Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al "tema della settimana". Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.
Bombardamento statunitense in Siria: monito o premessa?
Dopo mesi di combattimenti in cui la fortuna bellica stava gradualmente iniziando a sorridere ad Assad e al suo alleato russo a danno dei ribelli sia "moderati" che islamisti, nella notte fra il 6 e il 7 Aprile gli Stati Uniti hanno lanciato il primo attacco deliberato contro obiettivi militari del governo siriano, rimescolando nuovamente le carte di una crisi regionale sempre più allarmate.
Il pretesto, un bombardamento che si presume condotto dall'aviazione governativa nella provincia di Idlib con armi chimiche e che ha causato la morte di almeno 86 persone, ma le cui dinamiche e responsabilità sono ancora tutte da verificare, ha portato l'amministrazione Trump a spingersi su posizioni interventiste incassando l'immediata approvazione di Ankara e di molti leader europei. Molto dura invece la Russia che parla di violazione illegittima della sovranità nazionale.
Resta da capire se si tratti solo di un attacco dimostrativo oppure se Trump abbia veramente l'intenzione di aprire un fronte militare in una zona delicatissima del pianeta, in un paese martoriato e diviso in cui si scontrano gli interessi geopolitici delle principali potenze mondiali.
Il dissenso in Europa tra No Tav e Navalny
L'Unione Europea è intrappolata nella più grande crisi di sempre, con interi popoli in rivolta per le condizioni in cui sono costretti a vivere, ma nell'ultima settimana il problema principale è diventato la Russia.
Nella fattispecie si parla di manifestazioni contro la corruzione dilagante. A una prima indagine si scopre però che i promotori di tali manifestazioni sono: un blogger che promuve la cultura post-sovietica e nazionalista più becera e risponde al nome di Navalny e Mikhail Khodorkovsky uno degli oligarchi più potenti della Russia delle grandi privatizzazioni inaugurate da Boris Eltsin nonché fondatore della Open Russia Foundation con lo scopo esplicito di cambiare il "regime" russo. Insomma, non sembra certo una libera scelta del popolo russo quella che abbiamo visto, quanto una forma indotta e forse persino eterodiretta di manifestazione politica del dissenso. Questa settimana ci occuperemo quindi della questione della gestione del dissenso in Europa.
Crisi in Corea del Nord: opinioni a confronto
L’intensificazione del programma nucleare militare nordcoreano ha causato un rapido aumento della tensione nell’area. Tale tensione si somma a quella già esistente tra Cina e Stati Uniti, al revanscismo del governo di Tokyo, alle crisi politiche in Corea del Sud e nello stesso Giappone e all’incertezza circa la nuova (?) politica estera di Washington nel prospettare uno scenario di instabilità intorno alla penisola. Dopo un primo improvviso sbilanciamento in favore della “opzione militare” la diplomazia statunitense starebbe valutando una più vasta gamma di alternative, forse anche soffrendo un “buyer’s remorse” sulla scelta di denunziare l’accordo sul nucleare iraniano, scelta che ha rafforzato le posizioni estremiste di Kamenei.
Mentre Pyongyang continua a raffinare la propria tecnologia nucleare, il contesto circostante appare criticamente frantumato e incapace di trovare una linea comune per affrontare il problema. L’unica condizione in grado di fermare l’escalation del riarmo – copiose sanzioni cinesi contro il piccolo e agguerrito vicino – sembra davvero remota: a meno di forti contropartite, è da escludere che Pechino risolva i problemi di Trump e consegni la penisola al governo del Sud, magari rischiando di farne una Libia sui generis.
L'Unione Europea e i suoi sessant'anni
La liberà unità politica dell'Europa" sarebbe l'obiettivo celebrato il 25 marzo 2017, a sessanta anni dalla firma dei Trattati di Roma. Circola anche un video dai sapori epici (guarda qui) per una data effettivamente rilevante su diversi piani, a partire da quello simbolico. Il sistema di informazione e larga parte della comunicazione istituzionale si concentra sulle prospettive di pace garantite dalla dimensione sovranazionale a seguito del secondo dopoguerra, mentre paiono ignorati i venti di intolleranza e conflitto che scuotono non poche nazioni del "vecchio continente".
Per la stessa data, a Roma, si profilano manifestazioni di protesta, con più piazze e diverse piattaforme. Le destre sovraniste, drogate dai risultati elettorali di Trump e dai sondaggi della Le Pen, saranno sicuramente riprese dai telegiornali nazionali. Le sinistre si ritroveranno forse divise, tra chi chiede "La nostra Europa (Un'altra Europa)" e chi pensa giusto qualificare la manifestazione con la richiesta di uscita dall'Euro.
Tre i femminismi dei nostri giorni
La fase acuta di crisi del sistema neoliberista e il disintegrarsi dell'utopia di una società globale caratterizzata da benessere materiale e dall'accrescersi di spazi di democrazia e libertà, stanno profondamente mutando anche gli atteggiamenti intellettuali e le analisi politiche condotte all'interno dei movimenti femministi. Si percepisce un sempre maggiore disagio rispetto a una variante del femminismo, egemone dagli anni settanta, che ha messo al centro delle rivendicazioni l'aspetto individuale e l'elemento della differenza. La centralità dell'identità e del corpo, l'enfasi sul privato e sui molteplici significati che può avere il concetto di autodeterminazione hanno permesso trasformazioni sostanziali nella vita delle donne, agendo in profondità sulle dinamiche di potere e sulla percezione culturale diffusa, contribuendo a smorzare la soffocante presa del patriarcato che le voleva relegate entro le mura domestiche.
Lo smantellamento del welfare e dei diritti lavorativi, nonché la crescita globale delle disuguaglianze economiche hanno però obbligato molte influenti femministe contemporanee, come Nancy Frazer, Jessa Crispin o Andrea Iris D'Atri a interrogarsi sulla necessità di ricomporre quella frattura che si era venuta a creare fra diritti delle donne e diritti sociali. In sintonia con le analisi di Boltanski e Chapiello sul nuovo spirito del capitalismo, si comincia a denunciare un femminismo geneticamente modificato che persa la sua vocazione solidaristica e redistributiva, tende a sposarsi con una cultura liberista che esalta l’individuo e l'autonomia personale. A questo femminismo mainstream e glamour che promuove il carrierismo, la competizione, il self-empowerment e la meritocrazia e che è diventato parte integrante dei dispositivi di potere neoliberali occorre opporre, a detta di alcune femministe critiche, un approccio maggiormente solidaristico rimettendo al centro l'aspetto radicale e sistematico della critica al capitalismo.
Italia e legge sul fine vita: un futuro incerto
L’Italia, lo sappiamo, non brilla certo in tema di diritti civili. Il testamento biologico resta bloccato in parlamento e anche i diritti della persona non ricevono ancora il riconoscimento loro dovuto nel resto dei paesi occidentali. Nella bioetica e non solo la Chiesa continua a giocare un ruolo attivo intervenendo nella vita pubblica con un’autorità che, piaccia o meno, è ancora riconosciuta e rispettata dall’opinione pubblica a cui piace la trasgressione tipica del capitalismo libertario ma solo fino ad un certo punto. La questione posta dal caso di Dj Fabo riguarda l’eutanasia attiva e spinge il discorso dei diritti civili più in profondità: l’autodeterminazione si incontra e scontra con il progredire delle tecnologie in grado di mantenere in vita malati giunti al limite della sopportazione fisica della propria condizione. Parallelamente il dibattito sembra confinarsi sempre più nel puro esercizio delle libertà personali unite al progresso scientifico, dove si rivendica unicamente la possibilità di scelta di chi può permettersi la clinica privata per essere traghettato verso la “buona morte”.
Scomposizioni e ricomposizioni. Acque mosse per il centro sinistra?
Doppia scissione nelle sinistre parlamentari: lascia il Pd una parte della minoranza, mentre il congresso di SI si chiude con l’uscita dell’ala destra e della maggioranza del gruppo alla Camera. Ancora da definire le identità delle nuove formazioni o, forse, di una formazione unica (dopotutto sia Scotto sia i fuorusciti dal Pd sono ex Ds). Al di là dei punti di convergenza (l’opposizione netta a Matteo Renzi e il vagheggiamento di un “nuovo centrosinistra”) resta da sciogliere il nodo del rapporto con il Governo Gentiloni.
Se la divisione di SI rischia di essere un fenomeno tutto sommato poco influente – le intenzioni di voto per Si unita sono al 3-4% – è invece da vedere se gli scissionisti Pd riusciranno a ritagliarsi un qualche peso politico o finiranno, come tutte le promettenti scissioni passate (Api, Fli, Ncd…), per ridimensionarsi drasticamente. Di certo Renzi sembra soddisfatto di essersi liberato di un peso dentro il partito, riuscendo anche a provocare una scissione nella scissione con la permanenza nel Pd di Michele Emiliano.
Venticinque anni da Tangentopoli: un veloce bilancio
Il 17 febbraio 1992, venticinque anni fa, veniva arrestato Mario Chiesa. Da allora potremmo dire, senza retorica ma con serenità, che la storia d'Italia è cambiata. La fine dei partiti di massa (coinvolti nelle inchieste e suicidatisi per ragioni politiche), il bipolarismo, il mattarellum: tutto è cambiato.
“Manifesti, articoli, commenti, discorsi... quanto colore che dovrà cancellare l'acqua” potremmo dire citando Rafael Alberti, ciò che è certo è che a così tanti anni di distanza sta forse per affermarsi una riflessione più serena su quegli anni (celebrati persino da uno sceneggiato andato in onda sul settimo). Noi proviamo a dire la nostra.
Front National: una tempesta in arrivo sulla Francia?
La rilevanza attribuita alla campagna elettorale per le imminenti elezioni presidenziali in Francia è dovuta alla portata potenzialmente distruttiva che queste potrebbero avere. La scesa in campo della leader del Front National Marine Le Pen, gli alti e bassi nelle primarie francesi e gli scandali che hanno travolto il cavallo da battaglia della destra tradizionale Fillon: se a questo aggiungiamo il fatto che lo scontro sociale nel paese va acuendosi (quello legato alla presenza di migranti ma anche le manifestazioni contro la Loi Travail) e che l'unica risposta data è quella del prolungamento della legislazione di emergenza, è facile presagire il peggio.
Il populismo francese non costituisce di certo, nell'Unione Europea che celebra i sessant'anni dalla sua nascita, un caso a se stante: movimenti di destra che gridano ad un ritorno all'interno dei confini nazionali, lasciando fuori chi è diverso, sono presenti oramai in molti paesi. Ma la minaccia rappresentata da Le Pen, che due giorni fa è tornata alle origini antisemite tanto care al padre affermando che in caso di vittoria negherà agli ebrei francesi la doppia cittadinanza israeliana, è percepita come particolarmente pressante. E a ragione.
Le sinistre in Italia: un panorama tragico?
Grande confusione sotto il cielo della sinistra. In un clima teso, su cui incombe, come una spada di Damocle, l'incertezza sulla data delle prossime elezioni politiche, si aprono scenari molto aperti e dalle linee poco definite. Si registrano così intensi malumori all'interno di molte formazioni politiche. Nel PD, le dichiarazioni di D'Alema, che evoca la possibilità di una scissione e di Bersani che rincara la dose parlando di un "Ulivo 4.0", riaccendono la diatriba interna fra la vecchia guardia e i renziani. Se nel Partito Democratico tira insomma aria di congresso, a celebrarlo sicuramente saranno, fra gli altri, Rifondazione Comunista, impegnata a rilanciare progetto e riformulare la linea politica, e Sinistra Italiana, nuovo soggetto che sta ottenendo una certa attenzione mediatica ma già diviso fra chi vuole instaurare un dialogo col PD e chi predilige una posizione più autonoma. Altre variabili come il movimento Possibile di Civati o le velleità ancora oscure di Pisapia e di Emiliano, contribuiscono a delineare un mosaico decisamente frammentato.
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