Lunedì, 21 Dicembre 2015 00:00

I botti di fine 2015

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I botti di fine 2015

Signori e signore, sta per chiudersi l'anno 2015 e, come spesso accade, i film importanti escono in queste settimane. Vi ho già parlato de "Il ponte delle spie" recentemente. Non vi parlerò invece dei cinepanettoni che non considero neanche più film, ma del triste teatrino pseudo-televisivo italico non ne posso più. E questi film sono "cine-marchette". Davvero niente di più. Avrei voluto parlarvi, oltre ai titoli recensiti, anche dell'intrigante nuova opera di Aleksandr Sokurov, "Francofonia". E' uscita in sole 12 copie in Italia. In Toscana non è uscito. Cosa grave. Ho sentito il distributore Academy Two e spero di poter vederlo la prossima settimana. In ogni caso non uscirà sul giornale prima di inizio anno perchè la prossima settimana ci sarà una bella sorpresa per tutti i lettori. Questa volta vi parlerò del nuovo film di Woody Allen, "Irrational Man", e il settimo capitolo della saga di "Star Wars", già recensito da Dmitrij Palagi. Mi hanno chiesto in diversi di farlo e quindi lo farò. Ecco le recensioni in dettaglio:

IRRATIONAL MAN ***
(Usa 2015)
Genere: Commedia nera, Sentimentale, Thriller
Regia e Sceneggiatura: Woody ALLEN
Cast: Joacquin PHOENIX, Emma STONE, Parker POSEY
Durata: 1h e 36 minuti
Distribuzione: Warner Bros
DAL 16 DICEMBRE AL CINEMA

Woody Allen ha appena compiuto 80 anni. Da diverso tempo, fa di media un film all'anno. Proprio alla fine dell'anno eccolo puntuale come un orologio svizzero. È dura inventarsi ogni volta qualcosa di nuovo. Ci era riuscita con il magnifico "Midnight in Paris", ad esempio. Questa volta invece tende alla ripetizione, purtroppo. Innanzitutto riprende i temi delle sue opere precedenti: l'amore e il caso (Magic in the moonlight, Vicky Cristina Barcelona), il delitto e il castigo (Scoop, Match Point, Sogni e delitti), il vivere e il non vivere, il pessimismo e l'esistenza. Tutto ciò viene frullato e servito con elementi di Kant e Kierkegaard, Sartre e Hannah Arendt. Oltre al russo Dostoevskij. Conditi con una colonna sonora fieramente jazz.
Il protagonista della storia è Abe Lucas (Joacquin Phoenix, ingrassato di 15 chili per il film), professore universitario di filosofia che arriva in un nuovo college. L'uomo è depresso e ne ha ben d'onde: la madre si è suicidata, la moglie gli ha fatto delle belle corna nuove di zecca. La filosofia serve solo a giustificare le sue frustazioni. "E' una masturbazione verbale" secondo Abe. Anche l'insegnamento non lo affascina più. Perchè "esiste una differenza tra un mondo teorico di stronzate filosofiche e la vita vera".
Tuttavia tutto quello che fa è senza senso: si innamora di una sua studentessa di nome Jill (la "musa" Emma Stone che, ancora una volta dopo "Magic in the moonlight", si innamora di un uomo molto più "anziano" di lei), scopa con la collega Rita (Parker Posey), insegue uno scopo nella vita (che non riesce a trovare) finendo addirittura per fare una "roulette russa" davanti ai suoi studenti durante una festa. E questo è l'anticipo del cambiamento. Sì perchè c'è un caso di affidamento. Il cervello malato di Abe lo porterà al pensiero di compiere un gesto inaudito. La cosa gli farà tornare la voglia di vivere? Cambierà? In meglio o in peggio?

D'accordo Woody Allen attore non si vede più da tempo. Questo particolare (piuttosto importante) fa sì che il grande autore abbia affilato le sue armi registiche e di scrittore. Notevole anche in questo film l'ironia che viene fuori a sprazzi. Ecco due esempi. Cos'è l'ansia? La vertigine della libertà. Cos'è l'orgasmo? Un antidolorifico.
Tuttavia dopo aver riso e riflettuto su molte cose (giuste) che vengono dette, alla fine il tutto ha il sapore di un Woody che sta calando, tendendo sempre più alla ripetizione come se volesse farsi un'autoparodia senza di sè. Sembra un film "automatico", che non vuole sorprendere. La magia di Woody Allen invece è sempre stata la sorpresa. Qui invece la sensazione è che "il cinema è un buon modo per distrarsi e passare il tempo in un mondo senza significato". Una distrazione bella, ironica, cupa dove la genialità del suo autore si avverte solo a sprazzi. In ogni caso vorrei arrivarci io a 80 anni con la testa di Woody!

TOP L'unione di filosofia, jazz e il "giallo" della trama, la bravura di Emma Stone, l'ironia graffiante di Woody FLOP La tendenza alla ripetizione di Woody Allen. Un film che viaggia con il pilota automatico. Joacquin Phoenix non riesce del tutto a coinvolgere come in altri film (vedi "Her").

STAR WARS VII – IL RISVEGLIO DELLA FORZA ***1/2
("Star Wars VII – The Force Awakens")

(Usa 2015)
Genere: Fantasy
Regia: J.J. ABRAMS
Sceneggiatura: Michael ARNDT, Lawrence KASDAN, J.J. ABRAMS
Cast: Mark HAMILL, Carrie FISHER, Harrison FORD, John BOYEGA, Daisy RIDLEY, Lupita NYONG' O, Oscar ISAAC, Andy SERKIS, Max VON SYDOW, Domhnall GLEESON, Adam DRIVER
Durata: 2h e 16 minuti
Distribuzione: Walt Disney Pictures
DAL 16 DICEMBRE AL CINEMA

Eccoci qua. Il film più atteso dell'anno. 850 copie in Italia (anche se Zalone uscirà a Capodanno con oltre 1000!). Una campagna pubblicitaria a dir poco incessante e martellante. Conti alla rovescia, gente che ne ha combinate di tutti i colori. A me il film mi ha un po' deluso, anche se l'operazione nostalgia ha funzionato. Steven Spielberg è stato importante nella scelta di J.J. Abrams che aveva già fatto un'operazione simile con "Star Trek". Perché "Il risveglio della forza" è un sequel, ma è soprattutto un remake oltre che a un reboot in salsa Disney sotto mentite spoglie. Era inevitabile visto la spesa (per comprare la Lucas Film e i diritti della saga) della Casa di Topolino è stata di oltre 4 miliardi di dollari. Per i deboli di cuore, sappiate che gli hanno già ripresi. La Disney non è come i risparmiatori di Banca Etruria. In più hanno in mano la Marvel, altra gallina dalle uova d'oro. Forse nemmeno George Lucas si sarebbe aspettato negli anni Settanta che "Star Wars" divenisse una miniera d'oro. Ma non sono i film ad aver fatto la fortuna della saga, ma il merchandising. La Disney ha proseguito generando profitti immensi. Tanto che sono già stati annunciati l' episodio VIII e IX, oltre a due spin-off su alcuni personaggi. In pratica un film all'anno. Troppi secondo me.

In ogni caso J.J. Abrams se la cava egregiamente, prendendo spunti dal "Ritorno dello Jedi", ricalcando la struttura narrativa di "Una nuova speranza". Nel 1977 c’era un mondo da spiegare e introdurre, questa volta invece c'è da rifare la nuova "classe dirigente" del futuro franchise. Il problema è che "rottamando" i vecchi personaggi creati da Lucas, il film sarebbe stato un flop. Allora hanno fatto una (furba) operazione nostalgia puntando sul fatto che dal "Ritorno dello Jedi" sono passati 32 anni. La verità è che dal 1999 al 2005 ci sono stati 3 prequel che non hanno avuto il successo sperato. Regia invisibile priva di profondità, film fatti con il pilota automatico. Tanto la gente andrà a vederli di sicuro, avranno pensato. E così è stato. Però alla Disney hanno capito che quella non era la strada da seguire.
Hanno puntato tutto sul segreto, spendendo tantissimo. Tuttavia questo vincolo che la Disney ha eretto sul film, alla fine non ha fatto bene. Il vero delirio è stato pagare critici, attori, tecnici per non rivelare niente. Dire questo era doveroso. Adesso veniamo al film.

Luke Skywalker (un imbalsamato Mark Hamill con espressioni da "manichino") è sparito. Non ha la Finanza che lo cerca, ma il Primo Ordine che non vuole che istruisca e faccia crescere nuovi Jedi. E' diventato un eremita (come Obi Wan Kenobi nel primo episodio) e nessuno sa dove sia, tranne il droide palla BB-8 ("erede" di R2-D2).
Lui ha una mappa per rintracciare il maestro Jedi. Detto così sembra Indiana Jones e infatti le due saghe a tratti si somigliano. Oltre al Primo Ordine, lo cercano anche i sodali della Resistenza: il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac di "A proposito di Davis" dei Coen), la sorella gemella di Luke, Leia (Carrie Fisher, che si è rifatta totalmente il viso divenendo di fatto un'altra). Nel mezzo poi capitano anche due nuovi personaggi: la venditrice di rottami, Rey (l'ottima esordiente Daisy Ridley) che è una sorta di sconosciuta come il giovane Skywalker nel primo film, e Finn (John Boyega), ex assaltatore delle truppe del Primo Ordine che vuole uscire dal Lato Oscuro. Ecco che i due giovani e il droide s’imbatteranno nei mitologici Han Solo (Harrison Ford, il più furbo di tutti) e Chewbacca. "È tutto vero" – è il motto del titanico Han Solo. Entrano sul Millennium Falcon e prendono quota. "Siamo di nuovo a casa". Inizia la leggenda: il vecchio Star Wars si fonde con il nuovo. Ma tutti devono fare i conti con i vertici del Primo Ordine: il perfido generale Hux (Domhnall Gleeson, bravo), il tormentato (non svelo il perchè) Kylo Ren (l'acerbo Adam Driver) che si rifà a Darth Vader (senza avere però lo stesso carisma), il capitano Phasma (l'insignificante Guendaline Christie di "Hunger Games") che seguono le direttive del Supremo Snoke (ricreato in perfomarce capture, in stile Gollum, con il corpo di Andy Serkis). E saranno ovviamente guerre stellari...

Non tutto è riuscito in questo capitolo: risulta poco convincente il Lato oscuro. Il carisma di Darth Vader è lontano. Il migliore è sicuramente il generale Hux, il più carente è sicuramente il Supremo Snoke (visivamente un Thanos “potteriano” senza spessore) e poi c'è il dilaniato Kylo Ren che serve da "ponte" (in tutti i sensi) per la storia. Inesistente e incosistente la "villain" femminile, capitan Phasma. Funziona benissimo la coppia Han Solo/Chewbe e la nuova coppia Boyega/Ridley, mentre i siparietti tra Solo e Leia non funzionano del tutto anche perchè Carrie Fisher è irriconoscibile (plastica facciale). In ogni caso però Abrams (regista classico, non dimenticatelo) mette a segno un paio di colpi di scena fulminanti che reclamano un doppio applauso: all'autonomia del regista e alla capacità produttiva della Disney. In attesa di capire qualcosa in più con l'Episodio VIII, il modello di società alla "star wars" sarebbe una soluzione anche a livello politico: prendete il buono dal passato (vedi la coppia Solo/Chewbe), mettetegli accanto nuovi talenti emergenti capaci risvegliando in loro la Forza. Così il futuro potrà essere migliore. La rottamazione (unilaterale) degli uni o degli altri non risveglierà che antichi mostri. Perché l'Italia, come Star Wars, è sempre (e solo) una questione di legami familiari.

TOP La coppia Boyega/Ridley, la coppia Han Solo/Chewbe funzionano alla grande, alcuni colpi di scena sono ben calibrati, i legami familiari della storia, l'operazione nostalgia con la prima trilogia
FLOP I villain sono deboli e (alcuni) privi di spessore, il volto deturpato di Carrie Fisher/Leia, la melassa disneyniana, Mark Hamill imbalsamato, la segretezza che ha regnato sul progetto per troppo tempo. Il fatto che Star Wars sia solo un fenomeno commerciale.

Ultima modifica il Domenica, 20 Dicembre 2015 17:51
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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