Sabato, 23 Aprile 2016 00:00

La questione morale (e l'Europa) secondo Roberto Andò

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La questione morale (e l'Europa) secondo Roberto Andò

LE CONFESSIONI ***1/2
(Italia 2016)
Regia: Roberto ANDO '
Cast: Toni SERVILLO, Daniel AUTEUIL, Connie NIELSEN, Lambert WILSON, Pierfrancesco FAVINO, Aleksei GUSKOV
Durata: 1h e 40 minuti
Produzione e distribuzione: Rai Cinema - 01 Distribution
Uscita: 21 Aprile 2016

Dopo lo straordinario “Viva la libertà”, Roberto Andò torna a dirigere Toni Servillo in un nuovo film sulla moralità delle scelte, sui deliri della politica. Siamo in Germania, in un resort di lusso. Sembra l'albergo sorrentiniano di “Youth – La giovinezza” (lo confermano molte inquadrature).Fuori dai cancelli, ci sono solo media e poliziotti. La posta in gioco è altissima. L'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro. Nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili. Lo diceva Frankie Hi Energy in una sua celebre canzone. Nelle segrete stanze i ministri dell'economia stanno tenendo il G8. Soffia il vento dell'uscita della Grecia dalla UE. Tutto questo è stato organizzato dal direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roche (Daniel Auteuil). Stanno per fare un vertice su una manovra che rivoluzionerà la vita di milioni di persone. Il suo motto è “nessuno merita odi per le sue buone azioni, se non ha il coraggio di essere cattivo”.

Gli invitati sono il ministro tedesco, quello russo (Aleksei Guskov visto nel bellissimo “Il concerto”), quello giapponese, il francese, quello inglese, la ministra canadese, l'americano. E poi c'è quello italiano (Pierfrancesco Favino, di nuovo “politico” dopo l'exploit di Suburra). Detto così sembra una barzelletta, ma non sono soli. Ci sono tre ospiti, che solitamente non siedono al tavolo dei potenti: una è la scrittrice di libri per bambini, Claire Seth (la Connie Nielsen del “Gladiatore”), poi c'è una rockstar, ma quello più importante è il monaco certosino italiano Roberto Salus (Toni Servillo). Tutti si chiedono perché i tre solo lì. È Roche che lo ha voluto. Fa tutto parte di un piano. Proprio il monaco, alla vigilia di un'importante decisione, viene a conoscere un segreto che nessuno dovrebbe sapere. Un tragico evento scuote l'albergo. Il tutto viene sospeso. Roche viene trovato morto. Suicidio o omicidio? Il monaco è l'indiziato principale, è stato l'ultimo che ha parlato con Roche. Ma Salus è abile e scaltro, insomma un uomo inafferrabile che ha giurato di non parlare. Considera un privilegio essere dalla parte della minoranza, in certi casi, invece di salire sul carro del vincitore. È una sorta di Guglielmo da Baskerville del “Nome della rosa” mescolato alla versione (positiva) del Titta De Girolamo de “Le conseguenze dell'amore” (guarda caso nel film di Sorrentino l'interprete era proprio Servillo). O se preferite il terzo gemello di “Viva la libertà”, come ha rivelato lo stesso attore durante un'intervista. Questo personaggio è scomodissimo per tutti i ministri perché devono comunicare l'accaduto all'opinione pubblica. Contemporaneamente hanno paura che Salus sappia di una manovra sanguinosa che deve essere approvata. Tutti i personaggi diventano smarriti, incompiuti, paurosi, stressati. Non vogliono dichiarare al mondo la loro inadeguatezza, la loro incapacità. L'unico che va avanti a testa alta è proprio il candido (come il suo saio) Salus. Un nome, un perché. Salus significa integro. La sua moralità lo porta a diventare superiore a tutti, sfruttando al massimo il “narcisismo intellettuale” (compiaciuto) di Toni Servillo. Una figura tremendamente seria che richiama gli uomini a prendere in mano il proprio destino uscendo dalla logica del profitto. Le banche sono convinte che “fame e miseria fanno parte dello sviluppo”, per Salus invece le cose vanno viste con maggior profondità ed etica. 

Ancora una volta il cinema di Andò torna a pretendere la questione morale dopo lo splendido “Viva la libertà”, sfruttando le lezioni passate del miglior cinema: da “Todo Modo” di Elio Petri agli spazi asettici de “Il divo” di Sorrentino (il regista napoletano è “richiamato” in vari passaggi) passando per l'isolamento del resort in puro stile polanskiano (“L'uomo nell'ombra”). E ovviamente, vista la struttura gialla, c'è anche un po' del maestro del brivido, Alfred Hitchcock (ricordate “Io confesso”?). Un film ambizioso, intenso, ma narrativamente lento guidato dal solito Servillo. Straordinari gli interpreti di contorno: da Guskov (ricordate “Il concerto”?) alla “scrittrice” Connie Nielsen fino agli enigmatici Favino e Auteuil. Se nel precedente “Viva la libertà” Andò si “divertiva” a fare a pezzi la politica italiana contemporanea denunciandone l'inconsistenza con tanta ironia, questa volta il regista siciliano alza l'asticella parlando seriamente di Europa, delle “formule magiche” che i politici adottano prima di prendere una decisione importante (vedi il famigerato “ce lo chiede l'Europa”). “Il servo non sa ciò che fa il padrone, perché il padrone gli dice solo l'azione e non lo scopo. Per questo si assoggetta e pecca contro il fine”. Sicuramente questa è la miglior lezione che Andò potesse fare. Perché non c'è peggior schiavo di quello che non sa (o crede?) di esserlo.

TOP
Il cast di prima scelta, il ruolo della questione morale al centro della storia, l'ambientazione tra oscilla tra Sorrentino e Polanski, la presenza di numerose frasi ad effetto nella sceneggiatura.
La colonna sonora del premio Oscar, Nicola Piovani.

FLOP
La lentezza della narrazione, il “narcisismo” compiaciuto di Toni Servillo in alcuni tratti può risultare invadente o (peggio) irritante.

Ultima modifica il Venerdì, 22 Aprile 2016 17:39
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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