L'Iran ottiene il progressivo allentamento e revoca delle sanzioni economiche e militari, impostegli dai paesi alleati degli USA con l'accusa di essere uno stato terrorista.
Di fatto è il rientro della Repubblica Islamica dell'Iran nel contesto diplomatico internazionale.
Il presidente USA Obama, democratico, si paragona ai predecessori repubblicani Nixon, apertura alla Cina di Mao del 1972 e Reagan accoro con URSS di Gorbaciov 1987, soprattutto per vincere le resistenze dei parlamentari che dovranno esprimersi in merito, la maggioranza parlamentare, dalle elezioni di metà mandato, è repubblicana e ha malamente accolto le aperture verso Cuba e, soprattutto per le pressioni del mondo filo israeliano e delle lobby legate alle petromonarchie arabe, è ancora meno propensa ad accogliere questo trattato.
Barak Obama, presidente USA insignito di un (immeritato) Premio Nobel per la Pace appena eletto, vuole chiudere il suo secondo mandato, sbloccando due pluridecennali questioni di rapporti internazionali che condizionano la politica estera degli Stati Uniti.
Questo accordo potrebbe causare un terremoto nei rapporti di forza in tutto il Medio Oriente ed oltre, ridimensionando la supremazia petrolifera/religiosa del blocco sunnita a guida dell'Arabia Saudita e il rapporto di sudditanza politico/psicologia del blocco occidentale nei confronti di Israele.