Sabato, 09 Giugno 2018 00:00

2001 Odissea nello spazio compie cinquant'anni

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2001 Odissea nello spazio compie cinquant'anni 

"Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato del film. Io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio" (Stanley Kubrick). Cinquanta anni fa usciva nei cinema di tutto il mondo un film che cambiò la storia del cinema in maniera repentina: sto parlando di "2001 Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick. Un film entrato nell'immaginario collettivo tracciando una sorta di mappa per l'essere umano. Mai nessuna opera cinematografica è stata così densa di argomenti, significati, simboli nascosti come questa.

Infatti il film, tornato nelle sale italiane il 4 e 5 giugno, ha sbancato al boxoffice in entrambe le giornate. Questo la dice lunga su una cosa: la qualità paga sempre. Al 71° Festival di Cannes è stata organizzata una sorta di rito collettivo proiettando la pellicola in 70mm. La presentazione è stata affidata al regista Christopher Nolan, grande fan di Kubrick, che ha chiesto alla figlia del Maestro di occuparsi personalmente del restauro della pellicola in occasione del 50° anniversario. Fortunatamente Katharina Kubrick ha approvato il progetto. Il trattamento riservato è stato del tutto simile a quello che è stato fatto per la realizzazione di "Dunkirk", cioè partendo dal negativo originale senza rimasterizzazioni di ogni sorta. Lo stesso Nolan vide il film a 7 anni con il padre e ricorda ancora quell'esperienza (non solo visiva) che gli cambiò radicalmente la vita. Non è il solo visto che intere generazioni di registi, fumettisti, musicisti hanno avuto enormi influenze sui propri lavori: David Bowie scrisse "Space Oddity" dopo la visione del film, Led Zeppelin, Genesis, John Lennon e Pink Floyd hanno spontaneamente rivendicato l'importanza dell'opera di Kubrick sulle loro composizioni. Oltre a Christopher Nolan (Interstellar, Inception su tutti), Mel Brooks, Tim Burton, George Lucas hanno di fatto omaggiato più volte nei loro film la genialità di "2001 Odissea nello spazio". Nei fumetti non sarebbero nati Ratman, Nathan Never e Dylan Dog (n° 9 e 280) senza il capolavoro di Stanley Kubrick.

Per chi vi scrive vedere un'opera del genere dopo cinquant'anni al cinema è qualcosa di unico e raro nel suo genere. Vedere la stessa pellicola a casa non è la stessa cosa. Inoltre vedersi un film del genere nel 2018 fa capire quanto il cinema di oggi sia lontano da quei fasti. Eppure la tecnologia di oggi allora non c'era. Molti danno per scontata la visione di un film del 1968, ma non è affatto così. Lo spettatore deve trovare la bussola, tracciare la rotta e partire per un viaggio alla ricerca di sé. Come disse lo scrittore Arthur C. Clarke "se qualcuno capisce il film alla prima visione, allora abbiamo fallito nel nostro intento".

"Odissea" è il secondo film a colori di Kubrick. I meccanismi cromatici sono fondamentali per capire questo capolavoro: il contrasto tra bianco e nero (ovvero presenza e assenza di luce) è alla massima intensità per evocare il conflitto insito nell'uomo. Ma stavolta c'è di più: c'è il rosso, colore che evoca il pericolo (la camera stagna, l'occhio di HAL 9000 sono tutt'altro che rassicuranti), l'azzurro (il feto e la Terra su cui ritorna Dave Bowman prima di ripiombare nel nero della sua ordinaria vita) e il giallo misto al bianco degli interni della nave spaziale (ambienti freddi e asettici). Se amate i colori andrete in brodo di giuggiole quando la porta della dimensione spazio-tempo si apre. "L'uomo supera lo stato animale con la tecnologia e raggiunge il livello di superuomo liberandosi della stessa". Lo diceva il filosofo Nietzsche.

Questo è puro cinema: quello che ti fa pensare, che ti stimola e che ti permette di fare tutto. Questo film non può essere capito dopo una sola visione, ne occorrono molteplici per comprendere i meccanismi, la simbologia e quant'altro. Non è un caso che Kubrick abbia anticipato il nostro futuro. In questo pezzo del "Corriere della Sera" si anticipano le principali profezie del regista (vedi qui). Dentro ognuno ci può trovare di tutto: scienza, letteratura, storia, filosofia (è un film "nietzschiano"), arte e cinefilia. All'epoca in tanti non capirono assolutamente niente di cosa parlava. Molti spettatori, critici e produttori abbandonarono la sala in anticipo. E non era una provocazione di Lars Von Trier... Cinquant'anni dopo ha senso riproporre il film per farci capire l'involuzione dei nostri tempi.

Kubrick ci ha lasciato (consapevolmente) un capolavoro capace di liberare tutti i pensieri e le speculazioni possibili, sia filosoficamente sia allegoricamente parlando, basandosi su un soggetto di Arthur C. Clarke. In 2 ore e 20 minuti compaiono appena 40 minuti di dialoghi e una sapiente commistione di musica e immagini dalla straordinaria bellezza. "Odissea" non è solo un infallibile crescendo visivo, ma soprattutto un film tattile e uditivo. È l'estasi dei sensi mistico, religioso, ellittico e perfino mitologico. Al centro però una cosa è certa: c'è solo l'uomo. Partendo dalla scimmia fino a un ipotetico futuro. Per l'epoca il 2001 era visto come l'Apocalisse e per certi versi possiamo dire che Kubrick aveva ragione. Il buio della ragione è diventato prassi, ignoranza e mediocrità sono sul trono.

Il viaggio parte indietro nel tempo di ben 4 milioni di anni. Per comporre queste inquadrature, Kubrick non poteva contare all'epoca sul green screen. Per creare l'effetto realismo, fece portare sul set 90 tonnellate di sabbia marina! Poi prese un proiettore per impostare precisamente lo scenario ad angolo retto alla telecamera, e in uno specchio semi-riflettente posto ad un angolo di fronte alla telecamera che rifletteva l’immagine proiettata in avanti, passò direttamente con l’obiettivo della telecamera, su un fondale appositamente progettato. In questo modo ottenne l'effetto desiderato. Infatti al centro ci sono degli ominidi che sopravvivono a stento in un clima arido e sterile. Gli ominidi ritrovano un monolite nero. Inizia l'ascesa dell'uomo: imparano a maneggiare oggetti e a usarli come armi e utensili. Tuttavia l'essere umano non ha nome e non ha coscienza, ma i cervelli iniziavano a funzionare. Il lancio dell'osso (un femore che, per errore di un operatore, è in realtà una tibia) a tempo di Strauss, che diventa testata nucleare orbitante, è manna che cade dal cielo per i cinefili (vedi qui).


La seconda parte del film è ambientata nello spazio tra il 1999 e il 2001. Dapprima c'è il viaggio sulla Luna (Kubrick si fa veggente visto che l'allunaggio avverrà nel luglio 1969 e il film uscì al cinema l'anno prima) e poi la missione su Giove. Iniziano i guai per la specie umana. L'evoluzione diventa involuzione. I cervelli iniziano a friggere ed ecco che si sente l'odor di tempi moderni. Ora vi sembrerà detto e ridetto, sentito e risentito, ma considerate che il film è del 1968. Il dottor Floyd, in missione su una base lunare, scopre un monolite nero sotterrato in tempi remoti. Dopo un incontro con altri scienziati, capiscono che potrebbe rigenerare vita. I corpi celesti e le astronavi fluttuano e danzano nel cosmo a ritmo di valzer (senza l'influenza di Kubrick sicuramente George Lucas non avrebbe mai fatto Star Wars).
Poco tempo dopo l'avventura spaziale prosegue, come detto, su Giove. A bordo dell'astronave oltre a due uomini in attività e tre in stato di profonda ibernazione, c'è anche HAL 9000. Ovvero l'intelligenza artificiale che guida il computer di bordo.  Ma HAL ha dentro di sé un segreto che non deve comunicare agli uomini dell'equipaggio. L'obiettivo della missione si rivelerà un'incredibile scoperta. L'allarme suona all'impazzata. Il guasto sembra inesistente, ma c'è eccome. L'essere umano sta ancora cercando di disinnescare il pericolo, la macchina scopre la terribile piaga della nevrosi. È affidabile? E' esente da errori? Ci dà il progresso?

HAL è un pericolo, ma anche l'uomo è responsabile della sua (auto)distruzione. Kubrick già cinquanta anni fa aveva capito i pericoli della tecnologia ed evolve il conflitto a un livello altissimo, arrivando a teorizzare il destino dell'umanità. Chissà cosa avrebbe detto oggi il Maestro Stanley se avesse visto le "magnifiche sorti e progressive" leopardiane degli anni 2000... Oltre a questo attualissimo tema, c'è l'avventura umana: il viaggio di ognuno di noi racchiuso nel ciclo nascita-evoluzione-morte, attraverso il mezzo dell'odissea galattica e stellare. Solo Terrence Malick con "The tree of life" è riuscito a fare qualcosa di simile a Kubrick (seppur in maniera diversa). Un'opera monumentale senza tempo, inquieta, attuale, difficilmente eguagliabile, da vedere e rivedere. Una chicca per cinefili e cinefile di ogni età che hanno a cuore quel pericoloso e avvincente viaggio chiamato vita.


2001 Odissea nello spazio *****
(USA 1968)
Regia: Stanley KUBRICK
Cast: Keir DULLEA, Gary LOCKWOOD, Daniel RICHTER, William SYLVESTER, Leonard ROSSITER
Durata: 2h e 29 minuti
Produzione e Distribuzione: Warner Bros
Un Oscar per Migliori effetti speciali a Stanley Kubrik
Note Tecniche: versione restaurata in pellicola 70 millimetri realizzata con nuovi elementi di stampa ottenuti dal negativo originale (senza revisioni)
Trailer per il 50° anniversario: https://www.youtube.com/watch?v=ivPu3t2j4Fg
Frase cult: Nessun calcolatore 9000 ha mai commesso un errore o alterato un'informazione. Noi siamo, senza possibili eccezioni di sorta, a prova di errore, e incapaci di sbagliare.


Immagine di copertina tratta liberamente da https://1989nineteeneightynine.wordpress.com

 

Ultima modifica il Venerdì, 08 Giugno 2018 17:01
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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