Mercoledì, 20 Gennaio 2016 00:54

Ettore Scola, la sinistra popolare fattasi macchina da presa

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Si è spento poche ore fa, a Roma, all'età di 84 anni, il regista e sceneggiatore Ettore Scola.
Regista acuto, Scola ha attraversato, per oltre cinquanta anni, la vita culturale del Paese, e le sue evoluzioni, rendendo su pellicola non soltanto indiscutibile qualità tecnica, ma accompagnando lo spettatore in storie mai banali.
Dopo alcuni lavori in Rai, l'esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1964, con lo spassosissimo film a episodi Se permette parliamo di donne, seguito da alcuni film di minor successo. Il 1968 è l'anno di Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?, commedia frizzante che racconta di un editore molto borghese (Alberto Sordi) e del suo grigio ragioniere (Bernard Blier doppiato con un divertente accento marchigiano da Max Turilli) improvvisatisi improbabili avventurieri alla ricerca del cognato (Nino Manfredi) fuggito dalla stressante vita occidentale.
Gli anni '70 si aprono, per il regista, con Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), racconto comico di una storia d'amore, tragica, a tre con protagonisti Monica Vitti, Giancarlo Giannini e Marcello Mastroianni. Mastroianni che ritroviamo, l'anno seguente, in Permette? Rocco Papaleo, e più avanti in Signore e signori buonanotte (commedia, a tratti grottesca, dalla pungente denuncia politica, pur in chiave comica) e nel capolavoro Una giornata particolare, nel quale il grande attore frusinate è in coppia con una splendida Sophia Loren, immersi entrambi - l'uno, un omosessuale emarginato dal regime, l'altra, una casalinga insoddisfatta ed oppressa dal marito - in una surreale giornata di un condominio deserto.
Un altro dei mostri sacri del cinema italiano, Nino Manfredi, accompagnerà, come protagonista, Scola nella commedia, intima, delicata e piena di amarezza, C'eravamo tanto amati, e nella feroce, pur nella sua comicità, denuncia della condizione delle borgate romane Brutti, sporchi e cattivi.
Del 1980 è, invece, La terrazza, derisione ed insieme riflessione dei, e sui, salotti della Roma bene nei quali deputati, dirigenti Rai, attori decaduti ed altri personaggi del giro, sono parti, tutte, di un medesimo contesto.
Tra i registi del documentario collettivo sui funerali del segretario comunista Berlinguer (saranno diversi i suoi lavori politici, anche se meno conosciuti al grande pubblico) nel 1984, chiude il decennio con Splendor e Che ora è? (entrambi con la coppia di gran classe Mastroianni-Troisi).
Tra i suoi ultimi lavori Romanzo di un giovane povero (1995) con un profondo Sordi nella parte di un vecchio triste e meschino e Rolando Ravello, in quella di un giovane dalla vita miseria che assiste, quasi impassibile, alle disgrazie che lo coinvolgeranno; e, nel 1998, La cena, ultimo film di Vittorio Gassman.
Impossibile citare, i film, tra i più noti della commedia italiana degli anni '60 e '70, nei quali collaborò alla sceneggiatura: da Un americano a Roma a Gli anni ruggenti, e poi La parmigiana, La marcia su Roma, Il sorpasso... film che meriterebbero tutti di essere visti, almeno una volta.
Regista impegnato politicamente, prima con il PCI e poi con i DS fino alla sinistra del PD, ha espresso la propria critica a ciò che non gli piaceva (dai venduti di C'eravamo tanti amati ai salottieri de La terrazza) con brio ed acume, ed è stata forse questa sua capacità di essere popolare e di sinistra - o, per meglio dire, di sinistra popolare - l'insegnamento che lascia in eredità e che andrebbe seminato con la cura che meritano i semi rari.

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Gennaio 2016 01:21
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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