Il mito della liberalizzazione si estende a molte merci e servizi. In Italia il business delle droghe leggere fu un cavallo di battaglia dei radicali. Come non ricordare Pannella e le sue campagne per legalizzare le droghe leggere? Bene, io penso che nonostante ci serva un modo per trascinare queste sostanze fuori dal mercato nero, non si debba incentivarne il consumo. E purtroppo la loro legalizzazione porterebbe necessariamente alla loro diffusione negli esercizi commerciali più comuni, rendendo disponibili ad adolescenti in cerca di una facile evasione sostanze che saranno un potentissimo anestetico per le nostre problematiche sociali. Non ci serve cercare un'evasione a basso costo con il consumo di sostanze, ci serve lucidità, analisi e organizzazione per cambiarlo concretamente questo mondo.
Insomma, a costo di esser preso per reazionario, non mi sembra una cosa particolarmente rivoluzionaria diffondere le droghe leggere, anzi penso che le nostre problematiche sociali potrebbero risultare persino peggiori una volta che verrà annebbiata la nostra lucidità.
Ho un'amica che insiste per farmi provare a "fumare erba" (per capirsi) in ogni occasione. Ci sono molti motivi per cui alla fine ho sempre rifiutato, in quasi trenta anni di esistenza. Nessuno però mi spinge a ritenere errata la legalizzazione della cannabis, anzi ho sempre sostenuto la necessità di sottrarla all'economia illegale. Alcune considerazioni fanno parte del buon senso: sigarette, alcol, gioco d'azzardo... ci sono sostanze e dipendenze sicuramente più dannose di quello che inquieta le notti dell'improbabile Giovanardi. Non voglio però qui parafrasare Andrea Alongi (cercate il nome su YouTube per due risate).
È interessante invece la posizione di chi ritiene questa battaglia come uno dei problemi della sinistra: occuparsi di diritti civili e legalizzazione implicherebbe una distrazione dalla centralità del conflitto capitale-lavoro...
Demercificare la cannabis sarebbe magari una battaglia interessante, ma sarebbe una campagna necessariamente da argomentare assieme a una proposta di società alternativa, con qualche ipotesi su come dovrebbe funzionare sul piano economico e produttivo. Non si capisce perché la sinistra di classe dovrebbe lavorare per un mondo più reazionario e oscuro, ignorando quanto pesi nel campo della non legalità...
Surreale invece è chi tira nel mezzo altri decenni di storia europea, in cui le droghe erano utilizzate per depotenziare conflitti politici di natura politica (nota è la posizione dell'IRA, per esemplificare). Non solo si tratta di altri contesti, ma anche di sostanze completamente diverse.
Il Canada non è un paese socialista. Però sarebbe bello che fossero i paesi socialisti a portare avanti conquiste di progresso, civile e sociale, come avvenuto nel secolo scorso, contrariamente alle semplificazioni storiche a cui credono anche alcuni presunti comunisti...
Anzitutto è necessario fare una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Il consumo di queste ultime porta ad una accentuata dipendenza e a pericolosi effetti di deterioramento mentale e fisico, che si concludono in ultimo con la morte. Le droghe leggere, invece, provocano una minore dipendenza e meno gravi effetti sull’organismo.
2. Rende, al contrario, le masse asservite allo stesso sistema che con una mano le rende infelici e con l’altra propina loro la droga;
3. Addirittura, paga di tasca propria questa droga, un balzello finanziariamente regressivo e socialmente derisorio.
2 Teen Drug Use Drops Across the Country, Thanks to Legal Marijuana
Il premier canadese Trudeau rappresenta il volto nuovo e carismatico di una sinistra ormai già vecchia. Una sinistra figlia della caduta del muro di Berlino e della globalizzazione che ha abdicato quasi del tutto alla sua missione politica e sociale di supporto e rappresentanza delle classi meno abbienti per rifugiarsi in battaglie di radicalismo liberale come la legalizzazione delle droghe leggere. Occorre dunque prima di tutto affermare con forza e chiarezza (se non vogliamo che l’etichetta idiota di “buonista” o “radical chic” continui a dare voti alla destra leghista e pentastellata per i prossimi 100 anni) la necessità di una sinistra diversa da quella che va nel solco tracciato da Tony Blair e che metta al primo posto la lotta per una società alternativa a quella capitalistica. Ma allo stesso tempo occorre evitare l’atteggiamento diametralmente opposto e altrettanto sbagliato di bollare la legalizzazione della cannabis come riforma inutile se non addirittura dannosa o “funzionale all’ordine borghese” per le nostre società.
Un paese in cui la cannabis è legale è – ovviamente - perfettamente compatibile con una società ingiusta, diseguale e fondata sul dogma del liberoscambismo. Eppure anche rimanendo entro questa configurazione sociale, la legalizzazione della cannabis ha comunque degli effetti concreti e positivi, non strutturali ma comunque da non sottovalutare. Mi sembra che gli effetti più interessanti non vadano tanto ricercati nel godimento individuale di un prodotto che prima poteva essere reperito solo illegalmente, con tutti i rischi e le difficoltà del caso, e nemmeno nei benefici economici per la nascita di un nuovo business (per quanto non siano cose affatto negative), bensì nella possibilità di indebolire il narcotraffico (e in Italia le mafie) e nel ridurre il numero di detenuti in carcere, spesso dentro solo per aver venduto pochi grammi di Marijuana. In un paese come il nostro caratterizzato da una gravissima situazione di sovraffollamento delle carceri, significherebbe un grandissimo guadagno umano e sociale, oltre che economico. Una cannabis legale, più controllata, più sicura, strappata al narcotraffico e alla criminalità organizzata avrebbe degli effetti positivi non trascurabili, soprattutto in un paese come l’Italia che però, tristemente, ha da tempo abbandonato un dibattito reale su questo tema.