Se il Duce ritornasse, tra Churchill e Stalin (sul grande schermo)
Cosa ricercate quando vi rinchiudete in una sala cinematografica? Intrattenimento, riflessione, divertimento, distrazione, commozione? I film a tema storico possono essere di diversi tipi: ci sono quelli con uno sfondo realistico molto sfumato (Il Gladiatore è forse l’esempio più immediato) e pellicole distanti dall’intento dello svago. A questa seconda categoria, indicativamente, possiamo ascrivere molte dei film usciti in questa prima parte del 2018.
Lo spiegamento nascosto (Operai, contadini, impugnate i fucili)
Si aggira per il mondo un bisbiglio
Non lo sentì, lavoratore?
Sono le voci dei ministri di guerra-
Di voucher e mercato del lavoro (a dieci mani)
La memoria rischia di essere sempre un ottimo motivo per sfuggire al presente, sviare responsabilità e giustificare azioni altrimenti opinabili. Lo studio del passato rientra in una cultura umanistica fraintesa, dove gli eventi vengono poco valorizzati e spesso celebrati, a partire da un centenario della Rivoluzione d'Ottobre in cui molti bramano di poter essere in Piazza Rossa, mentre pochi rifletteranno in modo efficace sulla sua attualità. La differenza tra celebrazioni ed anniversari è sottile, secondo un professore fiorentino di storia contemporanea: si gioca sulla distanza tra il ricordo di qualcosa di morto e la valorizzazione di processi ancora in corso.
Per il Bene ariano superiore: Aktion T4 e purificazione del popolo tedesco
La memoria ormai è diventata sempre più una grande mensola, piena di soprammobili, nel quale le persone si sbracciano e litigano per spolverare e lucidare quello che più gli è caro. Agitandoseli contro, per utilizzarli come armi e feticci nei vivaci confronti politici contemporanei. Ma la memoria è più simile a una lunga fila di scaffali nascosti, pieni di libri polverosi che racchiudono storie dimenticate; perché certi soprammobili sono più grandi e più costosi, quindi più importanti ed è giusto metterli nelle mensole dei nostri salotti di discussione, sempre pronti all’uso.
“Le testimonianze dei nostri padri che hanno fatto la storia, ci vengono in aiuto e ci dissetano,
ci arricchiscono di valori; sono uno scrigno prezioso senza il quale, poveri noi, tempo tre generazioni di oblio, perderemmo memoria.
Oggi come mai sento la necessità di coinvolgere lo spirito, di nutrirlo,
è una necessità che nasce dalla percezione di una attualità sempre più povera di valori umani […]
sarà che a un certo punto nasce la consapevolezza che ognuno debba contribuire con le proprie peculiarità […] penso che ognuno debba dare qualcosa di sé, qualcosa che sa fare, che siano parole,
suoni, forme, non importa.
Il colore può divenire quindi anche veicolo efficace e trascinatore di contenuti nella sfera delle emozioni
opponendosi al pericolo dell’indifferenza”
da Frammenti di Tiziana Faccendi
Una mostra intensa, struggente, commovente, gravida di memoria storica, quella che è stata inaugurata lo scorso sabato 13 settembre a Signa, all’interno dell’ex Caserma dei carabinieri di Viale Mazzini, in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione. La mostra, intitolata “In marcia... La memoria per un futuro migliore” ripercorre momenti significativi dei signesi durante la seconda guerra mondiale e offre un repertorio di fotografie, lettere, frammenti di giornali dell’epoca, riconoscimenti d’onore, cimeli, reperiti dall’archivio storico del gruppo Archeologico di Signa o gentilmente forniti dalle famiglie di alcuni dei partigiani e da donazioni di comitati e associazioni e curati grazie al minuzioso lavoro dello stesso gruppo archeologico.
Un film intenso, quello di Margarethe Von Trotta, l’acclamata regista tedesca di Rosenstrasse. Il titolo è semplicemente “Hannah Arendt”, perché in effetti sono la filosofa e la donna che emergono pienamente durante tutta la narrazione del film.
La pellicola ripercorre soprattutto la stesura del famoso testo della Arendt, “La banalità del male”, ma senza trascurare l’interiorità della personalità della filosofa e l’intimità dei suoi rapporti interpersonali, con una telecamera che indugia insistentemente sui primi piani dell’eccellente protagonista, l’attrice Barbara Sukova, capace di rendere la lucida freddezza dell’intelligenza di Hannah, senza perderne però i tratti di umana fragilità.
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