Lunedì, 25 Gennaio 2016 00:00

Lotte interiori, redenzione, ambizioni e tradimenti

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Lotte interiori, redenzione, ambizioni e tradimenti

Due grandi film questa settimana: la nuova fatica del premio Oscar Inarritu, "The revenant", e l'attesissimo "Steve Jobs" del premio Oscar Danny Boyle

Redivivo - The Revenant 
(USA 2015)
di Alejandro Gonzalez INARRITU
con Leonardo DI CAPRIO, Tom HARDY, Domhnall GLEESON
Fotografia: Emmanuel LUBEZKI
Durata: 2h e 36 minuti
Produzione e distribuzione: 20th Century Fox
CANDIDATO A 12 PREMI OSCAR

Sapete riconoscere i vostri veri amici dai presunti? Molte volte si sente dire dalla gente "credevo che lo fosse, non mi aspettavo fosse un traditore". È quello che succede, nel 1823, a Hugh Glass (Leonardo Di Caprio), esploratore e cacciatore. Un giorno viene attaccato da un orso: uno scontro frontale tremendo. Viene dato per morto dai suoi compari. Hugh lotta con ferocia contro la morte compiendo una vera e propria odissea nelle desolate lande della Frontiera americana. E poi scopre il tradimento dell'amico John Fitzgerald (Tom Hardy). Determinato a sopravvivere a ogni costo, cercherà di trovare la sua redenzione. Traendo ispirazione dal libro omonimo di Michael Burke e dopo i successi di "Birdman" (proposto con diverso pubblico pochi giorni fa al mio cineforum), Inarritu si conferma un grande regista d'autore.

Libero dagli "incastri" delle sceneggiature di Arriaga e dagli stretti corridoi del teatro, il regista messicano sfoga tutta la sua bravura in spazi aperti attraverso movimenti di macchina raffinati e qualche piacevole pianosequenza. Insieme a lui il fido direttore della fotografia Emmanuel Lubezki che compie dei prodigi attraverso il solo utilizzo della luce naturale. Per intendersi il fotografo di fiducia di Terrence Malick che viene omaggiato qua e là con inquadrature che richiamano The tree of life e The new world. Si scorgono paesaggi selvaggi (siamo in Canada e in Argentina con temperature inferiori ai 30 gradi sotto zero), ripresi con uno stile vicino a un documentario della National Geographic.  Un western-revenge movie stile "Ultimo dei Mohicani": rigoroso, estremo, atipico, violento. Una gioia per gli occhi perchè nel cinema di Inarritu l'immagine è tutto.

A livello di storia, "Redivivo" è piuttosto semplice e sa di già visto. Tuttavia è un grande film da vedere anche per via delle maiuscole interpretazioni di Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Il primo offre allo spettatore una performance realistica, coraggiosa e piuttosto estrema dominata da grugniti, trascinamenti, sbavate, urla e sofferenze fisiche (bronchite compresa), mentre il secondo è un perfetto cattivo senza scrupoli, individualista come tanti in questo mondo. Ovviamente però la domanda che si pone lo spettatore è una sola: ce la farà Di Caprio a vincere l' agognato Oscar come miglior attore? Sembra l'anno buono. Non male per uno che dice di non aver paura di morire, perché è già morto.

Top: La fotografia di Lubezki tutta a luce naturale, il rapporto estremo tra uomo e natura, le interpretazioni di Di Caprio e Hardy, le soluzioni visive, lo stile registico di Inarritu.
Flop: La storia è semplice e sa di già visto, qualche picco di retorica

 

Steve Jobs 
(USA 2015)
di Danny BOYLE
con Michael FASSBENDER, Kate WINSLET, Jeff DANIELS
Sceneggiatura: Aaron SORKIN
Durata: 2h e 2 minuti
Distribuzione: Universal Pictures
CANDIDATO A 2 PREMI OSCAR

Dopo la Monnalisa di Leonardo, altre due Lisa (cinematografiche) stanno per arrivare: la prima è protagonista del nuovo film di Charlie Kaufman, "Anomalisa" (il 26 febbraio in Italia), l'altra è la figlia di Steve Jobs, al centro del nuovo film di Danny Boyle (Oscar per "The millionaire"). La storia, scritta da Aaron Sorkin (penna raffinatissima di "The Social Network" di David Fincher), è scritta in tre atti tra passato, presente e futuro. Boyle dirige con tre diversi soluzioni seguendo l'estetica del co-fondatore di Apple: “metti un computer nelle mani giuste. Fallo diventare uno strumento bello, elegante, una prolunga di te stesso, trasforma il pc, una macchina oscura e inquietante, in qualcosa che possono e vogliono usare tutti”. Il cinema sembra la stessa cosa, solo perché il regista sceglie di non invadere lo spettatore con il suo stile. Boyle sceglie il contenuto invece della confezione. Il software invece dell'hardware. Il Jobs privato più del Jobs pubblico. In poche parole Jobs viene ritratto nel backstage, con qualche pianosequenza alla "Birdman".

Primo atto (girato in 16 mm). Anno 1984. Viene lanciato il Macintosh. Jobs (un gigantesco Michael Fassbender) e Joanna (Kate Winslet) affrontano gli ultimi problemi prima della messa in commercio del prodotto. Contemporaneamente la rivista Time pubblica una bomba: Jobs è padre di una bambina, Lisa appunto, avuta dalla ex moglie. Lui nega e non riconosce sua figlia. Secondo atto (girato in 35 mm). Anno 1988. Jobs prepara il lancio del Next Computer dopo esser stato cacciato dalla Apple. Ancora una volta ci sono problemi con Lisa che non sta bene con la madre. Tutto ciò si ripercuoterà sul suo lavoro. Wozniack e Jobs sono ai ferri corti. Le loro idee sono parecchio differenti.
Terzo atto (girato in digitale). Anno 1998.La Apple è in difficoltà. Ha acquisito la Next e Jobs è l'amministratore delegato dell'azienda. Ancora una volta i problemi familiari si mescolano nella vita di Steve Jobs. Sorkin e Boyle, attraverso la straordinaria maschera di Fassbender, dipingono un Jobs duro, crudele, visionario, ma allo stesso tempo umano, anaffettivo. E poi non si fidava di nessuno, tranne il capo marketing Joanna Hoffman. Anche l'amico Wozniak, con cui iniziò la "scalata" all'interno di un garage, non lo sopporta più.

A tratti sembra J.K. Simmons di "Whiplash", specie quando ai suoi dipendenti dice "puoi fare di meglio". Un capo feroce insomma. Ci voleva la grande astuzia di Aaron Sorkin per fare un film su Steve Jobs senza la retorica. Il tutto è un racconto di un normale essere umano alle prese con insuccessi, fatica, frustazioni, umiliazioni pubbliche, intrighi con amici che lo porteranno a constatare che aveva "più nemici di Giulio Cesare". Jobs aveva dei limiti: era arrogante, testardo, spietato e sfruttatore all'occorrenza, ma debole. Finalmente! Non se ne poteva più dei soliti biopic con quei protagonisti "santini", senza macchia. Come diceva Edward Norton in "Birdman", la popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio. Il Jobs di Michael Fassbender (altra grande interpretazione mimetica) accetta i suoi tanti difetti rinunciando al gradimento del popolo per lasciare un segno nella storia. Anche se poi, ai posteri, è già stato divinizzato. Molti (compreso Wozniak) gli rimproverano di non essere nè un designer nè un informatico. Figuriamoci un genio. Onestamente però è stato un grandissimo venditore. Ma Steve Jobs è soprattutto un direttore d'orchestra che ha la responsabilità e il carisma per dirigere un team di persone. Sua figlia Lisa rappresenta il volto critico dello spettatore che, pur non gradendo il padre, cerca di comprendere la genialità di quest'inventore. Questa figura è ben bilanciata con altri due figure femminili: l'ex moglie e la collega Joanna che rappresentano le due facce della stessa medaglia (la prima rappresenta i detrattori, la seconda i sostenitori). Per tutti questi motivi, il film di Danny Boyle è ben riuscito ed oliato. Scorre che è una bellezza. La cosa clamorosa è che, agli Oscar, Aaron Sorkin non è stato nominato (mentre la Winslet e Fassbender sono in lizza). Visti i problemi che il cinema italiano ha con gli scrittori, io ci ripenserei. Concordo con Jobs quando diceva che è la gente come loro che decide di cosa abbiamo bisogno noi. Nel cinema come nella vita. Nel bene e nel male. Ce ne stiamo (sempre di più) accorgendo. Basta recarsi ad un qualsiasi centro commerciale il giorno di uscita del nuovo modello Apple.

Top: I temi del film, le interpretazioni di Winslet e Fassbender, la sceneggiatura di Sorkin, la messa in scena in tre atti girata da Boyle con tre diverse soluzioni visive, la scelta di mostrare il Jobs umano in tutte le sue contraddizioni.

Flop: Aaron Sorkin mostra la sua "ammirazione" per Jobs, mentre in "The Social Network" non aveva esitato ad abbattere Zuckerberg. Questo buonismo si avverte nei dialoghi.

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Ultima modifica il Domenica, 24 Gennaio 2016 18:41
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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