In ambito nucleare nonostante l'intenzione del governo Abe di riattivare le centrali nucleari precauzionalmente spente dopo la catastrofe del 2011 il 40% dei comuni prossimi a quegli impianti rimane sprovvisto di piani di evacuazione in caso di incidenti nucleari.
Su 135 comuni situati in un raggio di 30 chilometri dalle centrali soltanto 53 hanno adempiuto all'obbligo di prevedere piani di evacuazione senza, per altro, verificarne l'efficacia.
Particolarmente complessa la vicenda che riguarda i cittadini della penisola di Sadamisaki ad Ikata, (Prefettura di Ehime) prossimi all'impianto della Shikoku Electric Power Company per cui è già stata richiesta all'Autorità Regolatrice del Nucleare la riattivazione.
Il rischio concreto è che gli abitanti della penisola rimangano isolati in caso di disastro nucleare avendo come unica via di evacuazione il mare, procedura impossibile da attuare in caso di tsunami.
Una lezione, quella di Fukushima, ancora non presente nei piani di protezione civile del Sol Levante secondo il consigliere della Prefettura di Ehime Izumi Sasaki (PCG) “tuttavia, la cosa maggiormente necessaria è che i reattori rimangano spenti” ha dichiarato l'esponente comunista.
Sul fronte welfare il Sindacato dei Pensionati del Giappone ha annunciato lo scorso 26 gennaio che oltre 100.000 pensionati hanno fatto ricorso contro i tagli alle pensioni effettuati dal governo Abe. Lo scorso dicembre l'organizzazione sindacale aveva lanciato una campagna di ricorsi amministrativi contro i tagli alle prestazioni pensionistiche che il governo ha calendarizzato in tre fasi - di cui una già operativa - per un minor importo compressivo del 2,5%.
(con informazioni di Japan Press Weekly 22 – 28 genn. 2014)
Immagine tratta da: www.japantrends.com