Venerdì, 10 Ottobre 2014 00:00

Parliamo del PKK

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Parliamo davvero del PKK, cioè del protagonista decisivo della guerra in Medio Oriente contro lo Stato Islamico. È un'organizzazione sorta nel 1981 in Turchia, dopo che il colpo di stato di estrema destra dell'anno precedente aveva annullato i pochissimi diritti linguistici curdi nel sud-est del paese, abitato da 20-25 milioni di curdi, e aveva stabilito che ogni rivendicazione di autonomia territoriale a difesa dell'identità curda fosse considerata reato di “separatismo” e di “offesa dell'identità turca” e passibile anche della pena di morte per impiccagione.

Alle proteste pacifiche della popolazione curda la reazione fu l'occupazione militare, la repressione brutale di ogni manifestazione, comprese quelle del capodanno curdo, con centinaia di morti, la tragedia dei desaparecidos, cioè delle migliaia di attivisti curdi politici, sindacali e delle associazioni per i diritti umani arrestati dalla polizia e quindi “scomparsi”. Nel 1983 il PKK decise quindi il passaggio alla lotta armata: un diritto riconosciuto dall'ONU alle popolazioni oppresse da governi criminali. Alla lotta armata del PKK il governo militare della Turchia risponderà con i bombardamenti e la distruzione di 5 mila villaggi curdi e la deportazione di molti milioni di persone. Oggi Istanbul ospita, in condizioni penose, 5 milioni di profughi interni crudi. Ma la pressione sugli Stati Uniti da parte della Turchia porterà alla definizione in tutto l'Occidente del PKK come organizzazione terroristica, poiché naturalmente l'Unione Europea e i suoi stati membri obbediranno immediatamente e senza discussione agli Stati Uniti quanto questi chiederanno di allinearsi. L'Italia si contraddistinguerà in modo speciale in quest'obbedienza, quando nel 1999 Clinton chiederà a D'Alema, su sollecitazione turca, di cacciare via il capo del PKK Öcalan dall'Italia, e naturalmente D'Alema obbedì; sicché da allora Öcalan è un carcere turco di massima sicurezza. Il protagonista attuale di una guerra che sta prima di tutto difendendo l'Occidente dalla barbarie fondamentalista è dunque un'organizzazione che l'Occidente dichiara essere terrorista. Non lo sono invece i governi canaglia e assassini della Turchia, dell'Arabia Saudita e del Qatar, che hanno inventato, finanziato e armato Al Qaeda e poi lo Stato Islamico nella loro guerra al governo siriano. Anzi la Turchia a tuttora sta operando su questa linea.

Parliamo del PKK, cioè di chi ha difeso militarmente il complesso delle realtà curde, compreso lo stato semi-indipendente del nord dell'Iraq, dall'attacco dello Stato Islamico, e ha difeso e protetto gli yazidi, le comunità cristiane, i turcomanni, in modo che potessero rifugiarsi nei territori sotto controllo crurdo, nel nord dell'Iraq e nel nord-est della Siria. Perché bisogna sapere che il PYD siriano e il PJAK iraniano sono emanazioni del PKK turco e che tutte queste organizzazioni sono legate da un comune comando politico e da una stretta cooperazione militare. Inoltre bisogna sapere che, quando lo Stato Islamico attaccò l'entità curda del nord dell'Iraq e prese la città di Makhmur, abitata prevalentemente di profughi curdi fuggiti dalla Turchia, il contrattacco che riconquistò Makhmur fu opera del PKK e che Erbil, capitale di quest'entità, obiettivo principale dell'attacco dello Stato islamico, fu difesa principalmente (come dichiarerà pubblicamente lo stesso presidente dell'entità Barzani) dai miliziani del PKK.

Parliamo del PKK, e cioè di una milizia rivoluzionaria e patriottica posta primariamente a difesa della sua gente da governi canaglia, non di una milizia professionale. Parliamo dunque di una realtà laica, democratica, di orientamento socialista. Parliamo delle miliziane del PKK, che sono il 40% degli effettivi. Non è solo un fatto di democrazia. Le organizzazioni curde legali di Turchia legate di fatto al PKK eleggono alla testa di ogni loro struttura un uomo e una donna; se il presidente per esempio è un uomo il vicepresidente è una donna, e viceversa. Intere organizzazioni militari sono composte esclusivamente da donne. La ragione è di ordine generale: la condizione delle donne nell'area medio-orientale in questione, comprese le sue parti curde, è caratterizzata sistematicamente dalla peggiori brutalità da parte maschile, le donne sono in larga parte, nelle campagne soprattutto, di quest'area cose trattabili da parte maschile come si vuole, le donne spesso sono linciate dalla propria stessa famiglia se non vogliono sposare l'uomo indicato dal patriarca, se vogliono abbandonare il marito per unirsi a un altro uomo, se si vestono all'occidentale, se non portano il velo, ecc. La presenza di donne alla testa delle organizzazioni e nelle formazioni armate del PKK e delle organizzazioni a esso collegate è tra gli strumenti fondamentali di una maieutica indirizzata agli uomini, curdi e non curdi, in fatto di civiltà nel trattamento delle donne; ed è parimenti un modo per portare le donne a prendere coraggio e a creare per conto proprio i mezzi per la propria tutela e per l'affermazione della propria dignità e dei propri diritti.

La rivoluzione americana fu fatta da figure che oggi gli Stati Uniti chiamerebbero terroristi. La rivoluzione francese, idem. Il Risorgimento italiano, idem. La Resistenza europea e in essa quella italiana, idem. Gli occupanti nazisti non scrivevano sui cartelli che mettevano nelle zone dove operavano partigiani “Achtung banditi”? Siamo davvero messi male in Occidente, non tanto, magari, come forza militare o forza finanziaria, ma nel cervello. Abbiamo delegato la difesa dell'Occidente a forze che non sappiamo, non dico ringraziare, ma neppure rispettare.

Immagine tratta liberamente da www.ozgurgenclik.org

Luigi Vinci

Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.

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