Dopo la splendida trilogia di Sam Raimi e i due film della serie "Amazing" (ma non troppo) di Marc Webb, il celeberrimo supereroe di casa Marvel torna a tessere ragnatele. E ci dice subito una cosa importante: il mondo è cambiato. D'accordo noi comuni mortali lo sappiamo bene, ma da quando si fanno i cinecomics questo è il primo film che prende posizione in maniera netta. Il giovane attore inglese Tom Holland, classe 1996, subentra a Tobey Maguire e a Andrew Garfield nei panni del più celebre arrampicamuri con la calzamaglia rossa e blu. A dirigere l'operazione c'è Jon Watts, semisconosciuto regista-sceneggiatore di film come Cop Car e Clown. Lo so molti di voi mi diranno che non ne possono più di un altro film mediocre sull'Uomo Ragno, ma invece è necessario riflettere su vari cambiamenti che in quest'opera sono tangibili. Il film è assai godibile, spensierato e pone anche alcune riflessioni niente male. Ma andiamo per ordine.
La prima novità grossa è l'accordo piuttosto singolare e atipico tra due major. La Disney ancora si lecca le ferite per non avere Spiderman tra le sue fila. La Sony Pictures, titolare dei diritti cinematografici del personaggio, spenderà 175 milioni di dollari (fonte: Wall Street Journal) per il budget del film, mentre la Disney ha supervisionato il contenuto creativo in cambio di una somma top secret. Ovviamente la Sony riceverà anche 35 milioni di dollari ogni volta che inserirà Spiderman in ognuno dei suoi film, alla Disney andranno invece i proventi del merchandising ufficiale. Se poi gli incassi mondiali supereranno i 750 milioni di dollari complessivi, la quota dei 35 scenderà (Fonte: Coming Soon).Questo la dice lunga su quanti soldi ci siano dietro questo personaggio ormai entrato di diritto nell'immaginario collettivo.
L'altra novità è il tono del film. È una pellicola molto liceale (o come dicono gli americani un tipico high school movie) che parte dopo gli eventi di "Captain America: Civil War". Tuttavia c'è un evidente buco temporale (l'Universo Marvel sta iniziando a scricchiolare?) : il film si apre con la fine del primo Avengers, poi arriva la scritta "8 anni dopo". Considerando che Spiderman Homecoming inizia dalla fine di Civil War, c'è un evidente incongruenza lunga ben 4 anni. Ma torniamo a noi.
Il mentore Tony Stark, alias Iron Man (Robert Downey Jr), non è convinto che il "bimbo ragno" sia pronto ad essere un Avenger.
Non ha torto Tony Stark. Perché Peter è passato dall'essere un adolescente qualunque a star. Su Youtube ci sono i video delle sue imprese, gli adolescenti lo adorano. Tutti parlano delle sua gesta. Però c'è anche la vita quotidiana fatta di compiti, bulli (Flash è interpretato dal Tony Revolori di "Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson), amici nerd. E poi non mancheranno i primi amori. Ma c'è anche zia May (Marisa Tomei di "The Wrestler"), mai così milf, che gli sta alle calcagna come un mastino. Il ragazzino però vuole uscire dal guscio e si sente pronto per nuove sfide. E' irrequieto il nostro "amichevole Spiderman di quartiere". Sogna in grande, vorrebbe fuggire da quel posto, anche se sa che non può separarsi da esso. Sembra essere uscito dalle canzoni di Bruce Springsteen tanto che Iron Man lo definisce "eroe springsteeniano della classe operaia" (il perché lo trovate qui). Da grande fan del Boss non posso che approvare. Per uno come me che sta studiando le canzoni, i significati delle sue opere in maniera approfondita è stato un momento di grande carica emotiva. Un giorno però per Peter l'occasione si presenta suo malgrado: un umanissimo nemico noto come Adrian Toomes (l'autoironico Michael Keaton di "Birdman" e di "Batman" di Tim Burton) minaccia gli equilibri esistenti.
I Marvel Studios si avventurano in qualcosa di inaudito. Ovvero in tesi marxiste, arrivando a sfociare nella lotta di classe (incredibile non trovate?). Anche se più tardi si sono ricreduti sennò Trump avrebbe fatto un muro con Hollywood invece che con il Messico. Toomes era il capo di un’impresa che aveva vinto l'appalto per la costruzione del quartier generale degli Avengers. Un giorno il miliardario Tony Stark gli subentra e fa piazza pulita con il capo cantiere Toomes e i suoi operai. Uno di loro esclamerà anche "è sempre così, prima distruggono e poi vengono pagati per sistemare" (una cosa non molto nuova oggi...). La vendetta di Adrian che diventerà Avvoltoio, sarà inesorabile con una svolta sicuramente poco marxista e "very Trump high school": ricicla e ruba materiale alieno, fabbrica armi e costruisce ali meccaniche. In parole povere eccoci di fronte a un imprenditore che ce l’ha con il sistema perchè i ricchi (come Tony Stark) gli hanno strappato una prospettiva di vita con la violenza. Ed ecco spiegato nel mondo di oggi come fa un onesto lavoratore a trasformarsi in un uomo sicuramente criticabile a livello di etica. Questa è la parte migliore film, grazie anche a un Michael Keaton in ottima forma dopo le prove fornite in "Birdman" e "The founder". Ovviamente il film è anche da ragazzi e quindi gli Studios hanno deciso di non approfondire troppo. Peccato sarebbe stato molto intelligente farlo. In ogni caso il "working class hero" Spiderman interverrà, ma dovrà crescere per comprendere che la sua imprudenza di ragazzino non gli sarà d'aiuto.
Questo Uomo Ragno è uno spaccato della società americana contemporanea. Peter è un ragazzo un po' decerebrato a cui piace godersela. Contemporaneamente però vuole fare cose da grandi pur essendo ancora troppo giovane per capirlo. Questa visione si stacca dai recenti cinecomics dark, complessati e crepuscolari. Lo zampino di casa Marvel/Disney si nota. La major pare abbia fatto autocritica pescando di fatto l'esempio di casa Fox con "Deadpool". La fallibilità e l'autoironia prendono il sopravvento sulla storia strappando, qua e là, qualche sorriso. Al netto di un linguaggio che a me non fa impazzire (c'è un eccesso di figo, figa, zio, bella fratello ecc...), le oltre due ore di durata scorrono agevolmente. Le scene d'azione sono particolarmente coinvolgenti, soprattutto quelle dell'ascensore e del traghetto che porta a Staten Island. Quest'ultima ha anche un forte significato dal punto di vista sociale e politico. Vi anticipo solo che Spiderman con le ragnatele cerca di riunire le due parti del traghetto ormai spezzate dalle armi della banda di Avvoltoio.
È un po' come dire che è un momento difficile, bisogna ricompattarsi, unirsi e non dividersi. Invece di fare muri, bisognerebbe pensare ad abbatterli. Questa lezione meriterebbe di esser approfondita anche in Italia. Detto questo, ho preferito sicuramente i primi 2 film di Sam Raimi, ma "Spiderman Homecoming" riesce nell'intento di essere una pellicola molto diversa da quelle viste finora e francamente stupisce e diverte. Al giorno d'oggi non è poco. Secondo me finora questa è la miglior pellicola dell'Universo Marvel, insieme a "Captain America: the winter soldier".
È già stato annunciato il sequel (nel frattempo in casa Disney usciranno il nuovo Thor e il nuovo film sugli Avengers tra il 2017 e il 2018) per luglio 2019. Per poter dire se l'operazione ha funzionato, non resta che aspettare quella data (il possibile villain del secondo episodio viene svelato nella prima scena dei titoli di coda). Sono d'accordo con Captain America: "a volte la pazienza è la chiave per la vittoria, a volte conduce a poco e nulla e sembra che non ne sia valsa la pena. E tutto quello che vi chiedete è… A cosa è servito aspettare così tanto per qualcosa di così deludente?". Nel frattempo possiamo dire tranquillamente che questo reboot riserva qualche sorpresa nel finale (rimanete in sala fino alla fine) che conferma la voglia di stupire e di sorprendere lo spettatore. Visto che la Disney nel 2018 farà debuttare Rovazzi in un film (si chiamerà "Il vegetale", diretto da Gennaro Nunziante), ecco che Spiderman Homecoming rischia di diventare un masterpiece anche se ovviamente non lo si può considerare tale.
TOP
- La voglia di sorprendere lo spettatore
- Un ottimo villain firmato Michael Keaton che ricalca autoironicamente le interpretazioni di Birdman e The founder
- La leggerezza che domina il racconto
- Il finale e le scene dei titoli di coda
- L'operazione commerciale che vede collaborare la Disney con la Sony
- La lotta di classe trasferita in un cinecomic tipicamente adolescenziale
- Il primo cinecomic che dice apertamente che il mondo è cambiato
- Tom Holland se la cava nei panni dell'Uomo Ragno
- Spiderman paragonato a un working class hero, come nelle canzoni di Springsteen
- L'omaggio velato al cinema adolescenziale (e irrequieto) di Wes Anderson (nel cast c'è anche Tony Revolori di "Grand Budapest Hotel")
FLOP
- Il linguaggio da telefilm americano con gli esibiti "ciao fratello, zio, figo"
- Non è paragonabile per tono agli splendidi film di Sam Raimi
- Marisa Tomei nei panni di zia May in versione milf
- L'Avvoltoio, in fase di sceneggiatura, è un po' sacrificato. L'analisi politico-sociale poteva essere maggiormente approfondita
- Il buco di sceneggiatura riguardante il lasso di tempo tra il primo Avengers e i fatti di Spiderman Homecoming