Il cuore del film è il confronto tra due coppie: da una parte il primo ufficiale Owen Chase e il capitano George Pollard, l'aspirante scrittore Herman Melville e la fonte Thomas Nickerson dall’altra. Un confronto simile a storie come quella tra James Hunt e Nicki Lauda di “Rush” oppure quella tra il giornalista David Frost e il presidente Nixon in “Frost/Nixon: il duello”. In ogni caso il confronto con le opere precedenti di Howard converge soprattutto in “Apollo 13”, specie nella definizione dei limiti dell'essere umano. Lo stile registico è il medesimo: la macchina da presa è “ancorata” a terra, le camere Go Pro sono montate a bordo dell'Essex. Il tutto è stato girato negli enormi studios della Warner a Londra (gli stessi di Harry Potter), dove sono stati allestite delle gigantesche cisterne di acqua, “movimentata” da appositi macchinari. Il resto è stato ricreato, tramite il green screen, con la computer grafica. Gli esterni sono stati girati nelle Canarie. Veniamo alla storia.
Siamo nel 1850. C'è un incontro notturno tra il sopravvissuto a un naufragio, Thomas Nickerson (Brendan Gleeson di “Breaveheart”), e un giovane scrittore, Herman Melville (Ben Whishaw, visto recentemente in “Spectre”). Il primo accetta le lusinghe del secondo dopo qualche resistenza. Per lui rivivere quei momenti è una cosa piuttosto drammatica. Flashback. Eccoci nell'anno 1820. La baleniera Essex salpa da Nantucket, nel New England. A bordo c'è di tutto: orfani come il giovane Nickerson (Tom Holland, futuro Spiderman), disadattati, gente povera, raccomandati. Al timone c'è il capitano George Pollard (Benjamin Walker), ma il posto era stato promesso al primo ufficiale Owen Chase (Chris “Thor” Hemsworth). Il secondo è un uomo di mare “campagnolo” che vorrebbe crescere professionalmente per meriti ottenuti sul campo, mentre il primo è figlio di un grosso investitore della spedizione della Essex. Lo so vi ricorda qualcosa di terribilmente attuale. Anche senza il Jobs Act, Chase decide di imbarcarsi come primo ufficiale nonostante i malumori. Scopo della spedizione è tornare a casa con almeno 2.000 barattoli di olio di balena che avrebbero assicurati ingenti profitti per tutti.
Questo elemento poteva essere utilizzato direttamente come cera per candele o nelle lampade ad olio come combustibile o impiegato per la produzione di sapone, pelle e cosmetici. Era come il petrolio per l'epoca, prima che venisse scoperto l'oro nero. L’evoluzione umana è rimasta intatta. Prima si richiedeva il massacro di balene per l’olio e oggi si pretende il sangue per il petrolio. Quanto è bello l'essere umano. Ecco che la Essex diventa funzionale (nel cinema di Howard) come un bolide di F1, il mare increspato sostituisce l’asfalto, il titolo mondiale di F1 diventa l’olio di balena. La competizione tra il capitano Pollard e il primo ufficiale Chase ricorda quella tra Lauda e Hunt o tra Frost e Nixon. L'avidità e l'arroganza di questi uomini porterà allo scontro con l'imprendibile cetaceo (che pare, metaforicamente parlando, l'autocisterna di “Duel”), ricostruito totalmente in digitale con la computer grafica. Il disastro marittimo della Essex, realmente accaduto, avrebbe ispirato Herman Melville che poi scrisse “Moby Dick”.
Dall'ossessione dello scrittore verso la narrazione di Nickerson e dalla voglia di rivalsa di Chase (sia con il mondo sia con la balena), nascerà il personaggio del capitano Achab.
Se nella prima parte il racconto si basa sulla competizione/scontro fra due uomini, nella seconda parte il tono cambia e diventa più drammatico. “Prendete il più distratto degli uomini quand'è sprofondato nei suoi sogni: mettetelo in piedi, mettete i piedi in movimento ed egli vi porterà infallibilmente all'acqua” - diceva un celebre passaggio di “Moby Dick”. Al centro, in ogni caso, rimane l'uomo in mezzo all'Oceano Atlantico come se fosse nel mezzo di un deserto. Ron Howard racconta come i superstiti dell'equipaggio della nave si spinsero oltre i loro limiti, costretti a compiere l'impensabile per poter sopravvivere. Un film fieramente ecologista ed epico che racconta i limiti e le ossessioni dell'essere umano non rinunciando a domande esistenziali. Ha avuto ragione Howard: parlare di questa storia era doveroso. Ancora una volta il cinema è il mezzo di narrazione più prolifico (ed epico) per narrare una vicenda di tali proporzioni. Tuttavia se il 3D aiuta ad entrare negli abissi marini, la vera nausea non la dà la balena appena catturata. Sono certi comportamenti umani come l'invidia, l'avidità, l'eterna competizione, il darwinismo sociale. Prima di rimanerne soggiogati, è meglio che questi mostri spariscano dai nostri radar.
HEART OF THE SEA: LE ORIGINI DI MOBY DICK *** 1/2
("In The Heart Of The Sea")
(USA 2015)
Genere: Drammatico, Azione
Regia: Ron HOWARD
Cast: Chris HEMSWORTH, Brendan GLEESON, Cillian MURPHY, Tom HOLLAND, Ben WHISHAW
Durata: 2h
Distribuzione: Warner Bros
DAL 3 DICEMBRE 2015 AL CINEMA
TOP L'epica asservita alla storia, l'abilità di Howard di mescolare passato e presente con le grandi domande dell'essere umano, la conoscenza di una storia terribilmente vera. Sapere cosa ha spinto Melville a cambiare la letteratura americana con il suo romanzo più celebre.
FLOP In alcuni momenti Hemsworth sembra Thor a caccia di balene. Alcuni espedienti “retorici” del cinema americano, il look di Owen Chase (superstite) che sembra Tom Hanks in “Cast Away”.