per attuare i necessari cambiamenti.
Si ringraziano i Beccai che hanno contribuito alla traduzione (Carlotta, Marta e Diletta).
didascalia foto: Il Presidente Modrow ad una iniziativa di solidarietà con Cuba, foto Jorg Ruckman da amerika21.de