Davvero i giovani italiani sono reazionari e moderati? A partire dalla ricerca del Pew research center ne parliamo questa settimana a dieci mani.
“Tempo rubato. Sulle tracce di una rivoluzione possibile tra vita, lavoro e società”, Imprimatur Editore, di Simone Fana è un libro raro e importante perché ci permette di iniziare a comprendere le complessità dei problemi attuali in Italia. Sempre più spesso è facile ascoltare e assecondare slogan nelle parole di tanti politici e non solo nel nostro paese. Si consiglia pertanto un’attenta lettura del testo succitato per ricominciare a pensare e ragionare.
Rapporto Istat 2018: la fotografia del Paese
Il rapporto Istat è da sempre un'ottima fotografia del Paese reale che sotto la crisi economica sta tirando sempre più la cinghia e arranca tutti i giorni. Andare più in profondità degli andamenti altalenanti delle preferenze politiche ci consente di capire in che direzione andranno le richieste della popolazione che si troverà di fronte a bisogni sempre più impellenti da soddisfare.
I Nuovi re taumaturghi
I profeti della società dell'ottimizzazione
Il Medioevo ipertecnologico nel quale viviamo ha resuscitato antiche credenze. I nuovi re taumaturghi non sono più investiti da poteri soprannaturali, ma compiono comunque il loro miracolo. Al contrario dei sovrani studiati dal grande storico Marc Bloch, non curano con l'imposizione delle mani ma con il discorso. Discorso mitico, racconto leggendario popolato da figure dell'abbondanza e della possibilità. L'estasi di arterie commerciali proliferanti, l'incanto di un intrattenimento continuo, di una danza vorticosa e frenetica di stimoli, suggestioni, segni. Tutto è a portata di click: l'ebbrezza di una comunicazione sconfinata, la vertigine di una libertà illimitata. Vivere è un gioco, è l'eccitazione di una corsa all'oro permanente.
L’aggressione e l’azione minatoria perpetrate (che sono state filmate e poi postate su Youtube) ai danni di un professore di italiano e storia da parte di un gruppo di ragazzi dell’Itc F. Carrara di Lucca ha riaperto un acceso dibattito all’interno dell’istituzione scolastica e non solo. Più che il ruolo della formazione didattica, a risultare centrale nella discussione è il macroscopico tema dell’educazione tout court, preso in esame tenendo conto del delicato quanto fondamentale equilibrio tra l’istituzione-scuola e l’humus familiare e sociale in cui cresce lo studente. Sempre più frequentemente il dualismo tra queste due realtà si concretizza in un incontro/scontro che si focalizza quasi esclusivamente sui risultati di breve periodo – voti, insufficienze, richiami, note etc. – mostrandosi spesso incapace di sviluppare uno sguardo più lungimirante verso l’aspetto formativo ed educativo nella sua globalità che dovrebbe essere il fine ultimo e principale dell’insegnamento e allo stesso tempo della crescita intellettuale e morale dei ragazzi.
Sono una donna, non sono (solo) una mamma
La pagina Facebook dell'associazione, #VorreiPrendereIlTreno ci racconta la storia di una madre americana costretta, da 21 anni, a vivere al servizio, del figlio autistico e della terapista che lavora "per la sua autonomia". Ma quante sono le madri che ogni giorno, per anni e anni, sono costrette a spegnere i riflettori non solo su loro stesse e le loro esigenze, ma anche su quelle del resto della famiglia, perché il palcoscenico familiare è occupato da un figlio scomodo?
Ovviamente non è in discussione l'amore di una madre per il proprio figlio. Anzi, probabilmente in caso di problematiche il sentimento è anche più forte. Ma perché una madre può amare il proprio figlio non disabile e, allo stesso tempo, frequentare un corso di ginnastica, uscire con un'amica o, più banalmente, lavorare, mentre una mamma con figlio disabile deve amarlo e basta ventiquattro ore al giorno?
Vivere per lavorare. Non il contrario.
La disumanizzazione imposta dal capitale ha trasformato il lavoratore in un oggetto al cospetto perenne delle esigenze del mercato. Fateci caso: per strada, al bar, al ristorante, persino quando siete malati o in vacanza... Dovete essere sempre rintracciabili.
Retrotopia: l'ultimo saggio di Zygmunt Bauman
Recensione dell'ultimo lavoro del sociologo polacco
Il ventesimo secolo che si è aperto con il movimento futurista si è chiuso con una epidemia di nostalgia. Di fronte a un futuro che spaventa e un presente gravido di miserie materiali e spirituali, il passato sembra essere per molti cittadini della società liquida globale un rifugio rassicurante. Nel suo ultimo saggio, uscito a settembre per Laterza e scritto poco prima di morire, Zygmunt Bauman prova a tracciare le coordinate di un diffuso sentimento di ritorno a “un passato perduto, rubato, abbandonato ma non ancora morto”. Gli anni della retrotopia prendono svariate forme ma riflettono la perdita di certezze e di punti di riferimento della tarda modernità.
Il nuovo Foucault al Gabinetto Vieusseux
È sempre difficile provare a parlare di un pensatore tanto produttivo e complesso quanto Michel Foucault. Ancor di più tentare di racchiudere il suo pensiero o i suoi “pensieri”, dato che, considerando le numerose fasi della dottrina foucaultiana, i critici parlano di un primo, di un secondo e se vogliamo, persino di un terzo Foucault). Ci hanno provato Manlio Iofrida, professore di storia della filosofia al Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna e Diego Melegari, con il loro “Foucault”, libro edito da Carocci e la cui presentazione è stata organizzata lunedì 27 novembre presso il Gabinetto Vieusseux dal Gruppo Quinto Alto. Oltre agli autori del libro erano presenti Stefano Berni, cultore della materia in Filosofia del Diritto a Siena e che a lungo si è occupato della filosofia francese contemporanea e Stefano Righetti, altro esperto del pensiero foucaultiano e che fa parte del Coordinamento delle “Officine Filosofiche” e del Gruppo Quinto Alto, che hanno introdotto l’opera dei due filosofi e hanno posto alla loro attenzione questioni interessanti e stimolanti sollecitazioni. Nell’introdurre i relatori, Ubaldo Fadini, professore di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, afferma che il “Foucault” di Iofrida e Meregari non è la solita monografia sul pensiero di un autore né l’ennesima tesi di dottorato di un giovane studioso, ma è qualcosa di più. L’opera dei due autori infatti, si pone il problema della spendibilità e della possibile attualizzazione del pensiero foucaultiano, del significato che questo può avere oggi mettendo però anche in luce le criticità e le problematiche presenti nella ricerca dell’autore francese.
Consenso, relazionalità e libertà: una questione sociale
La prima difesa di uno dei carabinieri accusati di aver violentato due studentesse a Firenze, all’inizio dello scorso settembre, consisté nel rivendicare la natura consenziente del rapporto intercorso.
Seguirono, sulla stampa, definizioni del consenso sessuale precise e dettagliate al limite del maniacale, tanto da apparire beffarde, se non addirittura crudeli, in un regno che è quello della violenza. Al mondo della violenza, a ciò che si situa anteriormente alla formazione delle società e dei codici, appartiene non soltanto lo stupro bensì, tout court, l’attività sessuale.
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