Lunedì, 30 Novembre 2015 00:00

Per l'ateo Jaco Van Dormael, Dio abita a Bruxelles

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Per l'ateo Jaco Van Dormael, Dio abita a Bruxelles

Era da tempo che mi chiedevo che fine avesse fatto il regista belga (classe 1957) Jaco Van Dormael. I tratti caratteristici dei suoi film sono la sperimentazione, le sequenze brillanti e oniriche (molto felliniane), uno strabiliante sonoro. I suoi film sono noti specialmente per la rappresentazione rispettosa e solidale di persone con disabilità mentali e fisiche. La rappresentazione delle diversità è un suo marchio di fabbrica. In Italia non lo conosce quasi nessuno, ma in Europa (vedi Francia) è parecchio noto. Soltanto 4 lungometraggi figurano nella sua filmografia.

L'opera prima fu Toto le héros - Un eroe di fine millennio (1991): immediato successo di critica e pubblico e premio "Caméra d'or" al Festival di Cannes. La storia narrava di un bambino che credeva di esser stato scambiato alla nascita e di aver vissuto una vita che non era la sua. Nel 1996 ecco il bellissimo "L'Ottavo Giorno", presentato a Cannes. E' la storia del casuale incontro fra un manager in crisi esistenziale (Daniel Auteuil) e Georges (Pascal Duquenne), un diversamente abile dal cuore colmo di felicità e bontà. Il loro incontro cambierà, con il tempo, le loro esistenze. Duquenne vinse il premio come miglior interpretazione maschile. L'attore è rimasto in sintonia con il regista, tanto che compare in un cameo anche nell'ultima opera "Dio esiste e vive a Bruxelles". Nel 2001 Van Dormael iniziò a dedicarsi a un progetto che porterà a compimento addirittura nel 2009: sto parlando di "Mr Nobody", il film più costoso della storia del cinema belga (47 milioni di dollari di budget). Grande successo. Fu presentato a Venezia, fu acclamato dalla critica, ma venne clamorosamente censurato in Italia (ancora oggi non esiste una versione italiana). Un'opera di fantascienza contrassegnata dalla vita di Nemo Nobody (Jared Leto). L'opera è magistrale, sviluppata in modo non lineare attraverso varie linee narrative che seguono le tappe della vita del protagonista in stile "Big Fish" versione sci-fi. Cast da urlo con Diane Kruger, Rhys Ifans e Juno Temple oltre a Leto.

Pochi giorni fa è uscito il quarto film di Van Dormael (grazie all'etichetta I Wonder Pictures): si tratta di "Dio esiste e vive a Bruxelles" (titolo originale "The brand new testament"). Il regista belga si immagina di riscrivere la Bibbia per capitoli, capovolgendo la figura di Dio. Qui Van Dormael utilizza Dio come icona, ma la narratrice è la figlia. E questo è un folgorante cambiamento. Siamo in una Bruxelles cupa e nera. Il padreterno (Benoit Poelvoorde) è un essere immondo, sadico "torturatore" degli esseri umani, alcolista e fumatore incallito, amante del potere, cinico, iracondo, suscettibile, folle, autoritario e bugiardo. Indossa una vestaglia, calzini di spugna con i sandali (stile turisti tedeschi). La casa di Dio è composta da tre vani con corridoio in comune, ma è quasi sempre rinchiuso nel suo ufficio-bunker (fotografato come ne "La migliore offerta" di Tornatore) dove c'è un computer e una parete piena di cassetti con tutti i fascicoli degli esseri umani. Nel pc ci sono tutti gli eventi della vita delle persone, date di morte comprese. Qui si diverte ad applicare la legge di Murphy: ad esempio cosa succederà al malcapitato di turno se gli cade di mano una fetta biscottata con la marmellata? Ovviamente cadrà dalla parte più succulenta. Cosa succederà ad un uomo che è appena entrato in vasca da bagno? Ovviamente gli suonerà il cellulare. Cosa succederà a persone che hanno fretta? Ovviamente di stare in coda al supermercato per più tempo.
Tuttavia Dio non è solo. Vive con la moglie (che lava, stira, fa da mangiare e serve il suo uomo. E guai se apre bocca) e una figlia di 10 anni, Ea.

L'altro figlio, un certo J.C. (starebbe per Jesus Christ, ma molti credono che stia per Jean Claude come l'attore belga Van Damme) è scappato, ma gli è andata male (credo che sappiate cosa gli è successo). Un giorno Ea si ribella al padre padrone e, di nascosto, riesce ad entrare nel suo ufficio mentre lui dorme. Invia un sms a tutti gli umani con le loro date di morte. Dopodichè, passando per l'oblò della lavatrice (stile armadio di Narnia), Ea si ritrova in un mondo diverso. Intanto nel mondo reale si scatena il panico, non si parla di altro. I social network si intasano di gente che parla di quanto tempo gli rimane, di progetti per il futuro, i telefonini "vomitano" cifre e date, le tv non parlano di altro. C'è chi si butta dalla finestra, tanto ha ancora da vivere. Ma il piano di Ea è completare quello che il fratello J.C. non ha potuto terminare: trovare nuovi apostoli e riscrivere il Nuovo Testamento umano. Dio però scopre la figlia e si mette sulle sue tracce per tornare alla situazione di prima. Tuttavia gli apostoli svolgeranno un ruolo primario. Tra questi troviamo una donna single senza un braccio, l'erotomane che vede donne nude ovunque, il killer dal cuor gentile (stile Leon di Jean Reno), il ragazzino con gli occhiali che si veste da femmina, la donna borghese annoiata (Catherine Deneuve) che si innamora di un gorilla (omaggio a "Max amore mio" di Nagisa Oshima). Dei veri perdenti magnifici, gente persuasa che pensa che l’amore e la felicità non siano per loro.

Una "banda" improbabile che rappresenta la nostra epoca, nella quale la solitudine e la comunicazione (tecnologica) spesso vanno a braccetto, fregandosene dell'essenza dell'essere umano. Queste persone dovranno imparare a conoscersi, rispettarsi ed amarsi. Van Dormael suggerisce che la rivoluzione dovrà avere, in cabina di comando, la donna, spesso capace di colorare il mondo di nuova speranza. Un grande film (non del tutto originale) dichiaratamente laico che assembla Woody Allen (il progetto è partito dal motto alleniano "se Dio esiste ha interesse ad avere delle buone scuse "), la satira corrosiva dei Monty Python di "Brian di Nazareth" (solo a tratti), lo stile onirico di Fellini e Malick e lo zucchero del cinema francese, in particolar modo del "favoloso mondo di Amelie" (a cui la sceneggiatura somiglia parecchio).

Nel cinema Dio è stato rappresentato tantissime volte: nelle vesti della rocker Alanis Morissette in "Dogma", in quelle eleganti del nero Morgan Freeman che lascia i suoi poteri allo sfigato Jim Carrey nello spassoso "Una settimana da Dio", per non parlare dei blasfemi (ma geniali) richiami dei Monty Python e Woody Allen. In quest'opera però non c'è solo il Creatore e la sua rappresentazione. C'è il singolo e la sua esistenza con data di scadenza stile replicante, che pensa di essere umano, di "Blade Runner" di Ridley Scott. E' impossibile non restare incantati dalla bellezza di alcuni passaggi che vengono trattati con enfasi e tanta bella musica, oltre a qualche ineccepibile momento di risate. E' da sottolineare la magistrale scelta musicale che sottolinea che dentro ognuno di noi c'è una colonna sonora interiore che esprime i nostri tormenti, le nostre gioie. Come nel cinema filosofico-esistenziale di Terrence Malick. Bravissimi gli attori: spiccano Pili Groyne (la figlia di Dio), piuttosto a suo agio davanti alla macchina da presa e il comico Benoit Poelvoorde che è piuttosto sopra le righe. E poi c'è la diva Catherine Deneuve che mette in scena tutto il suo coraggio in un ruolo piuttosto insolito e ricco di sfumature. Insomma un gran bel film a cui non manca il coraggio, ma che poteva graffiare maggiormente se avesse scelto di seguire una strada ben precisa (stile Brian di Nazareth dei Monty Python).  In tempi come questi parlare di religione è piuttosto difficile e Jaco Van Dormael ha mostrato tutto il suo talento parlando di un acceso dibattito interno al ruolo del Cristianesimo. Ma la domanda che mi sorge è un'altra: cosa sarebbe successo se lo stesso film fosse stato fatto sull' Islam e su Allah? Ecco che il vecchio dilemma sul ruolo della satira e della religione (ricordate "Je suis Charlie" ?), torna a fare capolino. Coincidenza o tragica realtà?

DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES *** 1/2
("The brand new testament")

(Belgio, Francia 2015)
Genere: Commedia nera
Regia e Sceneggiatura: Jaco VAN DORMAEL
Cast: Catherine DENEUVE, Benoit POELVOORDE, Pili GROYNE, Yolande MOREAU
Durata: 1h e 53 minuti
Distribuzione: I Wonder Pictures


TOP Recitazione, scelte registiche, i toni del film con i relativi messaggi, l'ironia sul mondo moderno, i tanti omaggi al cinema che "colora" le nostre vite, il coraggio (rughe comprese) di Catherine Deneuve.
FLOP Poteva osare di più puntando a una maggiore risata corrosiva stile Monty Python o Woody Allen. Non approfondisce la figura di Gesù.

Ultima modifica il Domenica, 29 Novembre 2015 17:14
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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