Anche se in ritardo rispetto all’approvazione della legge di conversione del decreto, con annessa entrata in vigore, andiamo ad analizzare la terza parte del dispositivo in materia di trattenimenti, espulsioni e procedure di asilo. Hanno votato a favore dell’adozione, oltre a M5s e Lega, anche FdI e Forza Italia. Al momento della proclamazione del voto, dai banchi della maggioranza, in particolare da quelli della Lega, si è levato un boato di soddisfazione.
Con i decreti legge Minniti-Orlando del 2017 tutto questo trova piena realizzazione: “Daspo urbano” e militarizzazione delle città, “grazie” agli accordi con la Libia (e qui non stiamo a sottolineare la situazione di caos presente in questo paese, in cui intere zone sono sotto il controllo di milizie armate), “i respingimenti in mare diretti e «per procura» alle autorità libiche diventano uno strumento ordinario di controllo degli ingressi”1, così come i trattenimenti nelle carceri libiche (in cui i diritti umani non vengono minimamente rispettati).
Come aumentare gli irregolari per favorire mafie e padroni
Come è noto dalle cronache il Decreto Sicurezza è stato approvato al Senato, così ora si passa alla Camera per la conversione in legge, la discussione è calendarizzata per il prossimo 22 novembre. Tralasciando le questioni procedurali e di forma che hanno fatto discutere, come il porre la fiducia sul provvedimento, è evidente che questo testo ha aperto delle fratture nell’esecutivo giallo-verde. Quello che qui interessa però è andare ad analizzare gli effetti e l’impatto che i provvedimenti avranno nel Paese.
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Purtroppo, come ha spiegato e mostrato Fiorella Tonello, i media contribuiscono massivamente e in maniera invasiva alla creazione e alla propulsione di stereotipi di genere e a costruire immagini, modelli, canoni che diventano vere e proprie gabbie che ci costringono ad assottigliarci (anche nel vero senso fisico del termine, si pensi alla magrezza ostentata in televisione o nelle riviste per quanto riguarda i corpi femminili) per potervi entrare; diventano termini di misura e paragone per trovare un posto all’interno della società e per sentirsi da questa accettati.
Un incontro con Elisa Guidi e Fiorella Tonello
Il Decreto Salvini sull’immigrazione ha destato parecchio scalpore nella sinistra antagonista, portando diverse piazze nell’ultimo weekend a mobilitarsi per il suo ritiro. Il decreto approvato lo scorso 24 settembre contenente norme riguardanti l’immigrazione e la sicurezza ha come principale obiettivo la restrizione del diritto di asilo.
Il governo giallo-verde italiano, con in prima fila il suo ministro dell’interno Salvini, ci mette anche del suo, visto che il cosiddetto “decreto sicurezza” prevederebbe l’abrogazione quasi totale della protezione umanitaria in Italia e la cancellazione della rete Sprar, mentre il cosiddetto “reddito di cittadinanza” escluderebbe gli immigrati.
Il dibattito e scontro principale, in questi giorni, è legato al tema del razzismo. Non potrebbe essere diversamente visto le politiche nefaste del Ministro degli Interni. Il popolo dei social è diviso tra sostenitori delle politiche governative e quelli assolutamente contrari.
[N.d.A.: articolo scritto il 24/08/2018, quindi non può tenere conto dei successivi sviluppi che riguardano la vicenda della nave Diciotti.]
La vicenda della nave Diciotti – nave italiana della Guardia Costiera – abbandonata in mare con a bordo, inizialmente, 190 vite umane è l’ennesimo, abominevole atto, di un esecutivo che tiene in ostaggio, o comunque condanna a un limbo liquido degli esseri umani pur di ricevere ogni giorno nuovi like sui social network e qualche punto di percentuale in più nei sondaggi.
La sconfitta culturale della sinistra nelle reazioni alla foto di Josefa
La foto di Josefa, la donna camerunense salvata il 17 giugno dalla Ong spagnola Open Arms dopo 48 ore passate in acqua, ha fatto il giro della stampa cartacea e dei social network, ma anziché impressionare o suscitare un moto di indignazione e di compassione, ha scatenato molti commenti complottistici e sospetti sulla veridicità di ciò che veniva rappresentato.
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