C'è poco da fare il cinema francese non ha niente da invidiare agli americani. Sia sul versante della qualità dei suoi interpreti di punta (Jean Reno, Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Francois Cluzet, Gerard Depardieu, Daniel Auteuil, Vincent Cassel, Catherin Deneuve, Omar Sy, Jean Dujardin, Melanie Laurent sono i nomi più illustri) sia a livello di complessità delle storie (Truffaut, Godard, Ozon, Besson, Kassovitz, Assayas).
Manca sicuramente il livello generale di investimenti (rispetto agli Stati Uniti), anche se in Francia l'interesse per il cinema è altissimo (sia in ambito produttivo sia a livello di pubblico). In ogni caso i cugini d'Oltralpe non hanno paura a sporcarsi, anzi a livello produttivo amano farlo.
Un esempio in tal senso è la diva per eccellenza del cinema francese: il premio Oscar Marion Cotillard. La sua grande disponibilità a svariare su ogni fronte, la sua capacità di adattarsi a ruoli sfaccettati e diversi e la sua innata capacità di lavorare con neo registi/e, l'hanno resa sicuramente un punto di riferimento nel cinema odierno. Un esempio è "Angel face", film presentato all'ultimo Festival di Cannes nella sezione "Un certain regard". D'accordo l'opera prima di Vanessa Filho non parla di temi nuovi (il recente "Un sogno chiamato Florida" è un esempio più brillante in tale direzione), ma ha lampi di grande cinema. Ancora una volta si parla del rapporto genitori - figli e le scelte dei primi che inevitabilmente cambiano la vita ai secondi. Questa volta però al centro della scena non c'è solo la diva Marion. A illuminare "Angel Face" c'è anche la giovanissima Ayline Aksoy-Etaix che riesce a tenerle testa. Cosa sicuramente non facile.
Ma veniamo al film. Vanessa Filho ci racconta la storia di Elli (Ayline Aksoy-Etaix), giovane bambina di 8 anni, che vive in una cittadina francese sulla Costa Azzurra. Aldilà della "faccia d'angelo", Angel face è il soprannome che le viene dato alla recita scolastica in cui fa la Sirenetta. Come Ariel (metà sirena metà umana) anche Elli non è nè carne nè pesce. Suo padre non c'è, la madre Marlene (Marion Cotillard) le vuole bene, ma è terribilmente cialtrona e superficiale. Perlopiù non accetta l'idea di vivere da sola e si caccia spesso nei guai. Quasi subito il film entra nella testa di questa madre scapestrata e contemporaneamente fa vedere gli effetti sulla bambina. Marlene è una donna ancora poco matura, una "party girl" tutta lustrini e paillettes. Il lavoro sul look della protagonista è memorabile: a seconda dell'inquadratura scelta, Marlene appare bella e inelegante allo stesso tempo. Non è poco visto che la Cotillard è una donna bellissima ed è anche la testimonial di punta di Dior. Marlene all'apparenza è di bell'aspetto: occhi azzurri, capelli biondissimi (con tanto di vistosa ricrescita che giustifica un certo gusto per la "corruzione"), unghie laccate e curatissime, è tatuata, veste abiti succinti, ma allo stesso tempo è terribilmente fragile, insicura, sguaiata, becera e sola. Fuma anche 3-4 sigarette per volta, si aggrappa spesso e volentieri alla bottiglia (questo modello di donna è facilmente individuabile nelle giovani ventenni/trentenni di oggi ), si porta a letto uomini sbagliati, diventando inconsapevolmente protagonista della sua autodistruzione. Splendida in tal senso la scena d'apertura che strizza l'occhio a "Melancholia" di Lars Von Trier.
E poi è incredibilmente immatura a livello materno. Dopo una notte in discoteca, con figlia a seguito, sale su un taxi con un uomo appena conosciuto (Stefano Cassetti) e lascia Elli sola e indifesa (mi ricorda quei fatti di cronaca italiana in cui i genitori lasciano i bambini chiusi in auto sotto il sole estivo). La povera bambina allora nella sua ingenuità cerca di trovare qualcuno che la ami e che la protegga. Ovviamente però dovrà scontrarsi con i demoni di sua madre, seguendo l'aforisma di Woody Allen "quand’ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte. Ma io sono sempre riuscito a trovarli". Nel percorso si imbatterà in Julio (Alban Lenoir), un uomo solo e indurito dai trascorsi passati. Il viaggio di ognuno dei 3 personaggi sarà tortuoso e complicato.
Il lavoro psicologico è davvero sublime, Ayline Aksoy Etaix è davvero una rivelazione per la maturità della sua recitazione. Ovviamente la cosa è voluta per stridere contro l'immaturità della madre, interpretata in maniera sfaccettata dalla bravissima Cotillard. Questo in gergo cinematografico può definirsi, in certi casi (e qui lo è certamente), gioco di specchi. Infatti nella scena principale Marlene guarda il riflesso di sua figlia che la emula vestita e truccata come lei. È come se la madre immatura rivedesse se stessa da bambina. Questo conflitto che si può vedere riflesso in ognuno di noi, qui è piuttosto evidente e ci rende coscienti che, al netto delle scelte che facciamo, le abitudini e le azioni dei genitori ci indirizzano per tutta la vita. Questione di genetica. Infatti c'è una scena divertente dove la stessa bimba concede alle sue bambole un po' di whisky invece che del tè, su tazze in miniatura. Vanessa Filho ha sentito « l’urgente necessità di dover raccontare la dipendenza, la mancanza di amore e sentimenti di insicurezza». La fotografia, fatta prevalentemente di colori pastello, è molto efficace.
La storia nel complesso avvolge lo spettatore e lo rende partecipe, facendogli fare diverse domande. Purtroppo però la sceneggiatura non convince del tutto: alcuni dialoghi sono veramente scurrili e un po' ridicoli e il finale cozza decisamente con il tono generale del dramma della pellicola. Il tutto diventa un po' prevedibile e zuccheroso, dopo una prima parte che pone quesiti importanti. Il vero limite del film di Vanessa Filho è che lei non vuole il realismo a tutti i costi di Ken Loach o dei Dardenne (ricordate "Due giorni, una notte" con protagonista la stessa Cotillard?), vuole solo "modulare" i diversi registri. Purtroppo la sua regia è un po' anonima, nonostante una grande cura nella costruzione dell'inquadratura. È il carisma delle due protagoniste che tiene in piedi il film, al netto di una sceneggiatura che non sempre le assiste. Peccato perché questa pellicola francese d'autore poteva essere una possibile rivelazione della stagione cinematografica, vista la bravura totale dei suoi interpreti. Basta guardare come vengono "dipinti" i compagni di scuola di Elli: spesso i bambini sono considerati buoni. Invece qui sono abbastanza cattivi (come i genitori?). Speriamo che non sia un segno dei tempi che ci aspettano.
Regia *** Fotografia **** Interpretazioni **** Sceneggiatura ***
Montaggio ***
Fonti principali: Cinematografo.it, Comingsoon.it, Cinematographe.it, Repubblica.it , Ciak, FilmTv
ANGEL FACE ***
(Francia 2018)
Genere: Drammatico
Regia: Vanessa FILHO
Cast: Marion COTILLARD, Alban LENOIR, Ayline AKSOY- ETAIX, Stefano CASSETTI
Fotografia: Guillame SCHIFFMAN
Sceneggiatura: Vanessa FILHO, Alain DIAS
Durata: 1h e 49 minuti
Distribuzione italiana: Sun Film Group (meno di 40 copie in tutta Italia)
Uscita: 25 Ottobre 2018
PRESENTATO A CANNES 2018 NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD"
Trailer qui
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