L’ambiente in cui si ritrovò a crescere era prevalentemente contadino, impregnato di una cultura che per l’appunto si definisce come medievale, cioè molto legata alle tradizioni locali, in cui si mescolavano paganesimo e cristianesimo. Lutero credeva profondamente nelle creature demoniache dell’Inferno, e ne era terrorizzato, come si nota piuttosto chiaramente nella sua disperata ricerca di un Dio misericordioso, piuttosto che vendicativo. Di questa sua cultura, così poco rinascimentale potremmo dire, ne è l’esempio più famoso l’episodio in cui, durante una tempesta, un fulmine gli cadde così vicino da convincerlo a farsi monaco, dopo aver invocato Sant’Anna.
Quell’uomo però, pochi anni dopo, fu colui che distrusse l’impalcatura del cristianesimo medievale, spostando l’attenzione da una serie infinita di dogmi e di ritualità che si stavano svuotando di significato a una religiosità che metteva al centro il rapporto intimo del fedele con Dio, aprendo così la strada non semplicemente alla Riforma protestante, ma a una nuova “libertà del cristiano”, citando lo stesso Lutero, di poter riflettere in maniera del tutto personale sulle Sacre Scritture. A partire da quel momento i cristiani si divisero non solo in protestanti e cattolici, ma all’interno del contenitore “protestanti” nacquero decine di gruppi religiosi, anche molto diversi l’uno dall’altro, che la Chiesa romana si trovò costretta a fronteggiare, con successi altalenanti.
Il fascino di un personaggio come questo sta nel suo continuo ondeggiare, almeno apparentemente, tra l’essere un profondo modernizzatore e il sentirsi contemporaneamente un fedele suddito di un Impero ancora molto “medievale”. Molti hanno notato che Lutero seguì le sue ragioni teologiche, che, se studiate con attenzione, non creano un’eccessiva contraddizione nelle sue scelte politiche. Senza però scendere nei dettagli del suo credo teologico, può sembrare comunque paradossale come sia stata la stessa persona a rifiutare di abiurare i propri scritti pronunciando la famosa e modernissima frase “Non posso e non voglio ritrattare nulla perché non è giusto né salutare andare contro coscienza. Iddio mi aiuti. Amen.”, e a condannare la rivolta dei contadini guidata da Müntzer perché questi si stavano ribellando all’ordine costituito, e quindi a Dio.
Queste due vicende rientrano nei paradossi dei grandi personaggi della Storia come Lutero, che inserendosi magistralmente in un periodo di profonda crisi e cambiamento socio-culturale, ha sempre qualcosa da dire.
Immagine tratta da www.corrispondenzaromana.it