È stata una serata emozionante quella di lunedì scorso, 22 maggio. Al Circolo Arci “Il Progresso” il cuore della rivoluzione è tornato a battere grazie ai compagni e alle compagne dell’America Latina che ci hanno contagiato con il loro calore, il loro fuoco, la loro passione e con la forza del loro spirito hanno fatto sentire di nuovo viva e quasi tangibile la possibilità di un cambiamento.
L’iniziativa, “L’UE e l’offensiva imperialista” è stata organizzata dal GUE con l’intento di accendere i riflettori sugli attacchi interni ed esterni che l’America Latina sta subendo ma anche della resistenza orgogliosa dei militati e del popolo latino americano che stanno mettendo in atto un processo di profonda trasformazione e re-azione ai tentativi golpisti che tentano di soffocare, con l’appoggio delle “democrazie” occidentali (in particolare quella nordamericana) il processo rivoluzionario, le libertà politiche e sociali e l’autodeterminazione di un popolo che lotta per la sua autonomia politica ed economica contro le dinamiche imperialiste e il dominio selvaggio del neo-liberismo. Durante la serata sono saliti sul palco in un crescendo di emotivo coinvolgimento, ospiti e relatori della sinistra parlamentare europea e latino americana, tra cui l’europarlamentare Eleonora Forenza, Joao Pimenta Lopes, del Partito Comunista portoghese, Estefania Torres di Podemos, europarlamentari del GUE/NGL.
Nel mutamento politico che sta attraversando il vecchio continente, all’interno di un quadro complessivo che vede una crisi delle socialdemocrazie novecentesche con la nascita di tanti “presidi” post-democratici, gli spunti per una riflessione a sinistra e verso un vero e proprio ribaltamento dell’esistente (che pare immutabile) esiste.
Pablo Iglesias: "Podemos è il voto dell'illusione"
Il leader di Podemos: «Non è possibile il cambiamento in un Paese solo, per cambiare bisogna allearsi in vari Paesi. E se andremo al governo la Spagna uscirà dalla Nato»
Europarlamentare della Sinistra europea nel Gue-Ngl, «che difende la dignità dei popoli e la democrazia». Anche neo segretario generale del movimento Podemos, che nella sorpresa generale ha conquistato l’8% alle elezioni continentali di maggio ed è accreditato oggi dai sondaggi come prima forza politica del paese con il 27%. Insomma il trentenne Pablo Iglesias sta diventando per gli spagnoli quello che Alexis Tsipras è per i greci: un pericolo pubblico, come è stato già omaggiato da alcuni media, per l’Europa dell’austerity di Barroso e ora di Juncker.
Di Daniel López Gómez
Introduzione e traduzione di Alessandro Zabban
Con un’analisi sarcastica dai tratti amari, Dani, giovane attivista nell’ambito della sinistra madrilena, descrive gli anni della crisi economica in Spagna, vissuta in prima persona. Una crisi che è anche politica e che si è tradotta nell’incapacità della sinistra tradizionale di dare risposte convincenti alle esigenze di una società profondamente sofferente, ma anche nei profondi limiti degli Indignados di convertire in azioni politiche feconde il malcontento generalizzato. È in questo frangente che Podemos, secondo Dani, si propone come una piattaforma che pur all’interno di coordinate politiche nuove, accetta in maniera pragmatica e razionale quei canali e quelle regole istituzionali che le possano permettere di diventare un’alternativa credibile allo status quo.
Podemos è nata dal niente nel Gennaio del 2014. Non era né la coalizione di partiti politici già esistenti né un fronte popolare. Era solo un nome e una nota programmatica: “trasformare l’indignazione in cambiamento politico”. Come fare? Come sostituire depressione, frustrazione e speranze infrante con categorie e concetti politici e con mosse strategiche?
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